Le persone e la dignità
24 09 2015
Dopo la sospensione dell’esecuzione avvenuta in extremis alla fine di febbraio, Kelly Renee Gissendaner (nella foto WXIA) ha un nuovo appuntamento con la morte, fissato per il 29 settembre.
Gissendaner è stata condannata a morte nel 1998 per aver spinto l’anno prima il suo fidanzato, Gregory Owen, a uccidere il marito per incassarne la polizza assicurativa sulla vita. Owen ha collaborato alle indagini, assumendosi la responsabilità dell’omicidio e chiamando in causa la mandante. Per questo, gli è stata risparmiata la pena capitale ed è stato condannato all’ergastolo.
Gissendaner rischia di essere la prima donna messa a morte in Georgia dal 1945. Le poche altre esecuzioni di donne nello stato risalgono addirittura al XIX secolo.
Il 5 marzo 1945 Lena Baker, un’afroamericana di 44 anni, finì sulla sedia elettrica per aver ucciso il suo datore di lavoro, un bianco di nome Ernest Knight. Il verdetto venne emesso da una giuria di uomini bianchi, al termine di un processo durato un solo giorno.
Sessant’anni dopo, lo stato della Georgia ha riconosciuto che Lena Baker non avrebbe dovuto essere messa a morte, avendo agito per autodifesa contro Knight, che l’aveva imprigionata e minacciata di morte se lo avesse lasciato.
Gissendaner è una delle 59 donne in attesa dell’esecuzione nei bracci della morte di 18 degli stati degli Usa.
La prima esecuzione documentata di una donna negli Usa risale al XVII secolo: dal 1632 al 2014 ve ne sono state 574 di cui 15 dal 1977 (su un totale di 1402), l’anno del ripristino della pena di morte dopo un quinquennio di moratoria.
Le ultime tre esecuzioni di donne (una nel 2013 e due nel 2014) hanno avuto luogo tutte in Texas.
Riccardo Noury
Le persone e la dignità
30 07 2015
Il 13 luglio l’ultimo uomo in attesa di esecuzione in Belize, Glenford Baptist ha ottenuto la commutazione della condanna a morte da parte della Corte suprema.
Così, a 30 anni dall’ultima esecuzione nell’ex colonia britannica situata in America centrale – quella di Kent Bowers, impiccato per omicidio il 19 giugno 1985 – il braccio della morte è ora vuoto.
Belize continua a resistere alle richieste delle Nazioni Unite e delle organizzazioni per i diritti umani di abolire la pena di morte. Ma lo svuotamento del braccio della morte e l’improbabilità che, a distanza di tre decenni, il boia torni in azione, fanno sperare che una legge abolizionista venga approvata presto.
Nel 2015 il numero dei paesi che hanno abolito la pena di morte per tutti i reati ha superato il numero di 100. Con l’abolizione nelle isole Figi, Madagascar e Suriname, siamo arrivati a 101.
Riccardo Noury