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Huffington Post
06 02 2014

Le due Pussy Riot Nadezhda Tolokonnkova e Maria Aliokhina hanno subito un attacco al volto con spray antisettico verde da parte di un gruppo di sei giovani con insegne patriottiche che le hanno insultate e aggredite prima di una loro visita nel carcere alle detenute di Nizhni Novgorod, 400 km a est di Mosca.

L'attacco, filmato e messo in rete dagli autori, è avvenuto mentre le due oppositrici stavano facendo colazione con la loro equipe in un McDonald's. Secondo i certificati medici, Tolokonnikova ha riportato bruciature di primo grado a un occhio, sul volto e sulle mani, mentre la sua compagna soffre di commozione cerebrale.

Le immagini dell'attacco, diffuse dallo stesso gruppo punk, mostrano sei giovani che indossano simboli patriottici russi, che urlano oscenità contro le donne sedute a mangiare in un fast food di Nizhny Novgorod, nella Russia europea centrale.

Uno degli aggressori, inoltre, porta un cartello su cui è scritto: "sporche puttane, andate via dalla città". L'avvocato delle Pussy Riot, Yevgeny Gubin, ha riferito che gli aggressori hanno lanciato "oggetti di metallo" contro le due ragazze.

La polizia ha aperto un'inchiesta, secondo Interfax.


Il Corriere della Sera
18 02 2014


Nadia Tolokhonnikova, Maria Aliokhina e una terza componente della band Pussy Riot, soprannominata Tank, sono state fermate martedì a Sochi da polizia e agenti dell’Fsb, i servizi federali per la sicurezza. Le attiviste si trovano in stato di fermo in una stazione di polizia di Adler, il sobborgo della città russa in cui si trova il parco olimpico. Secondo l’attivista Semyon Simonov, le militanti sarebbero state bloccate dalle forze dell’ordine con l’accusa di furto. Insieme a loro sono state fermate anche altre sette persone, tra cui il cronista Ievgheni Feldman, del quotidiano «Novaya Gazeta», il giornale di Anna Politkovskaia.

VIOLENZA - «Al momento del fermo stavamo semplicemente passeggiando per Sochi», ha raccontato su Twitter la Tolokhonnikova. Che, dopo l’arresto, ha pubblicato anche diverse foto. Aggiungendo che «è stata usata la forza» da parte dei poliziotti.

AZIONE DI PROTESTA - Sempre su Twitter, le Pussy Riot hanno spiegato di trovarsi a Sochi per un’azione di protesta intitolata «Putin ti insegnerà ad amare la patria». Nadia aveva scritto che negli ultimi due giorni avevano già passato quasi 20 ore tra commissariati e uffici dell’Fsb. Secondo ipotesi circolate sul web, quello di oggi sarebbe un «arresto preventivo» per evitare che le ragazze inscenassero una nuova performance, proprio durante i Giochi invernali in corso a Sochi.

MILITANTI - Tolokhonnikova e Aliokhina erano uscite di galera a fine anno grazie a un’amnistia, dopo aver scontato gran parte dei due anni di reclusione a cui erano state condannate per aver cantato una «preghiera anti Putin» nella cattedrale di Mosca. Un’amnistia che, secondo molti osservatori, sarebbe stata promossa dal leader del Cremlino per ridurre le polemiche sui diritti umani in vista dei Giochi di Sochi.

Madonna presenta le Pussy Riot e racconta cosa accade in Russia

  • Giovedì, 06 Febbraio 2014 12:14 ,
  • Pubblicato in Flash news

Circolo Mario Mieli
06 02 2014

Era dai tempi della Guerra Fredda che non si vedevano certe cose: Russia da una parte, America dall’altra. Questa volta a dividere non sono i modelli economici e politici, ma i diritti umani – il grande tema di questo secolo.

Così ieri a New York, al Barclays Center di Brooklyn, durante un concerto organizzato da Amnesty International, la paladina pop dei diritti umani, e dei diritti gay, ha presentato le donne simbolo della resistenza anti Putin in Russia. Sto parlando di Madonna e delle Pussy Riot.

Accompagnata dal suo fido bastone, Madonna annuncia le Pussy Riot così: «Grazie a voi posso dire la parola “pussy” a casa. Ora anche i miei due figli di 8 anni continuano a dire “pussy, pussy”, ovviamente in riferimento alle Pussy Riot». Dopo le battute, arrivano le cose serie. Ecco come Madonna introduce Maria Alyokhina e Nadezhda Tolokonnikova.

«Dopo essere stata in Russia e vedere quello che succedeva con il processo alle Pussy Riot, e quello che succede alla comunità gay, ho pensato a quanto sia fortunata ad essere nata in America. L’America non è un paese perfetto ma posso dire quello che penso, posso criticare il governo, posso criticare i gruppi religiosi fondamentalisti e non aver paura di andare in prigione… almeno non per ora».

Nel video integrale, Madonna racconta anche di quando è stata a Russia ed ha ricevuto minacce di morte, per cui ha dovuto moltiplicare la scorta, e a San Pietroburgo il suo concerto è stato accusato di essere un “gay show” e di promuovere l’omosessualità (cosa che poi le fa davvero!).

Racconta anche che tutte le persone che lavoravano con lei, e lei stessa, rischiavano il carcere per propagandare lo stile di vita gay. Come tutti sappiamo, Madonna non ha cambiato il suo spettacolo.

Non è stata arrestata, ma solo perché ha pagato un milione di dollari. In compenso 87 persone che avevano assistito al suo concerto sono state arrestate per aver mostrato pubblicamente questo stile di vita gay.

Ancora più determinate di prima dell'arresto, le due giovani rivelano di essere scioccate dalle "terrificanti e degradanti" condizioni di vita all'interno delle prigioni femminili russe. Nel corso di un incontro in un affollato caffè moscovita a tarda notte le due orgogliose attiviste anti-Putin ci raccontano come le detenute erano costrette a lavorare 16 ore al giorno nella fabbrica tessile della prigione per cucire uniformi della polizia. ...
Repubblica.it
30 12 2013

Una telefonata ha avvertito i dipendenti del centro Gogol: se avessero proiettato la pellicola, sarebbero stati licenziati. L'assessorato alla cultura della capitale russa ha accusato gli autori di essere dei provocatori: "Il ruolo dell'arte non è infiammare il pubblico con storie scandalose"

MOSCA - La prima proiezione in Russia del documentario "Pussy Riot: una preghiera punk" in programma nel pomeriggio di oggi al centro Gogol di Mosca è stata bloccata all'ultimo momento. Una telefonata ha avvisato i dipendenti che sarebbero stati licenziati se avessero proiettato la pellicola come previsto, ha denunciato il co-regista, Maxim Pozdorovkin. Alla chiamata ha subito fatto seguito una lettera formale dell'assessorato alla cultura di Mosca in cui si accusano le artiste e i registi del documentario di essere provocatori. Il ruolo dell'arte è invece quello di "salvare il mondo, renderlo un posto migliore, non di infiammare il pubblico con storie scandalose prive di meriti culturali" si legge nella lettera. Cancellate anche altre due proiezioni in programma a Mosca.

Presentato in anteprima al BiografiIm Festival di Bologna, il documentario ripercorre la storia delle giovani attiviste russe raccontando come un piccolo atto di protesta abbia catturato l'attenzione di una nazione intera e sia infine diventato una disputa internazionale in merito alla democrazia e alla difesa dei diritti umani. L'esposizione mediatica soprattutto all'estero ha dato la spinta decisiva per convincere il Parlamento russo a includere il loro caso all'interno dell'amnistia voluta dal presidente russo Valdimir Putin per celebrare i 20 anni della Costituzione russa. Lo scorso 23 dicembre, due delle Pussy Riot, Maria Alyokhina e Nadia Tolokonnikova, sono state liberate grazie a questo provvedimento. "Vogliamo ancora cacciare Putin" avevano dichiarato in una conferenza stampa organizzata dopo la loro scarcerazione. Le due hanno inoltre annunciato i loro progetti, tra cui un'alleanza con l'ex oligarca Mikhail Khodorkovski (a cui Putin aveva concesso la grazia pochi giorni prima la scarcerazione di Maria e Nadia): "Per noi Khodorkovsky è importante come personalità, in ogni caso non si tratterebbe di una cooperazione finanziaria, ma piuttosto ideologica e concettuale".

Delle tre attiviste arrestate dopo l'esibizione nella Cattedrale di Cristo Salvatore solo Yekaterina Samutsevich era già stata scarcerata, ottenendo la libertà vigilata il 10 ottobre 2012. Si era dissociata dal gruppo, anche se i suoi avvocati avevano spiegato di aver puntato su un'altra strategia difensiva: la sua limitata partecipazione all'esibizione delle Pussy Riot, dato che Yekaterina era stata bloccata prima dell'inizio della performance.

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