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la Repubblica
24 04 2015

E' vivo ma si sente morto.

"Mi hanno ucciso in Algeria, mi hanno ucciso in Libia, mi hanno ucciso sul barcone quando ho visto affogare mio fratello Karim". Così parla un superstite del mare, un ragazzo nero che fa la conta dei cadaveri per il suo sogno italiano.

Chi sei? "Mi chiamo Sekou Diabate e sono nato il 18 giungo 1998 ad Abidjan, in Costa d'Avorio".

Quanti ne hai visti sparire fra le onde? "Quasi tutti, novecento".

E ora che farai? "Voglio cancellare il mio passato, ma non so se ci riuscirò mai".

E' la quinta mattina della sua nuova esistenza, nelle campagne intorno a Mineo incontriamo il ragazzo che non sa più se è vivo o morto. ...

Vertice di Bruxelles:inadeguate le proposte presentate

  • Giovedì, 23 Aprile 2015 13:45 ,
  • Pubblicato in Flash news

Amnesty International
23 04 2015

Crisi umanitaria nel Mediterraneo, Amnesty International: proposte presentate al vertice di Bruxelles del tutto inadeguate

La proposta di dichiarazione finale del vertice straordinario dell’Unione europea, in programma oggi pomeriggio a Brussels, di cui Amnesty International ha letto una bozza, è del tutto inadeguata a porre fine alla crisi umanitaria nel Mediterraneo e a fermare l’aumento del numero dei morti in mare.

Secondo il testo, i leader dell’Unione europea respingeranno le richieste urgenti di una maggiore espansione delle operazioni di ricerca e soccorso nel Mediterraneo. Invece, è previsto il raddoppiamento dell’operazione Triton e delle operazioni di sorveglianza dei confini in un’area di competenza di 30 miglia dalle coste italiane e maltesi, assai distante da dove si verifica la maggior parte delle morti in mare. Se confermata, questa operazione continuerà a essere molto meno efficace rispetto a Mare nostrum.

“Il documento che è trapelato da Brussels è del tutto inadeguato rispetto a quanto occorre. I leader europei hanno, nelle prossime ore, ancora l’opportunità e la responsabilità di rimediare ai loro colossali fallimenti, che continuano a causare morti in mare. La proposta sul tavolo gira intorno al problema e raddoppiare il finanziamento dell’operazione Triton non lo risolverà. Quello che serve è cambiare obiettivi e aree operative, aumentare navi e aerei” – ha dichiarato Gauri van Gulik, vicedirettrice del programma Europa e Asia centrale di Amnesty International.

“Porre l’accento sul pattugliamento dei confini europei e ignorare l’urgente necessità di salvare chi sta annegando suona come un insulto nei confronti delle migliaia di persone che hanno perso la vita nel Mediterraneo e un cinico affronto verso coloro che non hanno altra scelta che intraprendere quella traversata pericolosa” – ha aggiunto van Gulik.

Rappresentanti di Amnesty International sono oggi a Lampedusa e il 24 e 25 aprile a Catania.

Firma l'appello "Prima le persone, poi le frontiere"

Libia, l'Ue si prepara alla guerra

Dopo la Somalia la Libia. Ormai sembra essere tutto pronto e il via libera a quella che potrebbe essere la seconda guerra europea dopo la missione contro i pirati somali potrebbe arrivare oggi dal consiglio europeo straordinario convocato in seguito all'ultima strage di migranti. Il governo italiano spinge perché l'Europa lo affianchi nella missione.  
Carlo Lania, Il Manifesto ...

Il dovere di accogliere

SolidarietàI flussi migratori non si fermano. Al massimo si deviano. A meno di non ricorrere alla forza, per esempio costruendo il Muro di Berlino. Fortificando la frontiera fra Stati Uniti e Messico con tecnologie d'ultima generazione. Salvo scoprire che prima o poi anche i muri crollano e i confini impenetrabili si svelano porosi. Quando affrontiamo l'emergenza Libia dobbiamo partire dall'esperienza storica. Da cui deduciamo che in attesa di ristabilizzare quel paese e spegnere i focolai di guerra accesi attorno adesso, dal Sahel al Corno d'Africa, dal Levante al Golfo Persico, avremo a che fare per il tempo prevedibile con masse di donne, uomini e bambini (molti non accompagnati) in caccia di speranza.
Lucio Caracciolo, la Repubblica ...

Corriere della Sera
17 04 2015

Un peschereccio italiano è stato sequestrato intorno alle 3.30 a circa 30 miglia dalla costa libica da una motovedetta di militari di Tripoli. Ne ha dato notizia Giovanni Tumbiolo, presidente del Distretto per la pesca Cosvap. Il motopesca «Airone», di Mazara del Vallo (Trapani) si trovava al largo della costa di Misurata quando è stato dirottato. Sette i marinai a bordo, di cui 3 siciliani e 4 tunisini. A dare l’allarme via radio alla Guardia costiera è stato l’equipaggio di un altro peschereccio siciliano che si trovava nella stessa zona. Anche il sindaco di Mazara, Nicola Cristaldi, conferma il sequestro ma parla di «notizie al momento frammentarie e contraddittorie». Dai tracciati emerge che l’apparecchiatura della nave è stata staccata, quindi è impossibile arrivare alla posizione attuale dell’imbarcazione. Si presume sia stata dirottata verso Bengasi, Misurata o Sirte.

«Grande preoccupazione»
«Siamo molto preoccupati», dice Giovanni Tumbiolo, commentando il sequestro. «Ho subito contattato il ministro libico dell’Agricoltura e della Pesca - aggiunge Tumbiolo - per chiedere un gesto di amicizia, alla luce dei rapporti di cooperazione esistenti tra Italia e Libia che non si sono mai interrotti». «Lo stato di allerta - osserva ancora Tumbiolo - è massimo da quando l’ambasciata italiana è stata chiusa. Siamo preoccupati ma al contempo fiduciosi poiché il popolo libico è stato sempre vicino ai siciliani». Il peschereccio è della Maran snc. Il comandante è Alberto Figuccia. Il natante, sul quale è salito un militare libico, secondo le prime frammentarie notizie sarebbe diretto verso il porto di Misurata.

La Farnesina contatta la Libia
L’unità di crisi della Farnesina sta verificando dove si trova effettivamente il peschereccio di Mazara del Vallo e ha preso contatto con la guardia costiera libica.

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