IL SOLE 24 ORE

NO DI BERNA AGLI USA: POLANSKI LIBERO

ilsole24ore.com
13 7 2010


LUGANO?Roman Polanski è libero da ieri a mezzogiorno. La Svizzera ha deciso di non estradare negli Usa il regista franco-polacco, accusato oltre oceano di aver abusato di una ragazza tredicenne nel 1977. Polanski secondo le testimonianze di alcuni giornalisti e fotografi avrebbe lasciato in auto verso le due del pomeriggio il suo chalet Milky Way, nella località turistica elvetica di Gstaad, nel Canton Berna, nel quale è rimasto sino a ieri agli arresti domiciliari. Un jet privato è decollato circa un'ora e mezza più tardi dal vicino aereoporto di Saanen, forse diretto in Francia. Ma dal piccolo scalo non è venuta nessuna conferma.?Polanski, che compirà 77 anni il mese prossimo, era stato arrestato nel settembre del 2009 all'aeroporto di Zurigo, sulla base di una mandato di cattura Usa del 2005. Dal 4 dicembre scorso il regista era agli arresti domiciliari, con l'obbligo di braccialetto elettronico. Polanski aveva anche dovuto versare una cauzione di 4,5 milioni di franchi (3,4 milioni di euro).?Il no elvetico all'estradizione è stato spiegato dal ministro di Giustizia e Polizia, la signora Eveline Widmer-Schlumpf. Il primo e principale motivo è che il Dipartimento Usa di Giustizia non ha trasmesso alla Svizzera il verbale con le dichiarazioni del pubblico ministero Roger Gunson, che negli anni '70 si era occupato del caso e che secondo gli avvocati di Polanski aveva affermato che i 42 giorni scontati all'epoca dal regista in un reparto psichiatrico di un carcere Usa rappresentavano già la pena complessiva.?Se così fosse, una nuova procedura non avrebbe senso. E visto che «non è stato possibile escludere la presenza di un vizio nella domanda di estradizione statunitense», Polanski non poteva che essere liberato, ha detto il ministro elvetico. Berna non assolve Polanski, insomma, ma prende atto del vizio giuridico.?Il secondo motivo addotto da Berna è la «tutela della fiducia, principio del diritto internazionale e nazionale». Secondo il Governo svizzero occorre tenere conto del fatto che Polanski ha acquistato lo chalet di Gstaad già nel 2006 e che vi ha soggiornato nel corso degli anni passati, senza che le autorità Usa avessero mai presentato una domanda formale di estradizione. Un quadro di fiducia per l'accusato.


http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2010-07-13/berna-polanski-libero-080157.shtml?uuid=AYihHP7B

ilsole24ore.com
28 06 2010


Francesca Merzagora

La lotta al dolore non è un tabù tra le strutture d'eccellenza nella salute femminile, dove sono già presenti i requisiti previsti dalla legge sulle cure palliative approvata lo scorso 15 marzo. Nell'85% dei reparti ospedalieri la valutazione del dolore è diventata una routine, in otto ospedali su dieci esiste un programma organico di terapia antalgica, in sei su dieci si trova personale dedicato a gestione e prevenzione del dolore. Si avvertono solo alcune differenze geografiche: le terapie antalgiche sono praticate dall'80% degli ospedali del nord-est contro il 60% delle strutture del sud.
Sono alcuni risultati di un'indagine promossa da Onda, l'Osservatorio nazionale sulla salute della donna, su 97 delle 186 strutture ospedaliere che nel 2009 sono state premiate dal programma Bollini rosa e che saranno resi noti mercoledì 30 a Roma in occasione della premiazione delle strutture vincitrici nel 2010 e della presentazione della guida che dal 2006 riunisce gli ospedali più attenti alle esigenze femminili. L'evento si terrà al ministero della Salute alla presenza del sottosegretario Francesca Martini e delle senatrici Bianchi e Bianconi. Quest'anno la guida pubblicata con Il Sole 24 Ore conterrà 122 nuovi ospedali, oltre 50 con i "tre bollini".
Non dimentichiamo che la cura del dolore è diventata caratteristica indispensabile per ottenere il massimo punteggio. In futuro ci sarà ancora più rigore e nel bando 2011 l'attenzione al dolore a 360° sarà un elemento indispensabile per entrare a far parte del network Bollini rosa. Sul resto degli ospedali italiani non esistono ancora dati precisi, ma la situazione non appare rosea: il dolore cronico resta un male spesso non riconosciuto, che colpisce circa 12 milioni di donne solo in Occidente.
La legge approvata a marzo consente a tutti i clinici, anche ai medici di famiglia, di somministrare farmaci antidolorifici e oppioidi senza l'utilizzo del ricettario speciale. Ma non basta. È fondamentale che anche le terapie vengano diffuse e somministrate. I mezzi per farlo esistono e il nostro impegno sta proprio nel diffondere la conoscenza di queste terapie.
Proseguirà inoltre lo sforzo dell'Osservatorio per sensibilizzare le regioni ad applicare la legge, che da sola non basta, garantendo adeguati finanziamenti per sviluppare programmi di cure antidolore e palliative. I risultati nei "nostri" ospedali sono comunque confortanti. Qui sono soprattutto i medici dei reparti maternità a ritenere che le donne abbiano bisogno di particolare attenzione per la gestione del dolore: in un reparto di ostetricia su tre vengono promossi incontri fra le donne per valorizzare e condividere le loro esperienze.
Per la terapia del dolore vengono scelti soprattutto i farmaci, antinfiammatori od oppioidi. La terapia psicologica di supporto è offerta dal 50% dei reparti, con punte dell'80% in oncologia. Quest'ultimo dato segnala che molti ospedali stanno cercando di offrire alle pazienti un numero sempre maggiore di strumenti per la gestione del dolore, così da sostenerle in modo completo.
Presidente di Onda

IMMIGRATI RISORSA INESPLORATA

Il Sole 24 Ore
22 04 2011



Il dramma del Nordafrica ha a che fare con l'emergenza umanitaria e deve essere affrontato con la solidarietà necessaria in questi casi. Ma allo stesso tempo evoca le ansie dell'immigrazione incontrollata e oscura la percezione dei benefici economici del lavoro dei cittadini stranieri in tempi normali.

Quando le acque si calmeranno, sarà bene ricordarsi che la migrazione può avere e ha già un ruolo essenziale per la crescita economica di un Paese come il nostro, con una popolazione sempre più anziana, dove pochi sono disposti a svolgere mansioni fondamentali e dove i confini globali dei mercati e della ricerca ci obbligano a importare talenti. Cosa deve fare l'Italia per rafforzare il ruolo dei migranti nel far girare le pale dell'economia?
Le misure attualmente in vigore limitano questo effetto benefico in quanto determinano un tasso di clandestinità elevato, sono poco efficaci nel favorire il match tra le competenze dei cittadini stranieri e i fabbisogni del nostro sistema produttivo e infine scoraggiano l'immigrazione di persone altamente qualificate attraverso pratiche burocratiche vessatorie. I nodi da affrontare per una riforma della politica migratoria sono dunque tre.

Il primo è ridurre la presenza di clandestini. Come già discusso su queste colonne nei giorni scorsi, secondo le stime più affidabili, le persone senza permesso di soggiorno in Italia sono oltre il 19% della popolazione straniera residente, un tasso più elevato degli altri principali Paesi europei. Questo è il risultato della combinazione tra una relativa tolleranza della clandestinità e una ragionevole certezza di regolarizzazione. L'irrigidimento delle sanzioni per chi dà lavoro clandestino e la penalizzazione della presenza irregolare sul territorio sono applicate in modo blando e non sono state un deterrente sufficiente a limitare gli afflussi.

Del resto, nel regime attuale la presenza di stranieri senza permessi è inevitabile, in quanto favorisce l'incontro tra domanda e offerta di lavoro. I processi di regolarizzazione nell'ambito dei decreti-flussi, infatti, partono sempre dalla richiesta di un datore di lavoro di voler assumere una determinata persona, ufficialmente ancora all'estero. Di fatto nessuno è disposto ad assumere alla cieca un lavoratore sconosciuto e nella gran parte dei casi il risultato è una regolarizzazione ex post di rapporti di lavoro già in essere. La clandestinità è come un cuscinetto a sfera che attutisce gli attriti del mercato e permette ai datori di lavoro di osservare con certezza le caratteristiche dell'immigrato da assumere. Il punto è che questo meccanismo è inefficiente, come se ogni casa dovesse avere un grande serbatoio perché arrivi acqua ai rubinetti. La clandestinità costa al Paese: servizi sociali comunque erogati senza contributi, maggiore probabilità di fenomeni di disadattamento e criminalità.

Ecco allora, e qui veniamo al secondo nodo, che l'Italia dovrebbe introdurre meccanismi chiari di selezione ex ante degli immigrati, che derivino dalle effettive richieste del mercato del lavoro. Perché non seguire il Canada, l'Australia e la Nuova Zelanda e ora la Gran Bretagna che hanno introdotto un sistema per concedere visti di lavoro "a punti"? Un individuo avrà un punteggio più elevato e più possibilità che il permesso gli venga concesso se avrà le caratteristiche richieste dall'economia locale.

Infine, e qui siamo al terzo nodo, la politica per l'immigrazione dovrebbe anche porsi esplicitamente il problema di come attrarre talenti, persone altamente qualificate che possano svolgere ruoli di elevata responsabilità. Questa è un'esigenza fondamentale per le imprese che devono operare sul mercato globale. Oggi in Italia le procedure per i permessi di soggiorno sono uguali per un ricercatore pluri-laureato come per un addetto alle pulizie di un treno. Anche le imprese multinazionali devono fronteggiare oneri burocratici e grandi incertezze per far lavorare in Italia manager non europei, il che scoraggia anche gli investimenti.

Di conseguenza, solo il 13% dei residenti stranieri ha una laurea, contro il 25% nell'Unione Europea e solo il 6,2% dei cittadini extraeuropei svolge mansioni qualificate. Questo è grave, in quanto vi è una particolare forte associazione tra l'ingresso di stranieri con qualifiche elevate e la crescita economica. Negli Stati Uniti il 47% degli scienziati e degli ingegneri con un dottorato sono immigrati. L'economista di Harvard William Kerr e il suo collega dell'Università del Michigan William Lincoln hanno stimato che un aumento del 10% dei detentori di visti H1-B cinesi e indiani (i visti concessi agli individui con elevate qualifiche) fa crescere tra l'1 e il 4% le innovazioni sviluppate in America da questi gruppi etnici, senza spiazzare la ricerca dei nativi.

Le leggi che favoriscono l'immigrazione d'individui qualificati sono particolarmente efficaci. Non dimentichiamo che mentre le persone a bassa istruzione non hanno possibilità di scelta e sono disposte ad accettare molti disagi per essere regolarizzate, gli individui ad alta istruzione scelgono ed emigrano se le condizioni non sono ostative. Perché allora l'Italia non si dota di misure esplicite per attrarre i talenti di cui abbiamo assai bisogno? Esiste tra l'altro già un riferimento europeo (la Blue Card) che definisce le condizione di circolazione dei cittadini ammessi sotto questo programma nell'ambito di tutti i Paesi dell'Unione.Infine, un'ultima nota sugli accordi con i Paesi di origine per la migrazione, come quelli negoziati in passato.

BIG DELL'INDUSTRIA CON GLI IMMIGRATI

ilsole24ore.com
25 06 2010

Daniela Roveda

La politica dell'immigrazione in America è un «suicidio politico», e per riformarla sono scesi in campo il magnate dei media Rupert Murdoch e il sindaco miliardario di New York Michael Bloomberg, due imprenditori che hanno dimostrato in passato di riuscire a ottenere ciò che vogliono. In aperta sfida al movimento dei Tea Parties e alle iniziative antimmigrazione dell'Arizona, Murdoch e Bloomberg hanno lanciato ieri una coalizione di grossi nomi dell'industria e di sindaci di diverse metropoli americane per fare pressioni sul Parlamento e ottenere una nuova legge che legalizzi i clandestini e riformi un sistema difettoso. L'immigrazione, dicono, è il motore della crescita.
«Qualcuno deve prendersi la briga di spiegare al pubblico e al Parlamento perché l'immigrazione è nell'interesse del nostro paese», ha detto Bloomberg. Quei "qualcuno" sono personaggi come l'amministratore delegato della Walt Disney Bob Iger, l'ad di Hewlett Packard Mark Hurd, di Boeing Jim McNerney, della Marriot International JW Marriot, e i sindaci di Los Angeles, Phoenix, San Antonio e Philadelphia.
La neonata Partnership for a New American Economy conta di pubblicare studi, condurre sondaggi di opinione, organizzare tavole rotonde e lanciare campagne mediatiche per istruire il pubblico, e soprattutto incalzare i recalcitranti parlamentari a prendere in esame un argomento politicamente scottante ma estremamente urgente.
«Abbiamo bisogno di immigranti per rimanere competitivi nel XXI secolo - ha detto Iger della Disney -. Serve gente che sappia dare un contributo alla crescita economica e rafforzare la nostra nazione, che ci porti al successo». Invece, ha detto Bloomberg, l'America istruisce gli studenti stranieri più bravi e più intelligenti, e poi non dà loro nemmeno il permesso di soggiorno. «Abbiamo bisogno di creare migliaia di posti di lavoro, ma non consentiamo agli imprenditori stranieri di abitare qui». La potente associazione di sindaci e businessmen propone un sistema di verifica della legalità dela forza lavoro, multe per le società che assumono clandestini, maggiore facilità nell'ottenere permessi di lavoro per stranieri, e nuove misure per rafforzare i pattugliamenti al confine.

il sole 24 ore
21 6 2010


 Mari Kiviniemi, 41 anni e 2 bambini, figlia di contadini e laureata in scienze politiche, sarà il nuovo primo ministro della Finlandia, al posto del dimissionario Matti Vanhanen. La presenza femminile nella politica in questo Paese non è cosa nuova. La Finlandia da 10 anni ha un presidente della repubblica donna, Tarja Kaarina Halonen, 67 anni, mamma di una figlia. Tra i 20 ministri del governo, 11 sono donne.
Chi conosce la nuova primo ministro la definisce pragmatica e concreta. Mari Kiviniemi sabato scorso era stata eletta nuovo leader del Partito di Centro (forza di maggioranza della coalizione) al posto del premier uscente Matti Vanhanen. Vanhanen, 54 anni, ha oldrassegnato le dimissioni dall'incarico dopo sette anni passati alla guida dell'esecutivo. La designazione ufficiale del nuovo premier donna da parte del presidente della Repubblica donna dovrebbe avvenire nella giornata di martedì.

http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2010-06-21/finlandia-presidente-anche-premier-162800.shtml?uuid=AY6DoY0B

LA CGIL VA ALLO SCIOPERO GENERALE

il sole 24 ore
27 5 2010


Giorgio Pogliotti ?ROMA?La Cgil lancia una campagna di mobilitazione per modificare la manovra, con una manifestazione di tutti i dipendenti pubblici il 12 giugno a Roma ed uno sciopero generale da tenersi entro la fine del mese prossimo. I leader di Cisl e Uil confermano un «sì condizionato», anche se contro i tagli insorgono tutte le sigle del pubblico impiego, con la Uilpa in stato di agitazione e la Fp-Cisl che annuncia una campagna per denunciare gli sprechi nella pubblica amministrazione. Forti critiche arrivano anche dagli autonomi della Confsal («è iniqua e insostenibile») e dal cartello dei principali sindacati di polizia, preoccupati per gli effetti negativi sulla sicurezza. ?Al direttivo di inizio giugno Guglielmo Epifani proporrà di indire uno sciopero generale con manifestazioni su base territoriale entro fine mese, confermando le critiche alla manovra: «Nessuno mi può convincere che questa è una manovra equa – ha detto il leader della Cgil –. I sacrifici sono concentrati solo su una parte del Paese, visto che dai tagli ai lavoratori dipendenti, ai precari e agli enti locali dipende l'80%. Con il paradosso che chi ha un reddito di 500mila euro non mette neanche un centesimo mentre a pagare saranno i lavoratori pubblici che guadagnano 1.200 euro». Nonostante la diversità di vedute, Epifani tende la mano a Cisl e Uil proponendo di lavorare insieme su alcune proposte per cambiare la manovra, introducendo la tassazione unica sulle rendite finanziarie al 20% (dal 12,5% attuale), insieme ad un'addizionale di solidarietà destinata ai giovani sui redditi sopra i 150mila euro, e al ripristino dell'Ici per i redditi sopra i 90-100mila euro. «I dipendenti pubblici - sostiene Epifani - sono disponibili ai sacrifici ma non possono ricadere solo su di loro».?Un appello all'unità sindacale è stato lanciato da Raffaele Bonanni che partecipando ad una tavola rotonda organizzata da Unipol gruppo finanziario, si è appellato al «senso di responsabilità per far fronte a questa situazione di economia di guerra», indicando nella «vicenda fiscale, lo spreco nelle amministrazioni e nelle istituzioni» i temi da aggredire. I sindacati, secondo Bonanni, dovrebbero unirsi nel chiedere «l'abolizione delle Province, sul come rendere più snelle le Regioni, accorpare molti Comuni e tagliare tanti enti» che «sono la vera bolletta per le famiglie italiane». Il leader della Cisl ha rivendicato «con orgoglio» l'interlocuzione privilegiata avuta con il governo nei giorni precedenti al varo della manovra – dalla quale è stata esclusa la Cgil – soprattutto per i risultati conseguiti sulla parte fiscale: «Di ripristino della tracciabilità dei pagamenti Berlusconi non voleva proprio sentirne parlare – ha ricordato Bonanni – ma è stato costretto ad inserirlo nella manovra, insieme alle fatture telematiche. Queste misure faranno emergere tra i 10 e i 15 miliardi di evasione».


http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2010-05-27/cgil-sciopero-generale-080200.shtml?uuid=AYPTzatB

RISPUNTA IL SUPERTICKET DA 10 EURO

 il sole 24 ore
19 5 2010


ROMA? Spunta la rinascita del superticket sanitario da 10 euro sulle prestazioni di specialistica nel menu delle misure della manovra per il 2011-2012. Un intervento che vale 834 milioni su base annua e che negli ultimi anni, dopo il varo deciso da Prodi con la finanziaria per il 2007, è stato per una buona metà coperto dallo stato lasciando alle regioni il finanziamento con proprie risorse dell'altra metà. Ma ora la misura sta tornando in auge e non solo a livello tecnico. Anche se tutto, considerata l'impopolarità del balzello, dovrà essere deciso politicamente su più tavoli: all'interno del governo e della maggioranza, ma anche nei rapporti con le regioni dove, tra l'altro, il centrodestra adesso ha assai più peso che solo un anno fa.?Le regioni, che erano già in allerta nella rilettura del «patto per la salute», si troveranno davanti a un bivio. Potranno non applicare il superticket ma dovranno comunque trovare la copertura con risorse a carico del proprio bilancio, impresa però impossibile per chi è in extradeficit. Oppure i governatori potranno applicare un ticket inferiore, a seconda delle proprie disponibilità.?A far capire che la sanità avrebbe fatto la sua parte nella manovra in arrivo, era stato in mattinata il ministro della Salute, Ferruccio Fazio. Che, senza anticipare alcun intervento allo studio dei tecnici di via XX settembre, aveva messo in guardia: «Quando parliamo di una manovra da 25 miliardi non possiamo non pensare che la sanità, che è l'80% dei bilanci regionali, possa non essere toccata in qualche modo. Quindi, dire che l'ipotesi è plausibile, mi sembra giustificato».?Tutto da decidere, è chiaro. Anche perché le assicurazioni di Tremonti da Bruxelles («non metteremo le mani nelle tasche dei cittadini», si veda servizio a pagina 3) lasciano intendere che qualsiasi intervento sarà politicamente centellinato. Senza dire delle regioni che sono pronte a far muro, come ha fatto capire il governatore della Lombardia, Roberto Formigoni, a proposito di eventuali tagli a carico della propria regione. Si colpiscano gli sprechi, ha attaccato il governatore lombardo. Ogni riferimento alle regioni in superdeficit non è assolutamente casuale: oggi Campania, Molise e Lazio parteciperanno al tavolo col governo sui piani di rientro, per loro si avvicina il fantasma dell'aumento delle addizionali Irpef (+0,30%) e Irap (+0,15%) dopo lo stop ai Fas salva-debito.?Che la manovra «sarà dura» lo ha ammesso ieri il leader leghista, Umberto Bossi, mentre la maggioranza del Pd chiede misure eque e aspetta di conoscere il dettaglio degli interventi prima di prendere una posizione «ma sia chiaro – ha detto Bersani – che quelli che hanno messo a posto i conti siamo noi». Un concetto ribadito da Romano Prodi, ospite in una trasmissione televisiva, dove ha ricordato le manovre di «messa in sicurezza dei conti» adottate dal suo governo per poi aggiungere di non aver «ancora capito la strategia e i numeri di questo governo». Solo l'Idv per il momento già assicura che non voterà la manovra di Tremonti e che, nei prossimi giorni, ne presenterà una alternativa. ?A parte le novità del capitolo sanità sul menù degli interventi allo studio sono circolati pochi particolari nuovi. L'ipotesi più consistente è sul fronte dei trasferimenti ai comuni, tema sollevato dallo stesso Tremonti a Bruxelles, che ha parlato di 15 miliardi che lo stato gira ai municipi come di una dote su cui «i margini di intervento sono enormi». La nuova stretta potrebbe sommarsi al taglio di due miliardi già stabilita con la manovra triennale 2008 per i prossimi due anni, mentre verrebbe confermato un trasferimento di soli 500 milioni per il 2010. Altro particolare che ha trovato più di una conferma è sui tagli agli stipendi dei dirigenti con un reddito lordo superiore agli 80mila euro. La riduzione sarebbe del 5 o 10%, forse progressiva e riguarderebbe solo la parte eccedente la soglia degli stipendi di dirigenti di prima e in parte anche di seconda fascia oltre a magistrati, prefetti e diplomatici (i cui emolumenti non sono contrattualizzati). Ma per contenere la spesa per i dipendenti si punta anche a rendere più selettivi tutti gli automatismi che oggi garantiscono progressioni dei redditi (scatti di anzianità, e carriera). Oltre al blocco dei contratti e del turn-over (per l'80% dei vuoti in organico) il menù dei tagli si completa con il pacchetto previdenziale. Le opzioni sulle finestre di uscita per vecchiaia e anzianità, dal 2011, sono pronte per la scelta politica (il risparmio massimo può arrivare a 1,5 miliardi strutturali). Anche di questa misura certamente parleranno oggi Tremonti e Berlusconi che ha già confermato il suo paletto politico: nessuna aumento delle tasse.? ?Le ipotesi in campo?Ticket da 10 euro sulla specialistica ?1 ?Nato con la Finanziaria per il 2007 del governo Prodi, il superticket su specialistica e diagnostica da 10 euro è stato ripetutamente bloccato, prima da Prodi stesso, poi da Berlusconi con le manovre varate in questi anni. Non senza continue frizioni con le regioni. Tanto che in questi anni è stata prima finanziata dallo stato solo una parte della copertura che vale 834 milioni su base annua. Ora è allo studio la mancata copertura dell'intera o di una parte dell'intera somma. Se decidessero di non aplicarlo, le regioni dovrebbero provvedere alla copertura con proprie risorse.
Taglio dei trasferimenti dello stato ai comuni ?2 ?Il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, ieri lo ha detto chiaramente: «Esistono trasferimenti dal ministero degli Interni ad una platea di Comuni che ammontano a 15 miliardi di euro ogni anno. I margini di intervento sono dunque enormi». L'ipotesi che circola è di un taglio aggiuntivo rispetto ai 2 miliardi di minori trasferimenti già previsti per il 2011 e 2011 dal dl 112 dell'estate 2008. Per quest'anno i trasferimenti assicurati dovrebbero fermarsi a 500 milioni di euro, una dote che ancora non copre il taglio dell'Ici sulla prima casa?Blocco delle finestre per il pensionamento ?3 ?Escluso l'intervento sulla finestra del prossimo mese di luglio per le pensioni di anzianità, l'ipotesi proposta al vaglio dei ministri prevede un intervento strutturale a partire dal 2011 sia per le finestre di anzianità (sono 2) sia quelle che regolano il ritiro per la vecchiaia (sono 4). Potrebbero essere ridotte fino a un'unica finestra per tutti, con un risparmio pari a 1,5 miliardi. Ma le simulazioni prevedono anche altre combinazioni. Confermata, poi, la stretta sulle false invalidità, in aggiunta alla ricognizione Inps già prevista per il 2010?Stop dei contratti e taglio ai dirigenti ?4 ?Sulla pubblica amministrazione gli interventi, a questo punto, non dovrebbero riservare grandi sorprese. C'è il blocco del rinnovo del contratto triennale e la proroga del blocco parziale al turn-over che scade quest'anno (vale per l'80% dei vuoti in organico). Si punta poi a intervenire su tutti gli automatismi che, anche al di fuori del contratto, producono un incremento delle retribuzioni (scatti di anzianità, progressioni automatiche, eccetera). Perde invece quota l'ipotesi di un prelievo sul fondo unico di amministrazione, che paga i contratti integrativi?Riduzione dei costi della politica ?5 ?La quota del 5%, di cui ha parlato finora il ministro Roberto Calderoli, raddoppia. Il taglio dovrebbe partire dagli stipendi di parlamentari e ministri (ma anche degli amministratori locali che lo vorranno) per arrivare alle buste paga dei dirigenti che guadagnano oltre 80mila euro lordi l'anno. Anche in questo caso si parla di intervento biennale. Il taglio, per i dirigenti, sarebbe solo sulla parte eccedente dell'indennità lorda e potrebbe essere anche progressivo. Lo stesso intervento scatterà per magistrati, prefetti e diplomatici?Budget più ridotti per le grandi opere ?6 ?Sono quattro le aree in cui l'intervento dell'Economia potrebbe prendere piede. Si partirebbe dalla riduzione degli stanziamenti già previsti per il 2011-12 nella manovra triennale con i 300 milioni per Anas, Fs e ricapitalizzare lo Stretto di Messina. Ma si potrebbe anche rinunciare ai 1.428 milioni ancora restanti degli 11,2 miliardi del fondo infrastrutturale alimentato dal Fas e dalla legge obiettivo. Terza ipotesi una rimodulazione dei fondi complessivi e, quarta e ultima opzione, il taglio dei mutui per gli interventi finanziati ma mai decollati
MERCOLEDÍ 19 MAGGIO 2010


http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Editrice/IlSole24Ore/2010/05/19/Economia%20e%20Lavoro/2_C.shtml

IL REDDITOMETRO RIPARTE DA FAMIGLIA E SPESE

il sole 24 ore
19 5 2010


Compliance "monitorata" per più di 40 milioni di contribuenti. Oltre alla lotta all'evasione, fra gli obiettivi del nuovo redditometro, presentato ieri dall'agenzia delle Entrate a professionisti e categorie produttive (che conferma in linee generali le anticipazioni del Sole 24 Ore del 14 e 15 maggio scorso), c'è quello di mettere sotto la lente tutti i contribuenti: e nel 2009 sono stati in tutto 41,8 milioni i modelli Unico, 730 e 770 presentati. Il redditometro, una volta perfezionato sarà messo a disposizione dei contribuenti, per confrontare se il proprio reddito è in regola con quanto il fisco può – partendo da dati reali e con un forte "impatto" anche emotivo sui giudici – verosimilmente dimostrare. E magari adeguarsi, dichiarando il "giusto".
Il nuovo redditometro misurerà il reddito degli italiani a partire dalle spese, pesandone l'impatto a seconda della composizione del nucleo familiare, e terrà conto anche della collocazione geografica, considerando, oltre alle macroaree del paese (nord, centro, sud, isole), anche la tipologia del comune di residenza. Come hanno osservato alcuni dei partecipanti all'incontro: «Il campionamento che ci è stato mostrato si fonda sulla famiglia tradizionale, ma la realtà è ormai molto diversa, vanno considerate le famiglie di fatto che cambiano di molto la situazione».
A partire dalle spese, dunque, si ricostruirà il reddito presunto del contribuente. Come avviene già oggi, ma costruendo una regressione che faccia interagire le diverse tipologie di spese degli italiani (aggiornate con tutta una serie di nuovi elementi, si veda la scheda in alto). E se in passato fu necessario fare un modello di dichiarazione che fu dichiarato "lunare", che peraltro ebbe vita breve, oggi i dati il fisco li ha già tutti a disposizione. Un esempio citato nell'incontro è quello dell'acquisto delle auto. Circa 97mila soggetti – su un campione di 800mila famiglie osservate – hanno acquistato nel 2007 auto che costavano circa il doppio del reddito dichiarato. E tra questi circa un 15% sarebbe rappresentato da lavoratori dipendenti, un 25% da titolari di redditi d'impresa e circa un 40% da autonomi. Poi ci sono i titolari di redditi diversi che, in parte, hanno dichiarato anche altri redditi tra quelli prima enunciati.
Il fisco aveva già la capacità di incrociare questi dati, ma il nuovo redditometro permetterà anche ai contribuenti di valutare la propria situazione. Uno degli elementi di novità del redditometro, dunque, è la scommessa sulla capacità di orientare i contribuenti in fase di dichiarazione e non solo i controlli del fisco.?Nessun automatismo ha poi assicurato ai rappresentanti di professionisti e contribuenti il direttore Accertamento dell'agenzia delle Entrate, Luigi Magistro, che ha dato garanzie sul contraddittorio. Ma i rappresentanti di professionisti e categorie hanno concordemente sottolineato che ciò potrà avvenire solo se sarà modificata adeguatamente la normativa attuale sul redditometro.
Per i commercialisti, Roberto D'Imperio, conferma: «Siamo sempre d'accordo se si tratta di lotta all'evasione. Però occorre mettere nelle condizioni di potersi difendere anche coloro che difendono i contribuenti onesti. E sarà importante che si crei un modo omogeneo di lavoro tra i diversi uffici». «Bene il superamento di parametri ormai vecchi – commenta Pietro Panzetta, dei consulenti del lavoro –, ma occorrerà essere attenti nella ripartizione di questo reddito in capo ai contribuenti».
Sul carattere interlocutorio di questa prima presentazione del redditometro si sono soffermati molti partecipanti. Andrea Trevisani, di Confartigianato, afferma: «Occorrerà vedere la sperimentazione di questo modello e come si passerà dal consumo familiare al reddito del singolo contribuente». E Antonio Vento di Confcommercio ricorda: «Abbiamo chiesto di essere coinvolti nelle fasi successive e di poterci confrontare sui risultati. In ogni caso occorrerà uno strumento semplice e direttamente comprensibile dai contribuenti». Posizione confermata da Beniamino Pisano di Casartigiani, per il quale, occorrerà tener conto anche dell'esperienza degli studi di settore. E su questo filone, Claudio Carpentieri di Cna, spiega: «Un soggetto congruo agli studi di settore e non in regola con il redditometro, come sarà trattato? Andrebbero certamente privilegiati gli studi che sono un elemento concordato e in cui il contribuente può più facilmente riconoscersi».

http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Norme%20e%20Tributi/2010/05/redditometro-famiglia-spese.shtml?uuid=d75ee048-631b-11df-b805-90ff3ebcf28f&DocRulesView=Libero

DIAZ, VERTICI DELLA POLIZIA CONDANNATI

il sole 24 ore
19 5 2010


Assolti in primo grado, condannati in appello. Per i vertici della Polizia è nel segno di un completo ribaltamento la sentenza che ieri sera, dopo oltre tredici ore di camera di consiglio, hanno emesso i giudici della Corte d'appello di Genova in relazione ai fatti del G-8 del luglio 2001 culminati con l'irruzione delle forze dell'ordine nella scuola Diaz dove erano accampati 93 no global. La sentenza infligge quattro anni di condanna a Francesco Gratteri, direttore dell'Anticrimine e, all'epoca dei fatti, direttore dello Sco; quattro anni di reclusione a Giovanni Luperi, capo dipartimento analisi Aisi, l'ex Sisde e, all'epoca del G8, vicedirettore Ucigos; tre anni e otto mesi per Gilberto Caldarozzi, direttore dello Sco e, nel luglio 2001, vicedirettore dello stesso servizio. I tre alti dirigenti della Polizia sono stati riconosciuti colpevoli del reato di falso ideologico ed è stata anche comminata nei loro confronti l'interdizione dai pubblici uffici per cinque anni. Il procuratore generale, Pio Macchiavello, aveva richiesto condanne per quattro anni e dieci mesi ciascuno per Gratteri e Luperi e quattro anni e sei mesi per Caldarozzi.??La sentenza di ieri sera riconosce le responsabilità dei vertici della Polizia a differenza della pronuncia emessa in primo grado, nel novembre del 2008, che aveva concentrato le condanne sui funzionari e gli agenti che avevano partecipato all'irruzione nella scuola genovese. I giudici di appello hanno inasprito le pene per alcuni dirigenti e funzionari di Polizia che erano già stati condannati nel giudizio di primo grado. In particolare, la pena è stata aggravata, da quattro a cinque anni, di cui tre condonati, per Vincenzo Canterini, comandante del settimo nucleo del reparto mobile di Roma, l'unità operativa che si rese protagonista dell'irruzione alla Diaz. Pena aumentata, da tre anni a tre anni e nove mesi, per il vicequestore Pietro Troiani, ritenuto responsabile del trasbordo all'interno della scuola genovese delle bottiglie molotov per le quali erano stati incriminati i no global accampati alla Diaz. Tre anni e otto mesi sono stati inflitti a Spartcao Mortola, all'epoca dei fatti dirigente della Digos del capoluogo ligure e oggi vicequestore vicario a Torino. Complessivamente la Corte d'appello genovese ha emesso condanne per quasi un secolo nei confronti di venticinque dei ventisette imputati. Il procuratore generale aveva richiesto condanne per 110 anni. In primo grado le condanne erano state tredici per un totale di trentacinque anni e sette mesi. L'assoluzione allora decretata per i vertici della Polizia era stata accolta con veementi cori di dissenso dal folto pubblico e dai no global presenti in aula.??La sentenza per la Diaz segue a pochi mesi di distanza un'altra sentenza d'appello, quella per le violenze commesse alla caserma di Bolzaneto, che ha anch'essa ribaltato il giudizio di primo grado, riconoscendo colpevoli gli imputati, anche se per la maggior parte di essi i reati erano caduti in prescrizione.

http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Italia/2010/05/g8-genova-diaz-condanne.shtml?uuid=58170ac0-630e-11df-b805-90ff3ebcf28f&DocRulesView=Libero

A VENEZIA LA FONDATRICE DI PARKETT

il sole24 ore
13 5 2010


di Angela Vettese??  Sarà una svizzera che conosce bene l'Italia a guidare la 54ª edizione della Biennale Arti Visive a Venezia. Bice Curiger, classe 1948, è partita dalla rivista «Parkett». che ha fondato nel 1984 insieme a Jacqueline Burkhardt, seguendo l'esempio di «October»: il bollettino più colto degli Stati Uniti fondato da altre due donne, Annette Michelson e Rosalind Krauss.?L'idea era quella di una rivista-libro che desse tanto spazio alle immagini quanto alla parola. Nella piccola redazione di Zurigo lavoravano senza un soldo, al punto che la testata venne affidata non a un grafico ma a una nonna così da essere (e rimanere fino a oggi) un ricamo. La formula era quella di coinvolgere gli artisti in edizioni speciali, serigrafie, oggetti multipli da vendere a collezionisti. Così si sperava, prima che arrivassero vendite e abbonamenti, di sostenere la rivista senza cedere ai ricatti della pubblicità e proponendo una formula che prevede saggi con autori scelti dagli artisti, approfondimenti, insomma niente di svelto ma anzi una ponderata "slow critic". Per un artista, avere una copertina su «Parkett», rivista quasi monografica, è un onore che decreta il successo o che lo riporta in auge dopo un periodo di latenza.?Proprio questo dialogo con gli artisti, da Enzo Cucchi (i primi anni videro molta pittura) a Ugo Rondinone, da Karen Kilimnik a John Armleder, da Alighero Boetti a Tony Oursler, ha fatto sì che Bice Curiger potesse conoscerne molti da vicino, lavorandoci fianco a fianco. È questo che porta in dote alla Biennale: un capitale relazionale altissimo, non giocato solo sul contatto veloce che si instaura tra l'artista e il curatore di una mostra collettiva, al contrario investito di tutta l'emotività di chi, insieme, si mette a scegliere come fare un ritratto all'altro. Potere alzare il telefono e dire «fammi una proposta» a un artista bendisposto e buon amico, è la cosa che rende più fertile il lavoro del curatore.?Ovviamente la critica svizzera non ha solo questo dalla sua parte. La sua esperienza editoriale le ha consentito di diventare direttrice anche della rivista della Tate Modern di Londra, «Tate etc», che sta conquistando sempre più visibilità. Sempre alla Tate ha acquisito una tale credibilità da avere, tra l'altro, curato la grande retrospettiva della coppia svizzera Fischli & Weiss. Anche dopo che Vicente Todoli (che l'ha appunto chiamata alla Tate) ne ha lasciato la direzione un mesetto fa, non dovrebbe avere problemi a restare al suo posto.?Un altro asso nella manica è avere tenuto a battesimo alcuni personaggi importanti di area svizzera e tedesca: non solo artisti come Pipilotti Rist, Sigmar Polke, Katharina Fritsch, ma anche il critico che nei sondaggi di mezzo mondo occupa il numero uno della visibilità, Hans-Ulrich Obrist. Molte le istituzioni presso cui ha realizzato mostre: dalla Kunsthaus di Zurigo fino al Guggenheim di New York. I suoi saggi sono stati pubblicati dal fior fiore delle case editrici, tra cui la Mit press di Boston. La sua figura è uno dei molti risultati della grande attenzione che la Svizzera ha prestato all'arte contemporanea a partire dagli anni Sessanta, e del resto anche Harald Szeeman, forse l'ultimo direttore carismatico che la Biennale abbia avuto (1999/2001), veniva dallo stesso humus.?La scelta dunque promette bene, sperando sempre che ci siano i dovuti mezzi oltre che buona volontà. E per fortuna non è disperatamente tardi: una bella Biennale in un anno di tempo si può fare.


http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Editrice/IlSole24Ore/2010/05/13/Economia%20e%20Lavoro/30_B.shtml?uuid=e3573a50-5e55-11df-9173-01a2af354a3e&DocRulesView=Libero

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