kuka

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di Floriana Lipparini

Transition town, “città di transizione”. In Italia la prima è stata Monteveglio, vicino a Bologna. Ma tante ce ne sono già in Europa, negli Usa, in Giappone, in Canada, in Australia. Decine di famiglie condividono orti e terrazzi, si uniscono in gruppi di acquisto, installano pannelli solari o impianti fotovoltaici, non buttano via gli oggetti ma li scambiano al mercatino del riuso.
Dragonfly invece è il nome di una “casa-libellula” in quel di New York, un maxi-condominio progettato dall’architetto belga Vincent Callebaut con funzioni ibride di fattoria, ufficio e abitazione, autosufficiente energeticamente. Fra un piano e l’altro ci sono spazi da coltivare a orto.
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di Lea Melandri

Le ricorrenze sono sempre ambigue, una specie di Giano bifronte: vengono istituite per ricordare fatti ritenuti importanti per la collettività e, al medesimo tempo, come alibi per tornare a seppellirli nel privato lungo tutto il resto dell’anno. Così è anche per il 25 novembre, Giornata internazionale sulla violenza contro le donne, che accende per un giorno i riflettori sulla macabra rassegna di maltrattamenti, persecuzioni, omicidi in famiglia, stupri dentro e fuori casa, per lasciarli poi transitare quotidianamente sulla stampa in brevi notizie di cronaca, tra l’indifferenza crescente e l’assuefazione rassegnata.
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di Nadia Somma - Demetra Donne in Aiuto - Lugo (RA), Socia dell’Associazione D.i.Re

L’associazione nazionale D.i.Re (Donne in Rete contro la Violenza alle donne) ha aderito alle manifestazioni del 21 novembre a Brescia e del 28 novembre a Roma contro la violenza maschile sulle donne. L’associazione raccoglie 54 Centri antiviolenza che, in diverse regioni, si occupano di sostegno ed aiuto alle donne vittime di maltrattamento familiare e di violenza; molti tra i Centri appartenenti all’associazione nazionale, gestiscono Case Rifugio per donne vittime di maltrattamento. Mai come oggi è necessario che le donne, le associazioni femminili, i centri antiviolenza, realizzino iniziative politiche  e prendano la parola contro la violenza alle donne soprattutto in un momento in cui se ne parla nei luoghi istituzionali della politica, e di riflesso attraverso i mass media, dandone un profilo distorto rispetto alla realtà ed all’origine del fenomeno.
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di Elena Biagini

“Non dimentichiamo che è del fascismo questo slogan: famiglia e sicurezza”, questa affermazione di Carla Lonzi è il sottotitolo di In fondo l'Itaglia è tutta qua, pubblicazione autoprodotta dal Coordinamento Facciamo Breccia come risposta al fenomeno che i media  hanno definito “emergenza omofobia”. Se si trattasse, come suggeriscono media e politica mainstream, della pazzia di individui patologici che si sono lasciati andare ad episodi di violenza contro lesbiche gay e trans, di un’emergenza nata quest’estate, come un'epidemia, come una catastrofe naturale inaspettata, come l'arrivo di alieni da altri pianeti, allora la connessione tra le parole di Lonzi e la tematica dell'omo/lesbo/transfobia sarebbe inesistente.

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di Lea Melandri

Il sussulto di “dignità” e l’invito che oggi, da schieramenti diversi, viene rivolto alle donne, affinché si ribellino all’immagine degradante con cui sono rappresentate dalla pubblicità e dalla televisione, non deve trarre in inganno. Il corpo femminile occupa la scena mediatica da molti anni, l’immaginario pornografico maschile ha contaminato ormai ogni ordine di discorso e di linguaggio, l’esibizione e il voyeurismo, sapientemente amalgamati dai reality show, sono subentrati, se mai è esistita, alla fruizione passiva dello spettatore.
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