A proporlo sono nove Consigli regionali. Questo stesso quesito era gia' stato dichiarato ammissibile dalla Cassazione.
I quesiti referendari proposti erano in tutto sei. In un primo tempo l'Ufficio centrale presso la Corte di Cassazione li aveva accolti tutti. Ma il governo ha introdotto una serie di norme nella legge di Stabilita' che hanno messo mano alla materia, ribadendo il divieto di trivellazioni entro le 12 miglia mare. La Cassazione ha dovuto quindi nuovamente valutare i referendum e a quel punto ne ha ritenuto ammissibile solo uno, il sesto: il quesito riguarda nello specifico la norma che prevede che i permessi e le concessioni gia' rilasciati abbiano la "durata della vita utile del giacimento".
Oggi c'e' stato l'esame della Corte Costituzionale, che pure ha ritenuto ammissibile solo questo referendum, per l'abrogazione della norma. In un primo tempo le Regioni promotrici erano dieci, ma nei giorni scorsi l'Abruzzo ha scelto una diversa strategia e ha abbandonato la campagna referendaria.
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19 gennaio 2016
Trivelle, per la Corte Costituzionale il referendum si può fare
La Corte Costituzionale ha detto sì: il referendum sulle trivelle è ammissibile. Nei prossimi mesi gli italiani potranno votare per rispondere al quesito sulla durata delle attività petrolifere – autorizzazioni, esplorazioni e trivellazioni – già autorizzate entro le 12 miglia dalla costa.
Il quesito appena ammesso è l’unico sopravvissuto dei sei proposti da nove Regioni, mobilitate contro le norme “pro-trivelle” del decreto Sblocca Italia e quelle precedentemente approvate dall’Esecutivo guidato da Mario Monti. Con la legge di Stabilità, il governo Renzi aveva tentato di scongiurare il ricorso alle urne, che si accavallerebbe con la campagna elettorale per le elezioni amministrative rischiando di danneggiare i candidati “filo-governativi”.
Le norme approvate in consiglio dei ministri – ha stabilito la Corte di Cassazione – non sono bastate a “rispondere” alle richieste di intervento legislativo contenute nei quesiti e ora i giudici costituzionali dichiarano ammissibile un quesito rimodulandolo.
La Regione Abruzzo, intanto, si era sfilata nei giorni scorsi dall’elenco delle Regioni “No Triv”: i consiglieri di maggioranza, infatti, hanno autorizzato il rappresentante del Consiglio regionale a non agire per conflitto di attribuzione davanti alla Consulta ritenendosi soddisfatti dell’intervento del governo con la legge si Stabilità. Così, il 15 gennaio la Regione si è costituita in giudizio dinanzi alla Corte costituzionale contro le altre 9 Regioni e a sostegno del governo Renzi. Una decisione, che è valsa l’accusa di tradimento al presidente D’Alfonso e alla sua maggioranza.