×

Attenzione

JUser: :_load: non è stato possibile caricare l'utente con ID: 415

Perché il Caimano è gay friendly

l'Espresso
04 07 2014

La cosa davvero strana è che il Caimano gay friendly - come l’ha ribattezzato “Il Foglio” - sembra più “macho” dell’altro. Più macho del Berlusca battutaro, quello che ironizzava sulla virilità degli altri dall’alto dei tacchi 
e da dietro il cerone un po’ Drag Queen. 
Al punto che la sortita del Cav sulle unioni civili tra omosessuali è stata presa tremendamente sul serio dai suoi. 
E, pur tacciata di ipocrisia dagli oppositori, è suonata talmente “naturale” da spaventare i teocon. Si è detto che Silvio era omofobo e omofobo rimarrà (per la verità, battute a parte, ha sempre asserito che qualcosa bisognava fare per i diritti). Si è detto che Berlusconi non voleva 
dire proprio quello che ha detto 
(per la verità non è mai stato così chiaro). Si è addirittura detto che l’ha fatto per indebolire Alfano (come se ci fosse bisogno di scomodare i gay). Nessuno, invece, si è fatto la domanda inversa: cosa c’è di destra in quelle parole 
che sembrano così di sinistra?

Diciamo subito che un pezzo di verità sta a palazzo Grazioli. Già, come sempre, quando si parla di lui, c’è di mezzo la famiglia. In questo caso, la coppia di fatto Silvio-Francesca. La giovane fidanzata, 
che assieme al burbero ma certo non bacchettone Vittorio Feltri, s’è iscritta all’Arcigay, ne avrebbe condizionato 
il pensiero. Beh, poco male. Francesca è la consorte fantasma, la first lady di serie B, privata di ogni diritto, estranea in casa propria. È costretta a fare la moglie tirando sul prezzo dei fagiolini ma, a rigor di legge, è solo un’ospite nelle dimore 
del suo Silvio. Se si aggiunge il vizietto del Cav di fare leggi ad personam, il gioco è fatto.
Altro che matrimonio e bella presenza di rappresentanza. Ottenendo che Silvio Berlusconi si pronunciasse in favore di unioni civili e diritti dei gay, la first lady ha dimostrando di essere arrivata in cima alla scala e di potere ormai praticamente tutto.

Il testo base della norma firmato da Monica Cirinnà, oltre a garantire l’unione fra gay, introduce i diritti per 
i conviventi, i milioni di italiani che stanno messi come Silvio e Francesca. E salva capra e cavoli: a lei lo status giuridico di compagna di vita, a lui la pax famigliare con i figli, contrarissimi al terzo matrimonio di papà.

Tutto bene, ma non può essere solo così. Altrimenti le parole di Berlusconi 
si perderebbero nella cazzimma politica. E invece, stavolta, hanno fatto alzare 
la testa a molti. Perché c’è davvero qualcosa di destra nel suo dire di sinistra, nel suo rompere col clericalismo, nel suo ridicolizzare i “teocon” Giovanardi, Roccella, Sacconi, Formigoni e nel 
suo imporre a destra la parola “gay”, 
fino a pochi giorni fa una parolaccia. Con quella dichiarazione pubblica, infatti, Silvio diventa un Tory a sua insaputa.

Imbocca - senza forse nemmeno rendersene conto - la strada che la destra europea, che in Italia gli oppositori di B. invocano come panacea di tutti i mali, 
ha intrapreso da tempo. Già, non è Berlusconi a essere cambiato, ma è il tema della “famiglia gay” che non è più di sinistra. La battaglia dei “diversi” - che proponevano un modello alternativo 
di vita e di relazioni sociali - è ormai da anni diventata la battaglia degli “uguali”, che invoca la parità per tutti. E, nel nome dell’uguaglianza, il matrimonio fra persone dello stesso sesso. Ed ecco il punto: 
se i diritti dei gay possono essere stati erroneamente classificati come qualcosa di sinistra, il “matrimonialismo” non lo è mai stato. È anzi un pilastro culturale dei conservatori. Se oggi festeggiano i gay, che possono andare dal sindaco e dire il fatidico “sì”, domani festeggeranno quelli come Giovanardi, perché solo se tutti 
si sposano, la famiglia è davvero salva. 


E così quella battaglia è diventata per forza una battaglia di tutti, proprio come ha detto Berlusconi. E proprio per questa stessa ragione David Cameron, in Inghilterra, si era già da tempo pronunciato a favore dei matrimoni gay.
Non perché faccia quello di sinistra, 
ma perché li considera l’unica strada per rivitalizzare un’istituzione in crisi profonda. Ecco perché quell’uscita ha fatto questo strano effetto. Ecco perché Gasparri ci ha dovuto pensare su. E perché l’Arcigay si è come anestetizzata di fronte al Caimano gay friendly. Aprendo un dibattito surreale su chi gli dovrà consegnare la tessera, 
se il circolo di Roma o quello di Arcore.

Tommaso Cerno


Devi effettuare il login per inviare commenti

facebook