04 12 2012
A Damasco la violenza la pagano sempre gli innocenti
Governo e ribelli si contendono ormai la capitale. Un colpo di mortaio lanciato dai ribelli ha colpito poco fa una scuola nei pressi di Damasco uccidendo ventinove bambini e un insegnante. Lo riporta la televisione di stato secondo la quale: ”In un crimine orrendo, otto studenti e il loro insegnante sono stati uccisi nella scuola di Bteiha nel campo Wafideen vicino Damasco dal lancio di un mortaio da parte dei terroristi’”
BATTAGLIA A DAMASCO - Una conferma è arrivata anche dal Syrian Observatory for Human Rights e la notizia non stupisce davvero, semmai stupisce che nella capitale siriana, che negli ultimi giorni ha visto forze governative e ribelli darsi battaglia perdendo e riconquistando interi quartieri della capitale, sparandosi senza sosta tra le le abitazioni.
RIBELLI IN RIPRESA - La recrudescenza dei combattimenti si deve anche a una maggiore verve dei ribelli, che dopo una fase di stanca sembrano essere finalmente riusciti a logorare le forze di Assad in maniera significativa, tanto da strappare loro le prime porzioni di Siria “liberata. Un verve che sembra animata soprattutto dalle milizie più radicali, in particolare di Jabhat al-Nusra, gruppo estremista che si dice legato ad al Qaeda, l’allargarsi del quale è stato oggetto di una denuncia da parte di un portavoce dell’ala più moderata dell’Esercito della Siria Libera.
QAEDISTI UP - Secondo la denuncia ci sarebbero ora tra i 6.000 e i 10.000 combattenti di Jabhat al-Nusra, tra il 7,5 e il 9% dell’esercito ribelle, erano appena il 3& tre mesi fa e l’1% all’inizio dell’anno. Crescono perché vincono: “Dai rapporti che abbiamo dai medici, la maggior parte dei morti e feriti del FSA sono di Jabhat al-Nusra, perché sono coraggiosi e sempre in prima linea”. Così il messaggio inviato al Dipartimento di Stato da parte dei “moderati”, sicuri che sia l’orecchio giusto al quale far giungere notizie del genere.
DEFEZIONI E DIPLOMAZIA - Nel frattempo si è involato il portavoce del ministero degli esteri Jihad Makdissi, che pare non fosse più gradito al regime e che nel dubbio avrà preferito la certezza di un rifugio a Londra al rientro in patria da Beirut, dov’era per uno degli innumerevoli incontri diplomatici che sembrano costellare inutilmente la crisi siriana. Una crisi fatta soprattutto di voci e di sospiri, di balletti diplomatici e di una comunità internazionale che negli ultimi giorni sembra credere all’avvicinarsi di una resa o di una fuga da parte di Assad, a proposito del quale non mancano nemmeno le voci che lo danno per morto da qualche tempo.
NUMERI BRUTTISSIMI - Quello di cui si può essere sicuri è l’evidenza dei grandi numeri, i ribelli guadagnano effettivamente terreno e i siriani in fuga dalla guerra aumentano costantemente, mentre la violenza continua ad esigere alcune decine di vittime e chissà quanti feriti ogni giorno, gonfiando ogni giorno di più un totale già tragico che vola oltre i 40.000 morti, i 200.000 feriti e quasi due milioni di siriani in fuga da casa, di cui mezzo milione che hanno già attraversato i confini e si trovano per lo più nei paesi vicini, ospitati in campi vicini alla frontiera siriana.