Flash news

Marco Marzano, Il Fatto Quotidiano
06 10 2015

I casi della vita. Una decina di giorni fa ho inaugurato il mio blog sul sito del Fatto Quotidiano conunpezzo sulcelibato obbligatorio dei sacerdoti estratto da una puntata domenicale della mia inchiesta sulla Chiesa. In quell`articolo sostenevo,trale altre cose, che il celibato è una regola crudele molto spesso non rispettata dai sacerdoti e che tra questi ultimi sono molti gli omosessuali. Queste affermazioni, pur condivise da molti lettori, hanno scatenato in altri un moto rabbioso. ...
Il Manifesto
06 10 2015

E' stato firmato ad Atlanta il Trans-Pacific Partnership (Tpp), il più grande accordo di libero scambio della storia recente riguarda gli Stati uniti e altri 11 paesi del Pacifico: oltre a Europa e Giappone, vi partecipano Australia, Bruneí, Canada, Cile, Malasia, Messico, Nuova Zelanda, Perù, Singapore e Vietnam.
Dopo otto anni di preparazione, arriva l`ambizioso Trattato neoliberista per contrastare la Cina. ...


Il Manifesto
06 10 2015

Dopo aver ascoltato l`intervento introduttivo del relatore generale, il card. Erdò, verrebbe da dire che il Sinodo dei vescovi sulla famiglia - aperto domenica con la messa di papa Francesco - è già finito. No alla comunione ai divorziati risposati, no alle convivenze e ai matrimoni civili se non sono orientati verso il matrimonio religioso, no alle coppie omosessuali ha detto Erdò, chiudendo tutte le porte che avevano visto aprirsi qualche spiraglio, almeno su alcuni aspetti. ...

Luca Kocci
Linkiesta
05 10 2015

Marta ha 14 anni, vive a Bari e da meno di un mese ha cominciato le scuole superiori. Fino ad ora farla studiare è stata una vera e propria impresa per la sua famiglia. Il padre fa il rottamaio, come dice nel video realizzato da Save The Children in esclusiva per Linkiesta. Un guadagno troppo basso («10, 20 euro… massimo 30 euro», racconta il padre) anche solo per comprare libri o per far sì che Marta possa andare in gita con gli amici o frequentare corsi extrascolastici.

Nella «buona scuola» di Matteo Renzi e Stefania Giannini, al di là degli annunci, c’è anche questo. Perché fare scuola, significa, soprattutto oggi, garantire a bambini e ragazzi quelle «competenze cognitive indispensabili per farsi strada in un mondo sempre più caratterizzato dall’economia della conoscenza, dalla rapidità delle innovazioni, dalla velocità delle connessioni», come ci dicono direttamente dall’associazione umanitaria che, a riguardo, ha stilato un dettagliato dossier.

Parliamo di «povertà educativa», ovvero della privazione delle competenze necessarie ai bambini e agli adolescenti per crescere e vivere. Un dettaglio non da poco, se è vero che l’educazione è la chiave per poter comprendere e interpretare la realtà in cui viviamo.

La situazione in Italia
Secondo i test Pisa (Programme for International Student Assessment, il programma internazionale promosso dall’Ocse che permette di valutare la capacità degli studenti di applicare alla vita di tutti i giorni ciò che apprendono dietro i banchi di scuola), in Italia il 24,7% degli alunni di 15 anni non supera il livello minimo di competenze in matematica e il 19,5% in lettura.

In altre parole, un bambino su 4 «non è in grado di ragionare in modo matematico, utilizzare formule, procedure e dati, per descrivere, spiegare e prevedere fenomeni», mentre un bambino su 5 non è in grado di «analizzare e comprendere il significato di ciò che hanno appena letto». Un risultato tutto fuorché encomiabile, considerando che il nostro Paese si colloca al ventiquattresimo posto su 34 Paesi Ocse nella classifica che misura il livello di competenze minime di bambini e ragazzi. In Europa va ancora peggio, dato che ci posizioniamo solo prima di Portogallo, Svezia e Grecia.

Interessante il raffronto, poi, per aree geografiche. Al Sud, infatti, le stime raccolte da Save The Children peggiorano inesorabilmente. Se al Nord e nel Centro Italia la percentuale di adolescenti che non raggiungono le competenze minime in matematica si attesta tra il 23,2 (Liguria) ed il 13 per cento (Friuli), al Sud e nelle Isole saliamo fino a raggiungere il 46 per cento della Calabria e il 37 della Sicilia. Situazione analoga per i livelli minimi in lettura: al Nord-Ovest il 22 per cento dei minori è in povertà educativa, al Sud si viaggia su una media di oltre il 30%.

Ma non è finita qui. Altro dato su cui bisognerebbe riflettere è relativo alle disuguaglianze di genere associate al contesto geografico. Ancora una volta, il Sud non esce bene dal confronto. Le ragazze meridionali sono maggiormente svantaggiate, sia in matematica che in lettura, rispetto alle loro coetanee settentrionali.

Prendiamo le competenze in matematica. La percentuale delle ragazze che non raggiungono la soglia minima è del 32 per cento al Sud, esattamente il doppio delle regioni settentrionali (16 per cento) e assai di più che al Centro (20%). E i ragazzi? Stesso discorso: il 28 per cento di loro non raggiunge le competenze minime in matematica. E anche qui parliamo esattamente del doppio del dato registrato al Nord (14%).

Status socio-economico e origine migrante
La storia di Marta, raccontata nel video, è eloquente. Specie perché, esattamente come nel suo caso, lo status socio-economico della famiglia è spesso causa di povertà cognitiva. Basti pensare che circa un terzo dei minori di 15 anni che vivono in famiglie con un più basso livello socio-economico e culturale (appartenendo al primo quinto o 20% delle famiglie più disagiate), non raggiunge i livelli minimi di competenza in matematica e lettura.

Ma non basta. Le differenze di reddito dei genitori incidono anche sulla possibilità di fruire di diversi stimoli ricreativi e culturali. I minori che non accedono ad attività ricreative, sportive, formative o culturali toccano quota 64%. Un numero altissimo, che diventa impressionante in Campania (84%), Sicilia (79%) e Calabria (78%). In particolare, il 48,4% dei minori tra 6 e 17 anni non ha letto neanche un libro nell’anno precedente, il 69,4% non ha visitato un sito archeologico e il 55,2% un museo, mentre il 45,5% non ha svolto alcuna attività sportiva.

La nostra analisi, però, non finisce qui. Stando ai dati, un altro fattore determinante per la povertà cognitiva è l’origine migrante dei genitori. I ragazzi di 15 anni figli di migranti soffrono maggiormente questo fenomeno. In particolare, ben il 41% dei minori figli di genitori migranti e non nati in Italia (migranti di prima generazione) non raggiunge i livelli minimi di competenze in matematica e lettura. Tale percentuale scende al 31% in matematica e al 29% in lettura per i cosiddetti ragazzi di seconda generazione nati in Italia da genitori stranieri, e si dimezza ulteriormente per i quindicenni non migranti (il 19% in matematica e il 15% in lettura).

In sintesi, conclude Save The Children, «i bambini e gli adolescenti nati in famiglie svantaggiate hanno minori probabilità di raggiungere le competenze minime necessarie per crescere e lavorare nel mondo di oggi e hanno anche meno possibilità di arricchirsi attraverso la cultura e lo sport».

Scuola italiana: bocciata
Una situazione, dunque, profondamente problematica e per la quale occorrerebbe una pronta soluzione. L’ingiustizia della diseguaglianza, infatti, sta proprio «nel lasciare che il futuro dei ragazzi sia determinato da una ‘lotteria sociale’: dalla provenienza sociale, geografica, migratoria, spesso anche di genere». Ed è esattamente a questo compito che la scuola italiana da troppo tempo rinuncia.

Partiamo dagli asili nido. Se l’obiettivo Ue per il 2020 parla di una soglia minima da raggiungere per i servizi dedicati ai bambini tra 0 e 2 anni fissata al 33% per Paese, l’Italia è ancora molto indietro, dato che si attesta al 13,5%. Le differenze per regioni sono abissali: se nel caso dell’Emilia Romagna e della Valle d’Aosta il target del 33% entro il 2020 è a portata di mano (sono oggi al 27%), in regioni quali Calabria, Campania e Puglia non può che essere un miraggio, dato che la presa in carico non supera il 5%. Stesso discorso anche per “insospettabili” regioni come Veneto e Piemonte, ferme al 15%.

Saliamo con l’età e arriviamo alla scuola elementare. «L’offerta educativa di qualità nella scuola – dicono ancora da Save The Children – si misura innanzitutto attraverso il numero di classi che garantiscono il tempo pieno», intendendolo sia in riferimento al numero di ore per le attività didattiche, sia a quello per le attività extra-curricolari (musica, teatro, sport e via dicendo), e per il sostegno ai bisogni educativi speciali.

Anche in questo caso, il dato è desolante: in media circa il 70% delle classi della scuola primaria non offre il tempo pieno. Solo la Basilicata vanta un’offerta di poco superiore al 50%, mentre in Molise, Sicilia, Campania, Abruzzo e Puglia più dell’80% delle classi non garantisce l’orario lungo. Stesso discorso anche al Nord, con il Veneto che tocca quota 74% e la Liguria il 60. Andrà meglio con la scuola media? Niente affatto. Anzi, il saldo negativo è addirittura maggiore dato che il tempo pieno è un miraggio nell’80% delle classi italiane. Clamoroso il dato molisano: il 99% delle scuole non lo assicura.

Mense, biblioteche, Internet: miraggi e nulla più
E per quanto riguarda i servizi? Peggio che peggio. Nell’era digitale, come detto d’altronde dagli stessi Renzi e Giannini a più riprese, è essenziale preparare sin da piccoli gli studenti alle nuove tecnologie. Peccato però che in diverse regioni italiane da Sud a Nord la percentuale di aule didattiche disconnesse superi il 30% (Basilicata, Piemonte, Veneto, Lazio e Friuli), mentre in Calabria sfiora il 40%.

Per lo meno ci sono i buon vecchi libri cartacei, si penserà. E invece no. Anche per quanto riguarda le biblioteche non brilliamo, dato che, nella stragrande maggioranza dei casi, il servizio è sottodimensionato o poco accessibile. Per non parlare, infine, delle mense. Da un lato, troviamo regioni dove il servizio è assente in quasi un terzo delle istituzioni scolastiche, tra cui Liguria (29%), Lombardia (27%) e Piemonte (27%); dall’altro abbiamo regioni nelle quali il servizio non è presente in circa metà degli istituti, come capita in Sicilia (49%), Campania (51%) e Puglia (53%). Insomma, così messa, tra povertà educativa e dis-servizi, la scuola oggi tanto “buona” non è.

Carmine Gazzanni


Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli
05 10 2015
 
Sono passati ormai quattro mesi, era il 4 giugno scorso, quando il governo ha presentato alla stampa e al pubblico il cosiddetto "portale lgbt", pensato all'interno di una più ampia strategia triennale di contrasto all'omofobia e transfobia che era stata adottata dalla Ministra Fornero. Di questo portale, che doveva essere un importante strumento comunicativo ricco di contenuti scritti e multimediali aggiornati e accurati, in realtà non c'è ombra.

Già quel giorno avevamo fatto notare l'assoluta stranezza della presentazione alla stampa e al pubblico degli addetti ai lavori di un prodotto in realtà non visionabile, non liberamente accessibile e non disponibile sul web (oltre a denunciare con forza contestuale notizia dell'affossamento definitivo dell'asse educazione della stessa strategia deciso in modo unilaterale dal MIUR), e a domanda precisa la Consigliera alle pari opportunità del Premier Matteo Renzi, Giovanna Martelli, ci aveva risposto che si trattava solo di piccoli problemi diplomatici, "della mancanza di qualche firma" e che il portale sarebbe stato disponibile entro una settimana.

In realtà ad oggi il "portale lgbt" risulta semplicemente inabissato nelle sabbie mobili di un Governo pauroso e omofobico che non ha il coraggio di affrontare a viso aperto le scontate polemiche degli integralisti cattolici sul tema. Una situazione gravissima che ha visto, tra l'altro persino la restituzione della parte dei fondi destinati alla ormai inattuale asse educazione per il contrasto di omofobia e transfobia, un incredibile ritardo nella comunicazione dei risultati dei bandi per gli interventi nelle scuole, chiusi da ormai dieci mesi, e l'attacco allo stesso ruolo dell'Unar nel contrasto a omofobia e transfobia. Le promesse del Governo e le parole della consigliera Martelli sono state insomma smentite dai fatti.

“Una situazione surreale e gravissima" attacca Andrea Maccarrone, Presidente del Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli "che vede il Governo Renzi sempre più ostaggio degli integralisti omofobi e del tutto incapace di portare avanti con convinzione e serietà persino le politiche già annunciate e messe in campo in precedenza. Agli annunci roboanti sulla legge ghetto delle Unioni Civili, seguiti per altro da continui rinvii, si accompagna poi l'effettivo svuotamento di ogni altro intervento reale di contrasto all'omofobia e transfobia, tanto più grave quando la cronaca, anche degli ultimi giorni, dimostra la gravità e la persistenza di questi fenomeni nel nostro Paese".

"Siamo stanche e stanchi" conclude Maccarrone "di doverci confrontare con una classe politica pavida e incapace di offrire reali risposte. Il Presidente del Consiglio Matteo Renzi dica finalmente cosa intende fare per contrastare il gravissimo fenomeno dell'omofobia e della transfobia e, soprattutto, lo faccia davvero! Metta subito on line il Portale lgbt fantasma prima che questa spy story sfoci nel ridicolo, rimetta la faccia sulle politiche anti-omofobia nelle scuole, che sono sotto un continuo attacco ideologico e, magari nomini qualcuno al Ministero delle Pari Opportunità che il suo Governo ha di fatto cancellato".

Il Giorno
05 10 2015

È mezzanotte e qualche minuto. Cenerentola a quest'ora starebbe già correndo verso casa prima che si rompa l`incantesimo. Invece Giulia, 17 anni e capelli con mèche viola, se la spassa ancora in pista "pogando" e ballando che è un piacere insieme ai suoi amici. "E ancora presto per tornare a casa. E poì finché c`è mia madre qui...". Già, la mamma è in un angolo della gradinata che si affaccia sulla pìsta da ballo del Velvet, e non si perde i movimenti della figlia per un attimo. ...
La Repubblica
05 10 2015

Lui i figli li educava così. Scariche elettriche e secchi d'acqua gelata d'inverno, per far capire chi comandava in casa. Un padre di 47 anni, di nazionalità algerina, che viveva a Varcaturo
vicino a Giugliano, la terza città della Campania, è stato arrestato per maltrattamenti in famiglia e stalking per aver sottoposto a tortura il figlio quando aveva 12 anni. I fatti risalgono infatti al 2012. ...
Corriere della Sera
02 10 2015

La sigla è oscura, Isee, e per comodità molti lo chiamano riccometro. ma dietro quelle quattro lettere c'è la vita combattuta ogni giorno da milioni di italiani: mamme e papà che vogliono sapere se c'è un posto all'asilo nido, studenti che fanno domanda per una borsa di studio, famiglie che si mettono in lista per una casa popolare. ...

No Borders Ventimiglia
02 10 2015

All’alba di Mercoledì 30 Settembre due ruspe e tre camion hanno distrutto in sei ore un luogo di solidarietà costruito in oltre tre mesi grazie al supporto dei migranti in viaggio e dei solidali di tutta Europa. Hanno pensato che oltre alle tende, alla cucina, alle docce, avrebbero demolito anche il cuore della lotta No Borders. Si sbagliano: il Presidio ha mostrato di valicare ogni barriera fisica e materiale contrapponendo alle barriere la costruzione comune di un territorio di solidarietà, relazioni e lotta internazionale per la liberà di movimento per tutte/i e contro ogni confine.

Quello che abbiamo visto accadere in questi mesi a Ventimiglia, avviene anche altrove: Choucha, Lampedusa, Calais, Parigi, per citarne solo alcuni. Sono altri luoghi di resistenza, posti di frontiera interni ed esterni della “Fortezza Europa”. Spazi di transito dove alla violenza del viaggio, dei maltrattamenti subiti dalla polizia e dai trafficanti, si unisce la violenza del confine materiale, una linea immaginaria militarizzata senza pudore. La violenza di un limbo in cui i migranti diventano pedine da ripartire tra vari stati in un gioco di ambiguità legislative. Vediamo un’Europa che professa libertà di movimento mentre Schenghen si riduce ad ennesimo dispositivo che rafforza le gerarchie tra chi è cittadino e chi non lo è e per questo rimane intrappolato nelle disposizioni di Dublino III, che vincola la domanda d’asilo al primo paese di arrivo.

Sappiamo bene che il controllo non è l’unica strategia messa in campo nella gestione della migrazione: quel che denunciamo, oltre alla chiusura dei confini, è il drenaggio classista e razziale dei flussi, attraverso cui gli stati cercano di accaparrarsi la manodopera più qualificata, talvolta creando un vero e proprio “business dell’accoglienza” in cui i rifugiati diventano possibilità di profitto per le cooperative, talvolta attraverso lo sfruttamento redditizio dell’illegalità, sistematicamente infine nello sfruttamento sul lavoro.
Meno di un mese fa scrivevano che a Ventimiglia non c’erano più migranti, e in poco tempo il nostro campo ospitava 220 migranti in transito. Oggi viene scritto che la giornata del 30 settembre, iniziata con uno sgombero e finita con la spartizione degli ottanta presidianti tra commissariato, carabinieri e Croce Rossa, “è stata una giornata di soluzioni”.
Il confine resta però chiuso e i migranti che erano disposti a rischiare la propria vita sugli scogli per rivendicare il diritto all’autodeterminazione, sono ora per strada.

I solidali restano con loro. Loro restano con i solidali. Resteremo uniti nella lotta finché “le soluzioni” pensate non portino all’apertura del confine: é questa la decisione che ha concluso la prima assemblea del No Borders Camp in esilio.
Distruggere le nostre cose, circondarci con centinaia di agenti e decine di blindati, non è una risposta al problema dell’abominio rappresentato dai respingimenti in frontiera.

I migranti arriveranno ancora, e le stesse violazioni saranno perpetrate. Ci hanno tolto casa ma non ci hanno fermato. Oggi siamo più forti, più determinati e ancora più uniti.
Chiamiamo con un appello internazionale chiunque sia convinto, assieme a noi, che la storia della lotta contro i confini sia solo all’inizio e che oggi, ancora più che ieri, sia il momento di gridare con tutte le nostre voci:

WE ARE NOT GOING BACK!

DOMENICA 4 OTTOBRE 2015 ORE 14:30 ALLA STAZIONE DI VENTIMIGLIA
MANIFESTAZIONE INTERNAZIONALE

HURRYA !!

Il Fatto Quotidiano
02 10 2015

Credo che in molti, in Italia, abbiano ascoltato con meraviglia la durezza con cui Germania e Volkswagen hanno riconosciuto l'imputazione e giudicato se stessi. Spero che non sembri un'esagerazione dire che ciò accade perché la Germania contemporanea fonda le sue radici culturali e politiche sulla coscienza e conoscenza di ciò che è accaduto negli anni di Hitler, di guerra, di occupazione, di persecuzione. ...
Il Venerdì di Repubblica
02 10 2015

Mina ha 14 anni e vive a Cibu, nelle Filippine. Non va più a scuola e non riesce a dormire - soffre di depressione, mancanza di autostima, comportamenti autodistruttivi - perché, da quando il padre ha dovuto smettere di fare il pescatore per una malattia, lei mantiene la famiglia togliendosi i vestiti davanti a una webcam. ...

Antonella Barina

Stop Ttip Italia
01 10 2015

Dal 10 al 17 ottobre in tutta Europa si celebra la Settimana europea di mobilitazione Stop TTIP (l’accordo di libero scambio e investimenti tra Unione Europea e Stati Uniti), ma che si pone l’obiettivo di accendere i riflettori anche sul TPP (il trattato di libero commercio e investimenti transpacifico tra Stati Uniti, Canada e vari Paesi asiatici), il TiSA (il negoziato di liberalizzazione dei servizi, che tocca molti settori) e il CETA (il trattato di libero scambio e investimenti tra Canada e Unione Europea.

 Il 10 OTTOBRE IN TUTTA EUROPA CELEBRIAMO UNA GIORNATA STOP TTIP

Si svolgeranno eventi delocalizzati nella maggior parte dei Paesi dell’Unione. La più grande manifestazione è attesa a Berlino (e il Comitato Stop TTIP Bolzano parteciperà a quella mobilitazione), ma c’è bisogno che anche in moltissime città italiane si svolgano iniziative di informazione e mobilitazione.

Dal 15 al 17 ottobre a Bruxelles, insieme ai movimenti europei contro l’austerità, molte associazioni che si battono contro il TTIP protesteranno contro il Vertice europeo mentre il 14 ottobre negli Usa si celebrerà una giornata d’azione sull’impatto dei cambiamenti climatici.

I COMITATI STOP TTIP ITALIA RACCOGLIERANNO LE FORZE E LIBERERANNO LA CREATIVITA’! E’ importante segnalare via email a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. le iniziative che verranno promosse, e che verranno caricate mano a mano in una pagina dedicata del sito

IL 6 OTTOBRE CHIUDE LA PRIMA FASE DELLA RACCOLTA DELLE FIRME STOP TTIP. IL TRAGUARDO DEI 3 MILIONI NON E’ LONTANO: ACCELERIAMO! Firmate e fate firmare all’indirizzo https://stop-ttip.org

LA RACCOLTA FIRME, COMUNQUE, CONTINUERA’ per dimostrare a chi manovra il trattato che il dissenso continua a crescere.

L’idea creativa che questa volta condividiamo con le associazioni europee è “AFFARI SPORCHI”. business men & women compariranno in strada a svendere acqua, sanità, cibo, diritti.

A questo link https://www.trade4people.org/ potete trovare le attività previste in Europa. Siete invitati a segnalare tutte le vostre iniziative aggiungendole alla mappa (cliccando sul simbolo “+”). La traduzione del sito in italiano è pronta,  sarà presto online.

ADOTTA UN PARLAMENTARE
E’ importante che i Parlamentari europei e nazionali eletti nel nostro territorio sappiano che ci stiamo mobilitando. Scriviamogli, invitiamoli; teniamoli aggiornati su email, facebook e twitter… ci faremo sentir tanto anche nei prossimi mesi.

E’ abbastanza evidente che i nostri diritti democratici, la sovranità alimentare, l’occupazione e l’ambiente sono sotto attacco su tutti i fronti geografici e tematici, quindi è il momento di spingere sull’acceleratore della mobilitazione.

Come sappiamo bene, tutto ciò che ha impedito che questi mostri viaggiassero leggeri e in larga parte sotto silenzio verso una comoda approvazione è in gran parte dipeso dalla responsabilità e l’impegno di persone come tutte e tutti noi, che hanno deciso di non obbedire, informarsi, e dare battaglia politica e culturale all’equazione più commercio=più benessere per tutti. Quindi…

DAJE!!!!

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