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La Repubblica
29 01 2013

Decine di cadaveri trovati nella città del nord dove continuano i combattimenti tra governativi e ribelli. Alcuni molto giovani, con le mani legate e fori di proiettile sulla tempia

DAMASCO - I corpi di almeno 65 persone sono stati trovati oggi, apparentemente giustiziate con colpi d'arma da fuoco alla testa e le mani legate dietro la schiena, nella città di Aleppo. La denuncia, rilanciata dagli attivisti dell'opposizione, è stata rilanciata dall'Osservatorio siriano per i diritti umani. Questo ennesimo massacro testimonia la gravità della situazione, che ha indotto l'inviato dell'Onu e della Lega araba Lakhdar Brahimi a lanciare un nuovo appello: la Siria "sta andando in pezzi sotto gli occhi del mondo. Il Consiglio di Sicurezza non può continuare a restare in disaccordo sulla Siria".
In rete è circolato il video di una serie di corpi - circa una cinquantina - coperti di fango sulla riva del fiume Queiq, nel quartiere di Aleppo controllato dai ribelli di Bustan al-Qasr. I corpi mostrano ferite d'arma da fuoco alla testa, le mani legate e insanguinate, alcuni appaiono anche molto giovani, vestiti in jeans, magliette e scarpe da ginnastica. Il fiume Queiq nasce in Turchia e arriva nel quartiere di Aleppo dopo aver attraversato quartieri controllati dal governo. In un altro video un uomo, con sullo sfondo un furgone carico di corpi, che dice: "Sono stati uccisi solo perché sono musulmani". La Reuters, che riporta la notizia, avverte di non aver potuto verificare la veridicità del video. Entrambe le parti in guerra - governo e ribelli - sono state accusate dalle organizzazioni umanitarie di aver condotto esecuzioni sommarie nel corso dei quasi due anni di guerra
in cui sono morte oltre 60mila persone. Ad Aleppo, di fatto divisa in due settori, gli scontri sono ancora in corso. Così come in molte altre località. E il bilancio delle vittime è stato anche oggi pesantissimo: almeno 162 morti, secondo l'Osservatorio siriano per i diritti umani.
Brahimi ha nuovamente sollecitato la comunità internazionale a intervenire per porre fine a questo bagno di sangue. La Siria "si sta distruggendo a poco a poco", ha detto parlando al Consiglio di sicurezza di "orrori senza precedenti". Il massimo organo politico dell'Onu non può restare diviso "aspettando che arrivino giorni migliori", ha aggiunto l'inviato esprimendo pessimismo sull'andamento della sua missione. Di fronte alle tragedie quotidiane e all'emergenza umanitaria di 700 mila profughi l'Onu "non ha altra scelta che restare impegnata". Per questo Brahimi, a cui ancora ieri il segretario generale Ban Ki-moon e il capo della Lega Araba Nabil Elaraby hanno ribadito la loro fiducia, continuerà a far uso "di tutto il potere di persuasione" di cui è capace: "Non sono un rinunciatario".
Il diplomatico algerino ha ereditato lo scomodo mandato dopo la rinuncia di Kofi Annan: "Non volevo questo lavoro, non mi serve questo lavoro, ma lo faccio per senso di dovere. Me ne andrò solo nel momento in cui capirò che non servo a niente", ha detto ai giornalisti fuori dall'aula del Consiglio di sicurezza. A questo scopo, in serata, un nuovo incontro separato con i cinque membri permanenti le cui divisioni finora hanno impedito che si arrivasse a una posizione comune. E domani a Kuwait City l'Onu riunisce una conferenza dei donatori con lo scopo di raccogliere 1,5 miliardi di dollari per le popolazioni vittima della guerra civile.



Siria: proteggere i civili è la priorità assoluta!

  • Mercoledì, 16 Gennaio 2013 12:26 ,
  • Pubblicato in Flash news

Amnesty international
16 01 2013

Decine di migliaia di persone sono morte in Siria da quando le proteste hanno avuto inizio nel marzo 2011. Chiedi a tutte le parti in conflitto di garantire la protezione dei civili.

Nel corso del 2012, abbiamo letto il nome della Siria su tutti i mezzi di comunicazione, con sempre la stessa notizia: il numero dei morti aumenta di settimana in settimana. Quello che era iniziato come un grido pacifico di libertà del popolo siriano è diventato un conflitto armato con effetti devastanti per il paese. La situazione è diventata così intollerabile che più di 500.000 persone sono state costrette a fuggire dal paese e milioni di persone sono state sfollate dalle loro case.

Le forze armate governative hanno bombardato aree residenziali e usato armi vietate a livello internazionale, come le bombe a grappolo. Molti bambini hanno perso la vita mentre erano in fila per comprare il pane o mentre dormivano, migliaia di famiglie hanno visto le loro case completamente distrutte.

Nel frattempo, i gruppi armati di opposizione hanno perpetrato un numero crescente di gravi violazioni, quali esecuzioni sommarie di soldati governativi fatti prigionieri. Quando questi gruppi hanno conquistato aree prima controllate dal governo, si sono appropriati di una grande quantità di armi che, se usate indiscriminatamente, possono mettere in pericolo la popolazione civile.

Entrambe le parti hanno ucciso e torturato prigionieri. La maggior parte di questi abusi sono stati commessi dalle forze governative e dalle milizie che li sostengono, ma tutti reati hanno un nome: crimini di guerra.

In una lettera trasmessa al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite il 14 gennaio 2013, la Svizzera e altri 56 stati membri di ogni continente hanno chiesto l'immediato deferimento della situazione in Siria al procuratore della Corte penale internazionale, provvedimento che Amnesty International sollecita dall'aprile 2011. 

È iniziato un nuovo anno. Un anno in cui le forze governative e i gruppi di opposizione in Siria devono avere come priorità assoluta la sicurezza dei civili. Chiedi sia al rappresentante siriano alle Nazioni Unite sia al presidente della Coalizione nazionale delle forze dell'opposizione e la rivoluzione siriana di garantire la protezione dei civili.

Corriere della Sera
16 01 2013

Nuove violenze e decine di vittime in Siria. Da Aleppo, dove è avvenuto un attentato all'Università, alla provincia di Homs, dove ci sarebbero stati bombardamenti da parte delle forze governative.

ALEPPO- Dell'attentato verificatosi all'Università di Aleppo, nel nord della Siria, dà notizie l'agenzia di stampa Sana. Ci sono vittime. Secondo l'Osservatorio per i diritti umani ci sono oltre 80 morti e i decine di feriti. La televisione di Stato ha attribuito l'esplosione a un «attacco terroristico», e il governatore della provincia, Mohammad Wahid Akkad ha rilanciato la cifra a «oltre 80 e i feriti sono 160». Militanti anti-regime sostengono che si è trattato di un raid aereo, mentre una fonte militare parla di un missile terra-aria lanciato dai ribelli sul campus. L'Università, dove era in corso una sessione di esami, si trova in una zona controllata dalle forze siriane. La metropoli del nord del Paese è divisa dallo scorso luglio in quartieri in mano ai ribelli e in altri controllati dal regime di Damasco.

HOMS - A Hula, nella provincia di Homs, sono invece almeno dieci le persone morte - la metà sarebbero donne - nella notte tra lunedì e martedì a causa di bombardamenti governativi.
Il totale delle vittime del martedì, secondo gli attivisti dei Comitati di coordinamento locale, sfonderebbe quindi quota 180 morti, annunciati con un comunicato pubblicato sulla loro pagina Facebook. Tra le vittime si contano anche 15 bambini e dieci donne. Nella giornata di lunedì l'Osservatorio siriano per i diritti dell'uomo aveva registrato 165 morti, tra cui 31 bambini.

Un rapporto diffuso due giorni fa dall'International Rescuee Comntittee denuncia, ad esempio, lo stupro sistematico di donne e bambine, rapimenti, violenze e omicidi di siriane da parte sia dei gruppi ribelli che delle forze governative. ...
Una tragica conferma, dopo i 14 bambini morti nei bombardamenti di domenica, è arrivata ieri, con altre 21 vittime segnalate dall'Ong Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria (Ondus). ...

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