Internazionale
20 01 2014
Il presidente ucraino Viktor Janukovič ha accettato di aprire un negoziato con l’opposizione, dopo gli scontri del 19 gennaio tra manifestanti e forze dell’ordine a Kiev. Janukovič ha annunciato la creazione di una commissione bipartisan per trovare un accordo con l’opposizione e risolvere la crisi politica.
Gli scontri del 19 gennaio hanno causato decine di feriti. Cominciati nel pomeriggio, sono proseguiti anche durante la notte. La tensione è salita quando un gruppo di manifestanti si è staccato dal corteo principale ed è entrato in piazza dell’indipendenza.
Alcune persone hanno cercato di raggiungere il parlamento, che era stato transennato dalle forze dell’ordine. Quando hanno trovato la strada sbarrata, hanno attaccato la polizia con dei bastoni.
Gli agenti hanno risposto con il lancio di granate stordenti. Un furgone della polizia è stato incendiato.
Un filmato pubblicato da Radio Free Europe.
Le manifestazioni del 19 gennaio sono state organizzate per protestare contro la legge approvata il 16 gennaio dal parlamento ucraino. La riforma prevede il divieto di accamparsi nei luoghi pubblici senza autorizzazione, la responsabilità penale per chi diffama i funzionari governativi, indossa maschere antigas o caschi, e per chi distribuisce materiale di propaganda.
Chi monta una tenda in un luogo pubblico rischia circa 570 euro di multa e fino a quindici giorni di carcere. Secondo l’opposizione il governo ha approvato la nuova legge per impedire le manifestazioni.
L’Unione europea e gli Stati Uniti hanno condannato la norma approvata dal parlamento ucraino e hanno chiesto la fine delle violenze. Gli Stati Uniti hanno minacciato sanzioni economiche, se le crisi politica non sarà superata.
Dal 24 novembre in Ucraina decine di migliaia di persone manifestano contro la decisione del presidente Janukovič di non firmare l’accordo di associazione con l’Unione europea al summit di Vilnius del 28 e 29 novembre. La firma del patto avrebbe significato un allontanamento dall’influenza economica russa, e un avvicinamento a Europa e Stati Uniti.
Il 17 dicembre il governo ucraino ha firmato un nuovo patto di cooperazione economica con la Russia. L’accordo, siglato dopo un incontro a Mosca tra Vladimir Putin e Viktor Janukovič, prevede 15 miliardi di dollari in aiuti finanziari per Kiev e uno sconto sul prezzo del gas che la Russia vende all’Ucraina tramite la compagnia statale Gazprom.
Internazionale
17 01 2014
Il 16 gennaio il parlamento ucraino ha approvato una legge che limita le manifestazioni contro il governo. La riforma prevede il divieto di accamparsi nei luoghi pubblici senza autorizzazione e la responsabilità penale per chi diffama i funzionari governativi e chi distribuisce “documenti estremisti” di propaganda.
Per l’approvazione definitiva manca solo la firma del presidente Viktor Janukovič. Con la nuova norma, chi pianta una tenda in un luogo pubblico rischia circa 570 euro di multa e fino a quindici giorni di carcere, scrive Radio Free Europe.
Hanno votato a favore il Partito delle regioni, a cui appartiene il presidente, il Partito comunista e alcuni gruppi indipendenti.
Dal 24 novembre in Ucraina decine di migliaia di persone manifestano contro la decisione del presidente Janukovič di non firmare l’accordo di associazione con l’Unione europea al summit di Vilnius del 28 e 29 novembre. La firma del patto avrebbe significato un allontanamento dall’influenza economica russa, e un avvicinamento a Europa e Stati Uniti.
La nuova legge contro le manifestazioni approvata dal parlamento ucraino è stata duramente criticata dall’Unione europea. Il rappresentante europeo a Kiev, Jan Tombinski, ha fatto notare che la norma è stata votata per alzata di mano e non con la chiamata elettronica, violando le procedure regolari.
Prima dell’approvazione ci sono stati momenti di tensione tra maggioranza e opposizione. Durante la discussione della legge sul budget nazionale è scoppiata una rissa tra i parlamentari.
Il 17 dicembre il governo ucraino ha firmato un nuovo patto di cooperazione economica con la Russia. L’accordo, siglato dopo un incontro a Mosca tra Vladimir Putin e Viktor Janukovič, prevede 15 miliardi di dollari in aiuti finanziari per Kiev e uno sconto sul prezzo del gas che la Russia vende all’Ucraina tramite la compagnia statale Gazprom.
L'Unità
27 12 2013
La chiusura dei Cie e dei Cara «che tengono in galera persone che non hanno commesso alcun reato». La modifica della legge Bossi-Fini e «norme più moderne sullo Ius Soli».
Queste le richieste che arrivano dalla manifestazione di protesta contro i Centri di identificazione ed espulsione organizzata sotto la sede nazionale del Pd a Roma. In piazza sono scese circa duecento persone, per lo più immigrati di colore, insieme agli antagonisti dei movimenti per la casa.
La manifestazione si sta svolgendo in maniera pacifica.
I manifestanti stanno chiedendo un incontro tra alcuni rappresentanti del Pd ed una delegazione del movimento. «Chiediamo al Pd - ha spiegato Semmy, uno dei portavoci del movimento - la chiusura dei Cie, che sono delle vere e proprie galere, l'abolizione della legge Bossi-Fini, perché non si può mercificare sulle persone, e la modifica della norma dello Ius Soli perchè su questo tema l'Italia è davvero indietro».
FINITA LA PROTESTA BOCCHE CUCITE
AL CIE DI PONTE GALERIA
Si è intanto conclusa la protesta delle bocche cucite al Cie di Ponte Galeria, a Roma. Da quanto si apprende da fonti della struttura, anche l'ultimo marocchino che aveva la bocca cucita si è fatto togliere i 'punti' dai sanitari. La maggior parte dei migranti che tenevano le loro bocche cucite aveva deciso di fermare la contestazione già ieri, come molti di coloro che erano giorni in sciopero della fame avrebbero ripreso ad alimentarsi.
Nei giorni scorsi in quindici, soprattutto nordafricani, utilizzando come ago di fortuna la parte metallica 'modificata' di un accendino e il filo delle coperte si sono cuciti le bocche per dire basta alla permanenza dei migranti nei centri di identificazione ed espulsione e anche per denunciare le precarie condizioni in cui versa la struttura alla periferia sud della Capitale.
Il Fatto Quotidiano
12 12 13
Gli studenti contro la conferenza sulla Green economy che si tiene all'Università. Cariche di alleggerimento e lacrimogeni quando hanno tentato di forzare l'ingresso lanciando petardi. Due i fermati. Presenti all'incontro i ministri Orlando, Saccomanni e Lorenzin. Manifestazione anche della Fiom e i lavoratori del turismo. Presidio dei Forconi. Traffico in tilt. Il ministro dell'ambiente: "No dialogo con bombe carta".
Roma è paralizzata dalla protesta. Sono quattro le manifestazioni che si tengono in città. Due cortei distinti, uno della Fiom l’altro dei lavoratori del turismo, attraversano le strade del centro. In piazzale dei Partigiani continua a oltranza il presidio dei Forconi. Mentre all’Università La Sapienza sono scoppiati scontri tra polizia e studenti che contestano la conferenza “La Natura dell’Italia“, sulla green economy.
Gli scontri all’Università - Gli studenti hanno lanciato bombe carta, petardi, bottiglie, uova e fumogeni verso le forze dell’ordine e hanno cercato di sfondare le transenne che li separano dall’Aula Magna dove si tiene il dibattito. La polizia li ha respinti con cariche di alleggerimento e lacrimogeni, e ha fermato due manifestanti.
Presenti all’incontro sulle Biodiversità i ministri Fabrizio Saccomanni dell’Economia, Andrea Orlando, titolare dell’Ambiente e Beatrice Lorenzin, ministro della Salute. In un primo momento avrebbero dovuto partecipare anche il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, e il premier Enrico Letta, anche già ieri entrambi avevano comunicato di non poter essere presenti all’evento.
E uno degli obbiettivi degli studenti è proprio il capo dello Stato: “La nostra Università non è una passerella per chi semina austerità! Napolitano e Letta non siete i benvenuti a La Sapienza!”, si legge su un altro striscione. “Napolitano, La Sapienza ti ripudia”, è scritto su altri cartelli. I manifestanti chiedono il rilascio dei due fermati e invitano i poliziotti a togliersi i caschi: “Toglietevi i caschi con noi, non solo quando siete davanti ai fascisti, è davanti agli studenti che vi dovete togliere i caschi”, gridano.
Le forze dell’ordine hanno spinto il corteo, ancora in corso, nella zona sud della città universitaria, allontanandolo dall’ingresso dell’Aula Magna. Mentre il ministro Saccomanni è uscito scortato dall’ingresso. Durante gli incidenti il rettore de La Sapienza, Luigi Frati ha chiesto ai ministri di rimanere all’interno dell’Univesità per ragioni di sicurezza. Poi Frati ha ironizzato sul lancio di petardi: “Qualche botto di saluto siamo vicini a capodanno. Ma la situazione è sotto controllo”.
Le reazioni – Durante il dibattito una studentessa, che ha preferito non dire il proprio nome, è intervenuta sul palco. ”Ho sentito bellissime parole, – ha detto – ma c’è una grandissima frattura con quel che accade fuori e le vostre parole non troveranno applicazione”.
A risponderle il ministro dell’Ambiente Orlando: “Io sono per il dialogo ma non credo che il dialogo si sviluppi con le bombe carta”.”Non ci sono detentori di verità assoluta – ha aggiunto – così nessun principio si affermerà mai”. Anche il ministro della Salute Lorenzin a margine del suo intervento si sofferma sulla protesta: ”Chi butta benzina sul disagio sociale fa un’azione pericolosa” perché “l’Italia non ha bisogno di essere incendiata” ma di aprire una “fase di ricostruzione”. Sottolineando che “non è chi manifesta a gettare benzina sul fuoco ma chi coltiva la cultura dell’odio”. “C’è molta sofferenza, comprensibile, bisogna lavorare tutti per uscire dalla crisi”, ha concluso il ministro.
Le altre manifestazioni - Ma quella degli studenti non è l’unica manifestazione che si svolge oggi nella Capitale. A piazza del Popolo si sono ritrovati i lavoratori della Fiom, arrivati con 60 pullman. Molti di loro hanno lasciato il sit-in dirigendosi verso palazzo Chigi costringendo la polizia municipale alla chiusura di via del Corso.
Il segretario Maurizio Landini e una delegazione di 20 operai in rappresentanza di tutte le vertenze aperte, ha incontrato con il premier Enrico Letta. Sul tavolo la politica industriale del Paese che il Governo vuole impostare all’indomani della fiducia. In migliaia poi si sono dati appuntamento a piazza Bocca della Verità, sempre nel centro storico, per il corteo dei lavoratori del settore commercio e turismo, aderenti ai sindacati di categoria Cgil, Cisl e Uil. I manifestanti hanno sfilato lungo viale Trastevere.