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gli Altri
31 10 2013

Le assenze nei momenti del ricordo, della riflessione, della volontà di andare avanti, contano e sono pesanti. Così senza riflettere da stanotte mi gira in mente il fatto di non aver visto Ignazio Marino, il mio Sindaco, alla manifestazione di ieri sera alla Gay Street.

Di pancia questa mattina su Facebook ho dato conto del mio dispiacere per non averlo visto ieri sera: “Caro Sindaco Ignazio Marino, ieri sera alla manifestazione alla Gay Street hanno partecipato diversi consiglieri comunali, presidenti di Municipio, rappresentanze della Regione, deputati e senatori, molti politici di sinistra e di destra, ma tu non c’eri. Così come non venisti al Pride, a una settimana dalla tua elezione in Campidoglio, perché dovevi riposare, ieri sera si dice tu fossi impegnato nella redazione del bilancio. Eppure in bici, in cinque minuti dal Campidoglio in via San Giovanni in Laterano, ce la potevi fare, a esser presente, magari solo per un momento.

La comunità lgbt ti ha fortemente sostenuto in campagna elettorale, certa che la tua elezione segnasse una discontinuità rispetto all’amministrazione Alemanno. Ti ho sostenuto fin dalle Primarie, ho contribuito a scrivere il tuo programma sulla parte riguardante i diritti civili di tutte e tutti, mi son sentito tradito, perché tu come Sindaco ieri sera ci dovevi essere.

Non sottovaluto, i gesti approvati all’unanimità dall’Assemblea Capitolina, di voler esporre la bandiera rainbow dal 5 al 15 gennaio, o il tuo impegno per licenziare al più presto il Registro delle Unioni Civili, ma la tua assenza non è giustificabile, perché al netto delle decisioni simboliche, la morte di tre ragazzi gay in un anno, evidenzia un dramma sociale enorme, che attiene all’abbandono in questa città.

Tu come Sindaco di tutti, avresti dovuto esser con noi, assumerti degli impegni, non per i gay e le lesbiche, ma per rispondere con strumenti concreti alla solitudine e all’emarginazione di tutti gli adolescenti e giovani romani.”

Cosa aggiungere? Che stamattina ho letto sul Corriere della Sera la risposta di Marino alle personalità che l’altro giorno hanno scritto un appello contro l’omofobia. Un testo importante, pieno d’impegni e vicinanza, ma non esaustivo, non all’altezza delle sue battaglie degli anni scorsi sui diritti civili, uno dei pochi leader del Pd che si è schierato sulle libertà in modo fermo, dalla drammatica vicenda di Eluana Englaro al referendum, contro l’orribile legge quaranta sulla fecondazione assistita.

Sbollita l’arrabbiatura, a Ignazio voglio dire che ieri sera c’è davvero mancato, che doveva esserci. Quando un corpo si lancia dall’undicesimo piano di un palazzo amplificando la sfiducia e la paura di non farcela, sono necessari tanti altri corpi in piedi, per affermare che noi non vogliamo essere vittime, ma protagonisti e soggetti politici impegnati a sconfiggere vittimismi e paure.

Tra quei corpi, il primo cittadino di Roma, doveva essere in prima fila.

Aurelio Mancuso

Scontri a Roma di fronte a Montecitorio

Internazionale
31 10 2013

Scontri a Roma, in via del Tritone, tra i manifestanti per il diritto alla casa e le forze dell’ordine. Un carabiniere e un poliziotto sono rimasti feriti, mentre una manifestante ha avuto un malore.

La polizia è schierata di fronte al palazzo della Stamperia, dove è in corso la conferenza tra stato e regioni sulle politiche abitative con la partecipazione dei ministri Lupi, Delrio e Kyenge.

Un gruppo di manifestanti ha lanciato delle bombe carta contro il cordone delle forze dell’ordine. C’è stato un tentativo, respinto, di assaltare un blindato dei carabinieri. Nove manifestanti sono stati fermati, e per ora non sono ancora stati rilasciati.

Huffington Post
31 10 2013

Un sit-in nella 'Gay Street' di Roma per chiedere al governo di approvare urgentemente un decreto legge contro l'omofobia.

Sono centinaia le persone scese in piazza questa sera, all'ombra del Colosseo, portando un fiore giallo "contro le solitudini e le discriminazioni". Il mondo gay della Capitale si mobilita dopo il suicidio di Simone, il giovane romano di 21 anni che si è tolto la vita nella notte tra sabato e domenica dopo avere scritto una lettera in cui diceva di avere subito vessazioni perché gay.

In piazza anche politici: dal candidato alla segreteria del Pd Gianni Cuperlo al vicepresidente della Regione Lazio Massimiliano Smeriglio.

La manifestazione è iniziata con un minuto di silenzio in ricordo di Simone. In tanti hanno portato candele e fiori gialli per ricordarlo. Sul palco allestito con sfondo Colosseo campeggia la scritta 'Gli omofobi facciano i conti con la propria coscienza'.

"Negli ultimi mesi è il terzo caso che avviene a Roma - commenta il portavoce di Gay Center Fabrizio Marrazzo - e noi vogliamo richiamare l'attenzione delle istituzioni. Serve al più presto una vera legge contro l'omofobia. Nel frattempo il governo deve varare un decreto d'urgenza che sia l'estensione della legge Mancino".

E la tragedia del ragazzo suicidato a Roma testimonia come il problema dell'omofobia sia ancora vivo tra i giovani. Proprio oggi, da un'indagine svolta dal portale specializzato Skuola.net, è emerso che uno studente su cinque avrebbe problemi se il suo migliore amico gli confessasse di essere gay. Di questi, il 12% addirittura sarebbero indecisi se rompere o meno l'amicizia, mentre più dell'8% consiglierebbe al suo amico di incontrare uno psicologo. Questo nonostante per quasi l'80% dei ragazzi l'omosessualità dell'amico non influenzerebbe il rapporto di amicizia.

E per contrastare l'omofobia scende in campo anche il Campidoglio che si colorerà d'arcobaleno. La bandiera Rainbow, simbolo dei movimenti omossessuali e Lgbt, sventolerà su Palazzo Senatorio dal 9 al 15 gennaio. A deciderlo l'Aula Giulio Cesare che ha approvato una mozione a firma Imma Battaglia (Sel) in cui si fissa inoltre per la giornata del 13 gennaio 2014 una seduta dell'assemblea capitolina straordinaria alla quale parteciperanno le associazioni e i rappresentanti delle 'famiglie arcobaleno'.

"E' un grande successo della politica - commenta Battaglia - ed è la risposta all'omofobia che una città a vocazione internazionale come Roma deve dare al mondo. Il vessillo colorato, infatti, è il simbolo universale della comunità Lgbt". Domani intanto ci saranno i funerali di Simone: le esequie si svolgeranno alle 11 nella chiesa San Giustino Martire al quartiere Alessandrino dove il giovane viveva.

Davide Muscillo, Ansa

Liberi tutti

  • Venerdì, 25 Ottobre 2013 14:52 ,
  • Pubblicato in Flash news

Global Project
25 10 2013

Per una volta la realtà dei fatti ha resistito alla coazione giudiziaria, che è un qualcosa che va ben oltre le disposizioni di un codice, perchè investe i mille piani del potere, il suo ventre fisiologicamente repressivo. Certo, la maggiore o minore correttezza di un giudice può fare la differenza, ma in fondo anche essa è una variabile all'interno di un contesto ed è condizionata dal clima che dentro quel contesto si genera.

Per questo lo schiudersi delle porte del carcere e la restituzione di tutti gli/le arrestati/e alla propria vita nasce da un qualcosa che va oltre la rigorosa applicazione delle garanzie codicistiche, un qualcosa che affonda le proprie radici nella manifestazione stessa del 19 ottobre, nella sua capacità di conquistare un inedito spazio politico e di espressione all'interno del quale il tema della conflittualità sociale torna a proporsi non come dimensione ideologico-identitaria ma come dimensione reale dell'agire sociale dentro e contro la crisi.

Nel mezzo della tante analisi sociologiche, politiche, strategiche, che nel volgere di poche ore hanno già tirato da una parte o dall'altra la coperta di quel corteo, nel chiasso bizzarro di proclami improbabili, nelle ansie di chi vorrebbe tirar subito le somme, viene una gran voglia di semplificare e di ricercare proprio nella semplicità, libera dalle sovrastrutture ideologiche, il senso più autentico di una manifestazione che prima di ogni altra cosa ha parlato proprio il linguaggio della libertà.

Libertà dalla povertà e dal bisogno, libertà da una vita miserabile espropriata del bene primario della casa, libertà di autodeterminare i territori in cui viviamo, libertà di accesso allo spazio europeo da parte di migranti in fuga da condizioni di esistenza disumane, libertà di essere protagonisti per ciò che si è e ciò che si fa e non per l'appartenenza ad un qualcosa di precostituito.

Ma anche libertà dalle retoriche consunte, dalla ricerca ossessiva e paranoica del “marchio” da imprimere alla manifestazione, che porta sempre con sé una buona dose di finzione, dalla velleità delle piccole egemonie. Sono tanti i tappi che i movimenti possono trovare lungo i loro percorsi, non ultimo quello costituito dall'inadeguatezza delle interpretazioni di ciò che realmente si muove a livello sociale, costretto dentro schemi precostituiti in cui l'interprete è sempre quello che ha ragione, a cui il futuro regala sempre l'immancabile conferma delle sue ipotesi.

La manifestazione del 19 ottobre ha oltrepassato tutti: coloro che volevano vederci l'insurrezione di una sollevazione generale e quelli che pensavano che si sarebbe ridotta ad un mero rituale; quelli che l'avrebbero comunque esaltata e quelli che, al contrario, l'avrebbero ad ogni costo ridimensionata; tutti coloro che, in un verso o nell'altro, avrebbero voluto trovare nella sua riuscita o nel suo fallimento la conferma delle proprie ragioni “sovrastrutturali”, nate e sedimentate al di fuori della diretta espressione dei bisogni sociali in lotta di cui la manifestazione si è fatta interprete.

Il 19 ottobre è andato semplicemente da un'altra parte ponendo tutti difronte ad una nuova necessità di prospettiva. Ed in questo oltrepassamento, così denso di nuove potenzialità e nuovi interrogativi, scopriamo, rubando un'espressione al poeta dell'infinito, che il “naufragar c'è dolce”, perchè esso, se non siamo piccoli e non ci perdiamo nella ricerca delle medaglie di latta, restituisce a tutti non solo un orizzonte ma anche un po' di libertà. Quella stessa libertà che ha premuto sulle porte di Regina Coeli e di Rebibbia riuscendo alla fine ad aprirle.

Paolo Cognini

Hanno deciso di stare ai patti, dopo aver registrato il successo del lungo corteo del sabato che ha attraversato lento e corposo il centro di Roma. Hanno attutito i guai previsti. "Ai blackbloc non frega niente di noi ecco perché li abbiamo cacciati via". ...

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