l'Espresso
16 01 2015
«Difendere la famiglia per difendere la comunità». Sul convegno smaccatamente anti-gay in programma per sabato 17 gennaio a Milano la regione Lombardia è scivolata sulla buccia di banana dell’omofobia.
Complice la presenza del logo di Expo 2015 si è sollevato un vespaio con tutta la comunità Lgbt (Lesbiche, gay, bisessuali e transgender) pronta a boicottare l’esposizione milanese mentre Arcigay e Partito democratico sparano su Maroni, presente in prima fila.
«La Regione eviti di sporcare l’immagine di Expo e di finire nel ridicolo, rifiutando di concedere la sala e il patrocinio a un’iniziativa omofoba», chiede il senatore piddino Andrea Marcucci, che sul tema ha annunciato un’interrogazione parlamentare: «Le associazioni, che propongono tali assurde tesi, facciano queste iniziative da sole».
Anche l’ex candidato del centrosinistra al Pirellone, Umberto Ambrosoli, sposa la protesta: «Nel 2015 c’è ancora chi considera l’omosessualità una malattia: si chiama Roberto Maroni».
Ad organizzare l’ala dura e pura dell’ortodossia cattolica: Alleanza Cattolica, Fondazione Tempi, Obiettivo Chaire e Nonni 2.0.
Sigle che hanno trovato sponda nel capogruppo leghista al parlamentino lombardo, Massimiliano Romeo, che da tempo si batte per istituire una festa della famiglia tradizionale e naturale in salsa Padana.
«Tutte le volte che si organizza qualcosa sulla famiglia - dice Romeo - scoppia il finimondo, forse questo significa che l’obiettivo di certe associazioni non è tanto quello di difendere i diritti dei gay, ma piuttosto di distruggere il concetto di famiglia tradizionale».
Il concetto di fondo del convegno è imbarazzante: l’omosessualità è un malattia e la famiglia è sotto attacco per i piccoli impercettibili passi in avanti nella lotta all’omofobia e dei tentativi di parificare le coppie omosessuali a quelle etero.
Battaglie che confermano quanto è retrograda la società italiana e quanto siamo indietro rispetto al resto d’Europa. Una vistosa distanza e un tira e molla surreale dell’uso del logo (simbolo dei sei mesi di esposizione in partenza il 1 maggio) nel quale è intervenuto anche il segretario generale del Bie, l’organizzazione che vigila sulle fiere mondiali.
«La nostra opposizione è frontale - spiega Vicente Gonzalez Loscertales - utilizzare in modo abusivo a fine politico il logo non è accettabile ed è in contraddizione con i valori di Expo e del Bie».
Ma anche questa secca risposta non ha convinto il governatore Maroni, che ne ha fatto una battaglia di principio. Nel voto al consiglio regionale di martedì scorso ha vinto la sua linea: non si rimuove il brand Expo 2015 né tantomeno il patrocinio del Pirellone.
I GAY SONO MALATI
Nell’auditorium dedicato a Giovanni Testori, intellettuale omosessuale che preferì la religione ai movimenti di liberazione sessuale, si parlerà di “famiglie naturali”, considerando quella costituita esclusivamente da uomo e donna come l’unica possibile.
Una giornata scandita dagli interventi di chi propone sistemi pedagogici e psicologici per “riconoscere” l’omosessualità nei più piccoli e quindi “assisterli”, e le presentazioni di ricercatori clinici che mettono in dubbio l’esistenza stessa di categorie riconosciute da tutto il mondo scientifico come l’eterosessualità e omosessualità.
Sono le idee dei promotori di “Obiettivo Chaire”, un associazione confessionale che si batte per «ribadire l’esistenza di una natura “data” dal Creatore e quindi di un genere maschile e di uno femminile, che non sono costruzioni culturali prodotte dagli uomini nel corso della storia».
L’associazione - si legge nel sito - si occupa «di persone che, pur avvertendo tendenze e pulsioni omosessuali, rifiutano la logica militante dell’attivismo gay e chiedono di essere accompagnati ad articolare e a superare il loro disagio, ritrovando il disegno originario di Dio sulla loro vita».
Per dare fondamento a queste idee hanno elevato a dogma i testi di Joseph Nicolosi lo psicologo statunitense, noto per le sue discusse “Teorie riparative dell'omosessualità”: un metodo per mutare i gay in eterosessuali o quantomeno ridurre i loro desideri e comportamenti.
Considerate prive di fondamento scientifico come la tecnica “Living Waters”, un corso intensivo di preghiera per chiedere a Dio la guarigione dalla «dolorosa esperienza di vita omosessuale». In pratica la fede che fa miracoli e trasforma i «malati» in uomini felicemente sposati.
LE SENTINELLE PER VEGLIARE
Tra i relatori i massimi esperti di idee radicali: Massimo Introvigne sociologo torinese, coordinatore dell’osservatorio della libertà religiosa e responsabile nazionale del movimento ultracattolico Alleanza Cattolica. Lo scorso novembre aveva presentato il suo manifesto in difesa della famiglia tradizionale: «Renzi li chiama unioni civili, ma sono matrimoni veri e propri tra persone dello stesso sesso».
Insieme sul palco la giornalista Costanza Miriano, autrice di “Sposati e sii sottomessa ”, lo psicoterapeuta Marco Scicchitano, padre Maurizio Botta dell’oratorio di San Filippo di Roma, (che in un’intervista televisiva ha detto: «L’omosessualità è una tendenza misteriosa») e l’ideologo Mario Adinolfi, ex parlamentare, fondatore del partito democratico.
Da mesi i moderni crociati girano l’Italia per portare le idee dei nuovi guardiani dei valori cattolici, le Sentinelle in piedi , una rete che si autodefinisce aconfessionale e apartitica ispirata al gruppo francese Manif Pour Tous, con tanto di sfilate di piazza contro il matrimonio per le coppie omosessuali voluto dal governo di François Hollande.
I nemici giurati sono le battaglie per l’adozione da parte di coppie omosessuali, la fecondazione eterologa, le unioni civili e soprattutto il progetto di legge Scalfarotto: allargare l'intera legge Mancino - che condanna l'istigazione all'odio e alla violenza - a omofobia e transfobia, cercando di tutelare la comunità Lgbt vittima di discriminazioni, insulti e violenze.
Dal 13 gennaio per frenare ogni nuova apertura al nuovo millennio in fatto di diritti privati e doveri collettivi hanno anche un giornale tutto loro: si chiama “La Croce quotidiano” ed è la voce dell’associazione “Voglio la mamma”. Il fortunato libro di Mario Adinolfi, diventato una rete di circoli territoriali contro il caos etico. Gruppi locali per frenare la secolarizzazione e la perdita di valori.
Tra le pagine del quotidiano interventi dell’avvocato Gianfranco Amato, presidente dell’associazione «Giuristi per la vita», lo stesso che ha paragonato i gay agli animali, il discorso di papa Benedetto XVI che da Ratisbona nel 2008 infiammò il mondo musulmano e la campagna per Paola Bonzi, la fondatrice dei centri di aiuto per la vita che combattono l’aborto, da eleggere a presidente della Repubblica.
LA CONTROPROTESTA
Per rispondere a questa ventata di tradizionalismo il gruppo “I Sentinelli di Milano” (nati per rispondere con le urla all’intransigenza delle Sentinelle in piedi che si ritrovano in silenzio) hanno organizzato una contromanifestazione.
Fuori da Palazzo Lombardia, in piazza Einaudi, il presidio “L’unica malattia è l’omofobia“, insieme ad Arcigay, Pd, Sel, Lista Tsipras, oltre ai sindacati Cgil, Uil, e la ong umanitaria Emercengy. Una distanza breve per far sentire con cori e urla tutta il loro disappunto.
«Saremo in tanti - annuncia Luca Paladini, portavoce dei Sentinelli - Questa manifestazione sta facendo saltare i paletti tra istanze e temi etero e omosessuali. La protesta contro la Regione, l’indignazione per un’iniziativa così marcatamente escludente non sono solo soltanto la comunità Lgbt a sentirle».
Michele Sasso