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Carceri, Cie e hotspot distanti dalla legalità

  • Mercoledì, 22 Marzo 2017 08:24 ,
  • Pubblicato in IL MANIFESTO
Carcere Cie libertàEleonora Martini, Il Manifesto
22 marzo 2017

Diecimila detenuti in più rispetto ai posti realmente disponibili nelle carceri italiane, con punte in taluni istituti del 300% rispetto alla capienza; 12 suicidi e 205 tentati suicidi dall'inizio dell'anno, soprattutto connessi al disagio mentale; un sistema di detenzione "pensata al maschile" nel quale le donne "rischiano di diventare invisibili e insignificanti";
Salute MentalePietro Pellegrini, StopOPG
19 marzo 2017

Molta preoccupazione suscita l'approvazione del disegno di legge n. 2067 che prevede di collocare in REMS anche i soggetti ai sensi dell'art. 148 c.p. (sopravvenuta infermità mentale nella detenzione), art. 112 le persone (imputati, condannato o internati) per le quali occorra accertare la presenza o meno di infermità psichiche (oltre ai soggetti con misura di sicurezza detentiva definitiva e provvisoria) attribuendo alle REMS le stesse funzioni degli OPG.

Carcere e minori: il rapporto di Antigone

  • Lunedì, 09 Novembre 2015 12:48 ,
  • Pubblicato in Dossier
Minori in carcereRaiNews
9 novembre 2015

L'associazione Antigone presenta a Roma il suo terzo Rapporto sugli Istituti Penali per Minori "Ragazzi Fuori" (scarica il Rapporto), realizzato in collaborazione con l’ISFOL, e lo fa fotografando una realtà certo meno critica rispetto al passato del nostro Paese ma che comunque conserva diversi spunti di riflessione.

La frontiera dei diritti negati

  • Venerdì, 20 Marzo 2015 14:27 ,
  • Pubblicato in Flash news
Internazionale
20 03 2015

Christina Brown è arrivata al centro per i rifugiati di Artesia, nel Nex Mexico, dopo aver guidato per otto ore attraverso il deserto. Era la fine di luglio del 2014.

Brown, trent'anni, è un'avvocata di Denver specializzata in immigrazione. Quando alcuni colleghi le hanno detto che nel sudest del Nex Mexico il governo federale stava per aprire un enorme centro di detenzione per immigrati, dove centinaia di donne e di bambini sarebbero stati rinchiusi in prefabbricati di metallo circondati da filo spinato, ha deciso si offrire assistenza legale a quelle persone.

Non sapeva esattamente quali diritti avessero, ma voleva essere sicura che fossero rispettati. ...

Il Fatto Quotidiano
28 07 2014

di Susanna Marietti

Nei prossimi giorni il Senato, oltre a occuparsi della propria sorte costituzionale, dovrà convertire in legge il decreto che prevede un rimedio compensativo per chi in carcere ha subito un trattamento inumano o degradante. In particolare, è prevista nel decreto una forma di risarcimento – valevole anche per il futuro – per chi è stato costretto a vivere in meno di tre metri quadri di spazio. Chi è ancora detenuto potrà avere uno sconto di pena di un giorno per ogni dieci scontati in condizioni degradanti, mentre chi ha ormai finito la pena potrà accedere a un indennizzo economico pari a 8 euro per ogni giorno di carcerazione avvenuta in condizioni di violazione dell’articolo 3 della Convenzione Europea sui Diritti dell’Uomo così come interpretato dalla Corte di Strasburgo.

Si tratta di un obbligo compensatorio che nasce per l’Italia dalle sentenze di condanna della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo. A causa del sovraffollamento, il nostro sistema penitenziario nel gennaio 2013 con la famosa sentenza Torreggiani è stato ritenuto – al pari di quello russo, il che non ci onora – fuori dalla legalità internazionale. La misura si spera possa dissuadere le autorità dal ritornare a situazioni di affollamento intollerabile. In una democrazia, lo Stato deve accettare che ci siano dei limiti al proprio potere di punire.

Nel dibattito parlamentare alla Camera, gli oppositori hanno parlato di regalo ai detenuti, di Stato che paga i criminali e lascia a casa gli esodati. Frasi tipiche di una politica demagogica e di un’idea di democrazia autoritaria, dove le classi sociali vengono inappropriatamente contrapposte. Ai leghisti e alla destra va ricordato che le sanzioni europee sono state determinate proprio dalle loro leggi (su immigrazione in testa, ma anche su droghe e recidiva), che hanno prodotto un sovraffollamento carcerario estremo che ci ha collocato al primo posto tra i Paesi della Ue. Oggi il governo Renzi ha dovuto porre rimedio a una situazione prodotta negli anni precedenti.

I dati recenti ci dicono che i detenuti sono adesso poco meno di 55 mila. Va ricordato che ai tempi della condanna della Corte Europea erano circa 66 mila. La decrescita è avvenuta senza che fosse necessario un provvedimento di clemenza. In questi 18 mesi il tasso di criminalità non è cresciuto, nonostante la crisi economica. È evidente che la stagione punitiva dell’iperincarcerazione era una stagione dettata dall’ideologia neoliberale securitaria e che nulla aveva a che fare con la politica di prevenzione criminale.

Ora bisogna mettere a regime le riforme, dare loro organicità, cambiare radicalmente la legge sulle droghe superando il paradigma punitivo, introdurre sanzioni alternative alla detenzione, introdurre il delitto di tortura nel codice penale. Sono passi essenziali per sottrarsi ai rischi della precarietà ed evitare di tornare nella pericolosa melma emergenziale.

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