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Circolo Mario Mieli
22 08 2014

A memoria d’uomo è la prima volta che nel Parlamento cubano ci sia qualcuno che dice no alle proposte che vengono sottoposte a voto. In generale, il Parlamento di Cuba si riunisce un paio di volte l’anno. Nella sessione del dicembre 2013 – ma la notizia è solo di queste ore – Mariela Castro, cinquantatreenne figlia del presidente di Cuba Raúl Castro e attivista per i diritti degli omosessuali, si è schierata contro un progetto di legge che, a suo modo di vedere, non offriva sufficienti garanzie per le persone transessuali o per quanti sono affetti da AIDS/HIV.

Leggiamo su Il Post:
La legge in questione vieta le discriminazioni sulla base dell’etnia, del genere o delle preferenze sessuali dei lavoratori.

Sul blog di un attivista a favore dei diritti della comunità LGBT, Mariela Castro ha detto che non ha potuto votare a favore della legge perché questa non prevedeva «la certezza che i diritti di persone con una differente identità di genere venissero esplicitamente riconosciuti», facendo riferimento ai transessuali. Nella legge sono inoltre assenti riferimenti ai lavoratori malati di AIDS.

La figlia di Raúl Castro è leader del CENESEX – Centro Nacional de Educación Sexual, organo ufficiale che ha fatto molto per risolvere nel corso degli anni le discriminazioni nei confronti del collettivo LGBT di Cuba e si è adoperato specialmente per le persone transessuali.

Ricordiamo che solo nel 2010 Fidel Castro ammise che la persecuzione delle persone omosessuali a Cuba fu “una grave ingiustizia” e che avvenne perché lui era impegnato in altre questioni e non poté occuparsi della questione.

Affermò in quell’occasione il Líder máximo:
Se qualcuno è responsabile, sono io. È stata una grande ingiustizia, in quei momenti non mi potevo occupare di questo caso. Ero immerso nella crisi di ottobre [la “crisi dei missili” tra gli Usa, l’Urss e Cuba nel 1962], nella guerra e nelle questioni politiche.

Morivano uno a uno, di un virus che pareva colpire soltanto loro e che subito divenne il cancro dei gay, la peste omosessuale, la punizione divina per il peccato abominevole. Una scelta sessuale che raramente si era dichiarata come gesto libertario e politico, che era stata tranquillamente promiscua, protetta dall'ipocrisia familiare e sociale, divenne un'ignominia, un pericolo pubblico. ...
Considerando l'impegno un bisogno di sopravvivenza etica e non solo una necessità delle circostanze, Nadine Gordimer continuò a porsi nella traiettoria di nuovi ostacoli: la posizione sbagliata del governo nero sudafricano sull'Aids, la corruzione del nuovo potere, le rinascenti forme di censura. ...

Internazionale
17 07 2014

Le infezioni e i decessi causati dall’aids sono in calo ed entro il 2030 sarà possibile controllare la diffusione del virus hiv “in tutte le regioni e in tutti i paesi” del mondo. Lo sostiene un documento dell’Unaids, il programma delle Nazioni Unite per la lotta contro l’aids.

Secondo le Nazioni Unite ci sono stati 2,1 milioni di nuovi casi di hiv nel 2013, un calo di 3,4 milioni rispetto al 2001. Il numero totale di persone infette da hiv si è stabilizzato attorno ai 35 milioni. Dal 1980 a oggi l’aids ha ucciso 39 milioni di persone sui 78 milioni che si sono ammalate.

Dal 2001 a oggi, i casi di hiv sono calati del 38 per cento e le morti legate all’aids sono calate del 35 per cento (1,5 milioni rispetto ai 2,4 milioni del 2005).

“Oggi più che mai c’è la speranza che mettere fine all’aids sia possibile. Ma continuare l’approccio attuale può non bastare per sconfiggere l’epidemia”, si legge nel comunicato dell’Unaids.

La regione più colpita è ancora l’Africa subsahariana, dove ci sono 24,7 milioni di malati (il 58 per cento sono donne) e dove l’aids ha causato 1,1 milioni di morti nel 2013.

Il virus dell’hiv, ricorda la Reuters, può essere trasmesso attraverso il sangue, il latte materno e lo sperma, ma può essere tenuto sotto controllo grazie all’assunzione di farmaci antiretrovirali, che hanno l’obiettivo di ridurre e limitare la replicazione di nuove copie del virus.

Un’infografica dell’Afp mostra i risultati della ricerca dell’Unaids: nella colonna di sinistra ci sono le zone e le fasce della popolazione più colpite, su quella a destra i dati sulla diffusione e l’efficacia delle cure.

Secondo l’Unaids, nel 2013, 12,9 milioni di persone nel mondo hanno avuto accesso alle cure. Si tratta di un grande miglioramento rispetto ai 10 milioni dell’anno precedente e ai cinque milioni del 2010, aggiunge l’organizzazione.

Nel 2013 per combattere l’aids sono stati messi a disposizione 19,1 miliardi di dollari e, secondo le stime delle Nazioni Unite, nel 2015 serviranno tra i 22 e i 24 miliardi di dollari. “I prossimi cinque anni saranno determinanti per i prossimi 15″, si legge nel comunicato dell’Unaids.

Repubblica.it
11 07 2014

Le nuove linee guida dell'Organizzazione Mondiale della Sanità consigliano agli omosessuali di sesso maschile di prendere farmaci antiretrovirali in via preventiva. Tra gli uomini gay il rischio di contagio è 19 volte più alto rispetto al resto della popolazione. Nel mondo 35,3 milioni di sieropositivi

Aids, allarme Oms: malattia dilaga tra omosessuali, serve prevenzioneL'Oms lancia l'allarme: l'Aids, una delle malattie a trasmissione sessuale più temibili, sta 'esplodendo' tra gli omosessuali. Sebbene la malattia abbia subito un notevole arretramento negli ultimi anni, i dati dell'Organizzazione mondiale della sanità parlano chiaro: tra gli omosessuali di sesso maschile il rischio di contagio è 19 volte più alto che nel resto della popolazione. Per questo le nuove linee guida dell'organizzazione con sede a Ginevra invitano i gay ad assumere i farmaci antiretrovirali come forma di prevenzione.

"Constatiamo una esplosione dell'epidemia in questo gruppo a rischio - ha affermato Gottfried Hirnschall, che dirige il dipartimento Hiv dell'Oms - soprattutto per un abbassamento della guardia dal punto di vista della prevenzione".

L'Organizzazione mondiale della sanità mostra preoccupazione in particolare per cinque gruppi di persone considerate particolarmente a rischio, anche perché si tratta spesso di persone che hanno difficoltà di accesso alle cure: oltre agli omosessuali di sesso maschile, l'Oms segnala le lavoratrici del sesso, alcune donne transgender, tossicodipendenti e detenuti. Studi dell'Oms stimano che le prostitute sono 14 volte più a rischio di contagio rispetto alle altre donne, mentre tossicodipendenti e transgender hanno un rischio contagio 50 volte superiore alla media.

Lo scorso maggio le autorità sanitarie statunitensi avevano consigliato i farmaci a tutti i gruppi a rischio, sulla base di studi che indicano che una pillola al giorno unita al preservativo abbassa il rischio del 25%. "Se gli omosessuali seguissero questa profilassi - sottolinea il comunicato dell'Oms - si potrebbero evitare un milione di nuovi contagi in dieci anni".

Attualmente nel mondo 35,3 milioni di persone sono sieropositive. Un numero in aumento anche perché, grazie ai passi avanti fatti nella diagnosi e al maggiore accesso ai farmaci, diminuiscono i decessi: in tutto il mondo nel 2012 sono stati 1,6 milioni dopo il picco di 2,3 milioni del 2005. E dal 2011 al 2013 le nuove infezioni da Hiv sono calate di un terzo.

Tuttavia non bisogna abbassare la guardia. Pochi mesi fa era arrivato l'allarme di uno dei massimi esperti di malattie infettive, Jeremy Farrar, direttore del Wellcome Trust, una delle principali fondazioni di ricerca al mondo, secondo il quale una nuova 'pandemia' di Hiv è possibile nei prossimi 20 anni, per lo sviluppo di ceppi del virus resistenti ai farmaci che annullerebbe i progressi compiuti dagli anni '80.

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