Noi, minori afghani di Atene, costretti a prostituirci pur di sopravvivere

Minori migranti in GreciaFernanda Pesce Blazquez, Tpi
11 gennaio 2017

Bloccati nella capitale, migliaia di minori stranieri non accompagnati vendono il loro corpo agli anziani, a cifre irrisorie, per sostenersi e poter lasciare la Grecia.
Amir è un ragazzo afghano di 16 anni e ha un grande sogno: diventare medico.
Ogni notte attraversa la strada, attento a non farsi vedere, e con un gruppo di amici si addentra nel buio di un parco di fronte al campo profughi di Elliniko, nel quale vive da mesi, alla periferia di Atene.

Ma lui e i suoi compagni non giocano a nascondino in mezzo alla boscaglia. Aspettano i clienti. Ogni notte si prostituiscono per meno di trenta euro, sotto gli occhi del governo greco, che gestisce il campo e fa finta di non vedere.

Dietro un albero, ben nascoste, le decine di preservativi e fazzoletti usati sono il racconto di quello che accade tra i cespugli quando cala il sole. All'interno di questa cornice desolante avvengono gli incontri tra i minori non accompagnati, provenienti dall'Afghanistan, e gli uomini greci, perlopiù anziani, in cerca di rapporti sessuali a pagamento.

"La prima volta è successo nei pressi di piazza Syntagma, in pieno centro. Un vecchio mi si è avvicinato e mi ha fatto l'occhiolino. Solo dopo ho capito", racconta Amir, seduto su una delle panchine del parco. "A volte mi toccano. Mi si siedono accanto e mi stringono il braccio per farmi capire che vogliono venire a letto con me. Guarda, ti faccio vedere come fanno".

Amir mima il gesto, sorride nervosamente e non si sofferma troppo sui dettagli. È visibilmente spaventato. Chiede di non essere immortalato in viso e di falsificare la sua identità. Nessuno deve scoprire quello che fa quando esce dal recinto del campo di Elliniko.

"Sono musulmano e fare sesso con questi uomini mi provoca un grande senso di colpa. Per questo cerco di non far sapere a nessuno del campo quello che in realtà facciamo. Me ne vergogno", spiega Amir, senza mai alzare gli occhi da terra. "Credo che questi vecchi siano malati di mente, ma ho bisogno di soldi per comprarmi i vestiti, per mangiare quello che mi piace e per potermi comprare le sigarette".

È arrivato ad Atene circa un anno fa. È orfano: i suoi genitori sono entrambi morti in Afghanistan. I suoi fratelli e le sue sorelle, invece, sono rimasti tutti nella provincia afghana del Panjshir e lui ha raggiunto la Grecia da solo, dopo un lungo viaggio in mare, alla ricerca di un futuro migliore. Proprio come i restanti 2.300 minori stranieri non accompagnati presenti in tutto il Paese, secondo l'ultimo rapporto E.K.K.A/Unicef.

"Se non facessi questo lavoro non avrei nulla. Non avrei soldi e non potrei nemmeno parlare con i miei fratelli", racconta, tirando fuori dalla tasca il suo smartphone. Amir è anche uno dei 60mila migranti e rifugiati bloccati in Grecia, a seguito al controverso accordo Ue-Turchia, entrato in vigore a marzo del 2016.

Non può nemmeno andare a scuola, dal momento che nei campi statali l'istruzione viene seriamente trascurata, fatto salvo per le lezioni di lingua che in alcune strutture sono tenute dai migranti stessi o dai volontari internazionali, per un'ora al giorno. Secondo un recente rapporto dell'Unhcr, la probabilità che i rifugiati non possano frequentare la scuola è cinque volte superiore alla media globale.

Non lavora né studia Amir, che da mesi vive in una tenda all'interno del vecchio terminal delle partenze di Hellinikon, l'ex aeroporto internazionale di Atene, all'interno del quale il governo greco ha improvvisato il campo di Elliniko, che oggi ospita circa 3mila migranti, provenienti principalmente dall'Afghanistan. Gli aerei abbandonati, sulla pista che ora è il cortile di casa, sono solo un ammasso spettrale di ferraglia e polvere, ma Amir li osserva ogni giorno e rivolge lo sguardo verso il cielo, in direzione della Francia e dei suoi sogni.

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