Amnesty international
16 01 2013
Decine di migliaia di persone sono morte in Siria da quando le proteste hanno avuto inizio nel marzo 2011. Chiedi a tutte le parti in conflitto di garantire la protezione dei civili.
Nel corso del 2012, abbiamo letto il nome della Siria su tutti i mezzi di comunicazione, con sempre la stessa notizia: il numero dei morti aumenta di settimana in settimana. Quello che era iniziato come un grido pacifico di libertà del popolo siriano è diventato un conflitto armato con effetti devastanti per il paese. La situazione è diventata così intollerabile che più di 500.000 persone sono state costrette a fuggire dal paese e milioni di persone sono state sfollate dalle loro case.
Le forze armate governative hanno bombardato aree residenziali e usato armi vietate a livello internazionale, come le bombe a grappolo. Molti bambini hanno perso la vita mentre erano in fila per comprare il pane o mentre dormivano, migliaia di famiglie hanno visto le loro case completamente distrutte.
Nel frattempo, i gruppi armati di opposizione hanno perpetrato un numero crescente di gravi violazioni, quali esecuzioni sommarie di soldati governativi fatti prigionieri. Quando questi gruppi hanno conquistato aree prima controllate dal governo, si sono appropriati di una grande quantità di armi che, se usate indiscriminatamente, possono mettere in pericolo la popolazione civile.
Entrambe le parti hanno ucciso e torturato prigionieri. La maggior parte di questi abusi sono stati commessi dalle forze governative e dalle milizie che li sostengono, ma tutti reati hanno un nome: crimini di guerra.
In una lettera trasmessa al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite il 14 gennaio 2013, la Svizzera e altri 56 stati membri di ogni continente hanno chiesto l'immediato deferimento della situazione in Siria al procuratore della Corte penale internazionale, provvedimento che Amnesty International sollecita dall'aprile 2011.
È iniziato un nuovo anno. Un anno in cui le forze governative e i gruppi di opposizione in Siria devono avere come priorità assoluta la sicurezza dei civili. Chiedi sia al rappresentante siriano alle Nazioni Unite sia al presidente della Coalizione nazionale delle forze dell'opposizione e la rivoluzione siriana di garantire la protezione dei civili.
Corriere della Sera
16 01 2013
Nuove violenze e decine di vittime in Siria. Da Aleppo, dove è avvenuto un attentato all'Università, alla provincia di Homs, dove ci sarebbero stati bombardamenti da parte delle forze governative.
ALEPPO- Dell'attentato verificatosi all'Università di Aleppo, nel nord della Siria, dà notizie l'agenzia di stampa Sana. Ci sono vittime. Secondo l'Osservatorio per i diritti umani ci sono oltre 80 morti e i decine di feriti. La televisione di Stato ha attribuito l'esplosione a un «attacco terroristico», e il governatore della provincia, Mohammad Wahid Akkad ha rilanciato la cifra a «oltre 80 e i feriti sono 160». Militanti anti-regime sostengono che si è trattato di un raid aereo, mentre una fonte militare parla di un missile terra-aria lanciato dai ribelli sul campus. L'Università, dove era in corso una sessione di esami, si trova in una zona controllata dalle forze siriane. La metropoli del nord del Paese è divisa dallo scorso luglio in quartieri in mano ai ribelli e in altri controllati dal regime di Damasco.
HOMS - A Hula, nella provincia di Homs, sono invece almeno dieci le persone morte - la metà sarebbero donne - nella notte tra lunedì e martedì a causa di bombardamenti governativi.
Il totale delle vittime del martedì, secondo gli attivisti dei Comitati di coordinamento locale, sfonderebbe quindi quota 180 morti, annunciati con un comunicato pubblicato sulla loro pagina Facebook. Tra le vittime si contano anche 15 bambini e dieci donne. Nella giornata di lunedì l'Osservatorio siriano per i diritti dell'uomo aveva registrato 165 morti, tra cui 31 bambini.