Legge Usa sulle emissioni: alt del Senato, verso veto Obama

  • Giovedì, 19 Novembre 2015 09:59 ,
  • Pubblicato in Flash news

Qualenergia.it
18 11 2015

Il Senato ha votato per bocciare il Clean Power Act, la principale legge contro le emissioni di gas serra degli Usa. Obama può superare lo sbarramento con un veto, ma nel caso di un accordo non vincolante a Parigi, così come lo vogliono gli Usa, tutto dipenderà dai futuri presidenti.

Era cosa prevedibile che nel far approvare la storica legge sulle emissioni del settore elettrico Obama avrebbe trovato il fuoco di sbarramento del Senato Usa a maggioranza Repubblicana. Ieri infatti l'aula dell'ala nord del Campidoglio, con 52 voti favorevoli e 42 contrari, ha votato due risoluzioni che di fatto bocciano il Clean Power Act, cioè il provvedimento che tramite l'EPA, l'agenzia per la protezione ambientale, mette dei limiti alle emissioni delle centrali elettriche, sancisce uno stop a nuovi impianti a carbone (che non abbiano tecnologia per la cattura della CO2) e che è il principale provvedimento Usa per la lotta la global warming.

Tre democratici di Stati della "Coal Belt" hanno votato le risoluzioni assieme ai repubblicani, mentre tre repubblicani, due dei quali si ricandideranno alle prossime elezioni, viceversa hanno votato contro. Ora a inizio dicembre anche la palla passa alla Camera. Il presidente Obama ha già annunciato che se le risoluzione anti Clean Power Act arriveranno sulla sua scrivania userà l'arma del veto.

A quel punto, per superare il veto presidenziale e annullare le leggi di Obama sul clima, i repubblicani dovrebbero riuscire a convincere almeno i due terzi di entrambi i rami del Congresso a votare le loro risoluzioni, eventualità altamente improbabile.

L'attacco del Senato alle leggi sul clima ha comunque un certo peso in vista della Cop21 che inizierà tra due settimane a Parigi. Il futuro degli impegni sul clima degli Usa, o meglio del loro mantenimento, dipende infatti dai prossimi presidenti Usa e la cosa è tutt'altro che rassicurante.

Nei giorni scorsi il segretario di Stato Usa, John Kerry, ha chiarito che gli Usa non vogliono che dalla Cop21 di Parigi escano accordi con impegni legalmente vincolanti, scontrandosi su questo con l'UE. Tutti i candidati repubblicani alla Casa Bianca hanno promesso che se eletti stralceranno tutti i provvedimenti di Obama su clima ed emissioni.

In fuga dal disordine climatico mondiale

  • Sabato, 12 Settembre 2015 14:55 ,
  • Pubblicato in La Denuncia

ClimaAnna Maria Merlo, Il Manifesto
11 settembre 2015

Numerosi  studi mettono in luce il legame tra disordine climatico e crisi umanitarie: oggi, nel mondo ci sono già 22,4 milioni di migranti per ragioni climatiche (dati 2013). ...

"Il mutamento climatico è un fatto, non un'opinione"

  • Martedì, 04 Agosto 2015 12:20 ,
  • Pubblicato in L'Articolo
Riscaldamento globaleLuca Celada, Il Manifesto
4 agosto 2015

Non ci poteva essere sfondo più simbolicamente adatto all'annuncio del nuovo piano sul clima presentato ieri, che la ventina di incendi che stanno bruciando in California e in diversi stati dell'ovest. ...

Sblocca Italia e politica energetica: i fossili di Renzi

  • Domenica, 28 Giugno 2015 07:24 ,
  • Pubblicato in ZeroViolenza
Stop trivelleAndrea Boraschi, Zeroviolenza
28 giugno 2015

Per comprendere quanto sta avvenendo oggi in Italia sul fronte energetico conviene fare un passo indietro. Può essere utile, ad esempio, leggere quanto scrive il Ministero dello Sviluppo Economico in un numero speciale del Bollettino Ufficiale degli Idrocarburi e delle Georisorse, pubblicato lo scorso marzo:

Global Project
22 06 2015

A Roma il 22 giugno va in onda l’ennesima operazione di maquillage politico del Governo Renzi. Questa volta il campo in cui “il fiorentino” si cimenta, è quello del cambiamento climatico.

Nel sito governativo “italiasicura” – molto giovanile e molto green – viene presentata l’iniziativa degli “Stati generali sui cambiamenti climatici e la difesa del territorio in Italia”, che si terrà dentro l’aula dei gruppi parlamentari in Via Campo Marzio.

Con un linguaggio quasi da "militante ambientalista" il Governo si fa ascoltatore, mediatore e portatore delle istanze ambientali che vengono dal mondo delle categorie, delle associazioni e, addirittura, da quello dell' "attivismo" in vista del summit COP21 che si terrà nel mese di dicembre a Parigi.

Il Governo parla di energie alternative mentre continua a finanziare l’utilizzo di fonti fossili; parla di valorizzare i prodotti locali e il cibo di qualità, mentre dentro Expo o dentro Eataly l’unica cosa a essere “valorizzata” è il bieco sfruttamento dei lavoratori; parla di riqualificare e rinnovare l’edilizia urbana (case, scuole, edifici pubblici ecc) mentre continua a finanziare le grandi opere e le clientele mafiose che ne fanno parte; parla di diminuzione della CO2 e pensa di farlo tramite lo stoccaggio nel Mare Adriatico, riducendolo a una groviera.

Lo Sblocca Italia è la negazione di ogni “democrazia energetica”, perché aumenta il dissesto idrogeologico dei nostri territori, permette alle grandi multinazionali del petrolio di appropriarsi e speculare sui beni comuni, non prevede nessun piano reale ed efficace sul tema della casa e dell’edilizia pubblica e sociale, permette che si continui a cementificare le nostre città, centralizza e finalizza ogni finanziamento pubblico agli enti locali, infine, tramite la possibilità di definire un sito d’interesse strategico nazionale con la conseguente militarizzazione, nega ogni forma di controllo popolare e di democrazia partecipata.

“Cambiare il sistema, non il clima” non è un semplice slogan, ma una prospettiva politica che per chi non è stupido o non ha interessi di bottega, non può avere nessuna conciliazione e neanche nessuna interlocuzione con chi al governo cerca di recuperare il consenso perduto indossando per l’occasione la maschera – per altro ridicola – di una “democrazia verde”.

Gli stati generali sul clima del Governo Renzi non vanno attraversati ma disertati. Con essi non vanno create occasioni d’incontro, ma di scontro. Per quanto ci riguarda, riteniamo inconciliabile con luoghi e prassi di movimento la partecipazione all’ennesimo palcoscenico renziano.

I sei minuti di visibilità offerti dal governo sottoforma di micro interventi concessi alla "società civile" in cambio della legittimazione pubblica dell'iniziativa non possono che essere rispediti al mittente. Quando si accetta di sedersi al tavolo con chi ogni giorno umilia i nostri territori affossandone ogni possibilità di controllo e di gestione da parte di chi ci vive; quando si parla di profughi climatici e ci si siede accanto ai ministri francesi mentre un‘umanità ritenuta in esubero è accampata sopra gli scogli del confine italo-francese; quando la conquista di un frammento di visibilità prevale sugli obiettivi reali, si finisce con il perpetuare e rafforzare proprio quel “sistema” che lo slogan tanto citato ci dice – giustamente – di cambiare.

L'appuntamento del governo Renzi sul clima, pomposamente rappresentato come l'incontro degli "stati generali", fa parte del problema e non della soluzione: abbiamo bisogno di ossigeno e non di un'altra razione di CO2.

Centri Sociali Marche

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