Aborto clandestino e legge 194Eleonora Martini, Il Manifesto
24 gennaio 2016

L’aborto clandestino torna ad essere una piaga in Italia, anche se i numeri sono fortunatamente molto diversi da quelli precedenti al 1978, anno in cui venne varata la legge 194 proprio per arginare il fenomeno.
Klimt donneLaiga
14 gennaio 2015

In Italia morire per aborto volontario è un evento straordinario.
Infatti nel 2013 vi sono state 102760 Interruzioni Volontarie di gravidanza e sempre in quell'anno la percentuale di complicanza emorragica è stato del 1,7%, senza nessun decesso.

Lettera aperta alla Ministra Lorenzin

  • Venerdì, 11 Dicembre 2015 12:25 ,
  • Pubblicato in Lettere

Rete AMICA (Associazione Medici Italiani Contraccezione e Aborto)
10 dicembre 2015


L’appropriatezza prescrittiva e la legge 194
Lettera aperta alla Ministra della Salute Beatrice Lorenzin

Gentile Ministra Lorenzin,
Lei sostiene – a nostro avviso giustamente- che il concetto di appropriatezza “si ponga ormai al centro delle politiche sanitarie nazionali, regionali e locali, costituendo la base per compiere le scelte migliori, sia per il singolo paziente che per l'intera collettività: il ricorso inappropriato alle prestazioni rappresenta infatti un fattore di notevole criticità, in grado di minare alle fondamenta la sostenibilità e l'equità del sistema.” Secondo le valutazioni del Dicastero da Lei diretto, evitare l’inappropriatezza nelle prescrizioni e nelle prestazioni potrebbe portare ad un risparmio di oltre 10 miliardi di euro.

Vogliamo allora richiamare la Sua attenzione su una grossolana inappropriatezza, che pesa significativamente sulle casse del nostro Sistema Sanitario Nazionale e che riguarda l’applicazione della legge 194 sull’interruzione volontaria di gravidanza, con particolare riferimento al metodo farmacologico.

Come Lei sa nel nostro paese dopo il 2009 è possibile interrompere una gravidanza indesiderata con il metodo farmacologico entro la settima settimana di amenorrea. Poiché la legge 194 raccomanda “ la promozione delle tecniche più moderne, più rispettose dell'integrità fisica e psichica della donna e meno rischiose per l'interruzione della gravidanza” (art. 15) tale metodo va favorito in alternativa alla procedura chirurgica, poiché sicuro e considerato tra i metodi di scelta per le IVG nelle prime settimane di gravidanza da tutte le più importanti linee guida internazionali.

In molti Paesi del mondo le “pillole abortive” vengono dispensate in regime ambulatoriale, in strutture analoghe ai nostri consultori o addirittura dai medici di medicina generale: in Francia (ma non solo) dal 2004 esiste una rete sanitaria “medico curante-ospedale” rete finanziata con fondi pubblici che permette di effettuare una IVG farmacologica al di fuori della struttura ospedaliera.

Questo dovrebbe essere possibile anche in Italia la legge 194 del 1978 prevede che: “Nei primi novanta giorni gli interventi di interruzione della gravidanza dovranno altresì poter essere effettuati, dopo la costituzione delle unità socio-sanitarie locali, presso poliambulatori pubblici adeguatamente attrezzati, funzionalmente collegati agli ospedali ed autorizzati dalla regione. (art.8)

Nel 2010 il Consiglio Superiore di Sanità, su richiesta del Ministero della Salute e in assoluta discordanza con i dati di evidenza scientifica, ha sostenuto in ben tre pareri, che l’interruzione volontaria di gravidanza con il metodo farmacologico deve essere eseguita in regime di ricovero ordinario, “fino alla verifica della completa espulsione del prodotto del concepimento”. In altre parole: per assumere due farmaci si prevede un ricovero di almeno di tre giorni.

Non essendo il parere del Consiglio Superiore di Sanità vincolante, alcune Regioni hanno adottato il regime di ricovero in Day Hospital per la procedura farmacologica di IVG , seguendo un criterio di maggiore appropriatezza sia clinica che organizzativa dal momento che è appropriato il setting assistenziale che arreca migliore o identico beneficio al paziente con minor impiego di risorse.
In questi anni i dati sull’IVG farmacologica riportati dal suo stesso Ministero confermano che le donne che vi si sono sottoposte hanno scelto nella stragrande maggioranza le dimissioni volontarie dall’ospedale, senza che questo abbia comportato un aumento delle complicazioni. Tali dati sono sovrapponibili a quelli riportati nel resto del mondo, dove la procedura viene eseguita per la gran parte in regime ambulatoriale.
Perché dunque in Italia dobbiamo ancora occupare un letto ospedaliero quando non ve ne è necessità?

Gentile Ministra Lorenzin,
in virtù dello sforzo cui Lei chiama tutti noi, medici e cittadini, al fine di migliorare l’appropriatezza delle prestazioni, Le chiediamo di adoperarsi per rendere accessibile l’interruzione volontaria di gravidanza con il metodo farmacologico nei consultori familiari e nei poliambulatori, come previsto dall’articolo 8 della legge 194, o, quando necessario in regime di Day Hospital, e non, come oggi avviene nella maggior parte dei casi, in regime di ricovero ordinario.

Le risorse finanziarie così risparmiate potrebbero entrare a far parte degli investimenti da Lei stessa auspicati, fra tutti il potenziamento della rete dei consultori e un più facile accesso alla contraccezione, onde evitare le gravidanze indesiderate e concretamente il ricorso all’aborto.

AMICA
Associazione Medici Italiani Contraccezione e Aborto

Cristina Damiani Presidente di AMICA, Azienda Ospedaliera San Giovanni Addolorata
Patrizia Facco Ospedale Sandro Pertini Roma
Paola Lopizzo Azienda Ospedaliera San Giovanni Addolorata
Marina Marceca Ospedale San Filippo Neri Roma
Gelsomina Orlando Azienda Ospedaliera San Giovanni Addolorata
Mirella Parachini Ospedale S.Filippo Neri Roma
Anna Pompili Consultori RME
Daniela Valeriani Azienda Ospedaliera San Camillo-Forlanini

Ru486 e diritti delle donneEleonora Cirant, Zeroviolenza
10 dicembre 2015

Se "il taglio agli sprechi" è uno dei cavalli di battaglia del governo Renzi, la Ministra della salute Beatrice Lorenzin dovrebbe correggere le linee guida sulla somministrazione della Ru486, aborto farmacologico.
Niki de Saint Phalle, MaternitàEleonora Cirant, Zeroviolenza
30 novembre 2015

I dati forniti ogni anno sulle interruzioni volontarie di gravidanza dal Ministero della salute sono raggruppati per regione. Il Pd in Lombardia li ha raccolti, invece, per singolo  presidio ospedaliero.

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