GiULiA
22 02 2013
Sarà presentato a Milano il volume che raccoglie l'indagine su 600 colleghe della Lombardia "Donne freelance: la famiglia è un lusso?". Martedì 26 al Circolo della Stampa.
Una ricerca, un video e un libro "Donne freelance: la famiglia è un lusso?". L'ultimo lavoro di Nuova Informazione (storica componente sindacale lombarda dei giornalisti) parla di noi: giornaliste, ma non solo, troppo spesso costrette a scegliere tra famiglia e carriera. In un Paese tutt'altro che noto per il suo welfare e che annaspa per non crollare, la vita delle giornaliste diventa ancora più precaria. Dentro e fuori dalle redazioni.
Per sapere come stanno le cose e come le interpretano le dirette interessate, Nuova Informazione ha condotto una ricerca su 600 colleghe libere professioniste della Lombardia, accogliendo e riunendo in un volume anche le loro testimonianze e confrontando i dati raccolti con quelli a livello nazionale. Il punto di partenza è la constatazione, ovvia ma non scontata, che ancora una volta, in questo momento di profonda trasformazione della società, il mercato del lavoro, la politica dell'occupazione e le stesse politiche di welfare presentano criticità che gravano soprattutto sulle donne.
A portare il peso maggiore della precarietà sono indiscutibilmente le freelance, spesso foglie al vento senza garanzie, vittime di ricatti economici dell'editore e delle tensioni nelle redazioni. Ma in un mondo declinato al maschile tutto il lavoro delle donne è sotto schiaffo, e anche chi un contratto ce l'ha si scontra ancora con rigide barriere alla carriera. Come dimostra l'indagine comparativa "Professione giornalista" sui percorsi di carriera delle giornaliste e dei giornalisti italiani condotta dall'Osservatorio di Pavia per il Gruppo sulle Pari Opportunità del Consiglio nazionale dell'Ordine dei giornalisti, i cui risultati saranno illustrati per la prima volta in Lombardia durante l'incontro.
Per saperne di più vi invitiamo alla presentazione
martedì 26 febbraio
alle ore 10,30
presso la sala Tobagi
del Circolo della Stampa,
corso Venezia 48, Milano
Intervengono:
Maria Teresa Manuelli, coordinatrice Gruppo Formazione di Nuova Informazione
Beppe Ceccato, vicepresidente Alg
Monica Bozzellini, consigliera Alg
Paola Manzoni, Gruppo Formazione di Nuova Informazione
Barbara Pedron, Gruppo Formazione di Nuova Informazione
Luisella Seveso, coordinatrice Gruppo sulle Pari Opportunità del Consiglio nazionale dell'Ordine dei giornalisti
Monia Azzalini, ricercatrice dell'Osservatorio di Pavia
Reset Italia
31 01 2013
La giornalista Francesca Santolini del quotidiano “Il Giorno” e Carmela Mazzarelli, Vice Presidente dell’Assemblea provinciale del Partito Democratico ed ex consigliera comunale di Buccinasco, erano insieme ad Assago, per andare a Milano e partecipare alla presentazione del libro ”Le regole dei giornalisti. Istruzioni per un mestiere pericoloso» di Caterina Malavenda, Carlo Melzi d’Eril, Giulio Enea Vigevani. Sulla tangenziale Milanofiori, ad un incrocio, sono state affiancate da un furgone, dal quale un uomo con il volto in parte coperto, ha sparato nella loro direzione, forse anche più di due raffiche di mitra a salve, ammaccando la carrozzeria, senza rompere vetri, su entrambi i lati dell’ automobile: si può solo immaginare lo spavento che hanno avuto, l’ intimidazione è stata fortissima.
L’ incontro mancato, sembra diventare a questo punto sempre più carico di micidiale ironia.
Un po’ di cifre? I Giornalisti uccisi nel 2013 sono fino ad ora 11, 141 nel 2012, 107 nel 2011 , 110 nel 2010, 122 nel 2009, 91 nel 2008, 117 nel 2007, 96 nel 2006…Vi consiglio un video Silencio forzado. Non credo ci sia necessità di traduzione. Diceva Anna Politkovskaja “Non sono un magistrato inquirente, sono solo una persona, sono una giornalista, che vuole descrivere quello che succede a chi non può vederlo.”
Doriana Goracci
NOTA BENE : Colgo l’ occasione per comunicare, io che ovviamente non sono che una volontaria aggiornalista, che l’ Italia per il 2012 si è guadagnata 4 posti all’ ingiù, quantomeno stazionaria: “Come ogni anno “Reporter Sans Frontieres”, l’organizzazione non governativa internazionale che agisce da 25 anni in difesa della libertà di stampa in tutto il mondo, stila la classifica dei Paesi con il maggiore ( o minore) grado di libertà di stampa. La classifica sulla libertà di stampa misura ogni anno il livello dell’indipendenza dell’ informazione in 179 Paesi, e riflette il grado di autonomia di cui godono giornalisti, agenzie di stampa e cybercittadini in ognuno di questi Stati, e le azioni intraprese dalle autorità per farne rispettare i parametri minimi…il rapporto afferma che “la cattiva legislazione osservata nel 2011 è proseguita, soprattutto in Italia (57, +4), dove la diffamazione deve ancora essere depenalizzata e le istituzioni ripropongono pericolosamente “leggi bavaglio”…dietro paesi come il Burkina Faso (46esima posizione), le Isole Comore (51°), il Ghana (30esima posizione), la Papua Nuova Guinea (41esima)” Su Facebook e su Reset Italia, vedrai nel proposito la vignetta di Enzo Apicella che inserisco.Per il 2013, Reporter sans Frontieres comunica: 7 Journalists killed
4 Netizens and citizen journalists killed 191 journalists imprisoned n180 netizens imprisoned.
FONTI: http://en.rsf.org/?dolist=ok/
http://www.gazzettadelsud.it/news/english/32589/RWB-concerned-about-Italian-press-freedom.html
Il Fatto Quotidiano
18 01 2013
Le cariche più alte, come quelle di direttore o caporedattore sono ricoperte da penne maschili quasi nel doppio dei casi rispetto alle colleghe donne. Lo rivela la ricerca dell'Osservatorio di Pavia media research condotta intervistando 76 professionisti, 50 donne e 26 uomini. Alla base della discriminazione, il genere sessuale. Anche per gli unici tre cronisti che lamentano penalizzazioni danno questa motivazione: "Abbiamo chiesto il congedo di paternità".
Sono più qualificate rispetto ai colleghi maschi eppure fanno il doppio della fatica ad arrivare alle posizioni “che contano”, quelle di direttrice o caporedattrice. In Italia solo 14 giornaliste ogni 100, infatti, raggiungono ruoli apicali nel corso della loro carriera, al contrario degli uomini, che, nonostante titoli di studio più bassi, ci arrivano in quasi il doppio dei casi: il 27 per cento.
Le cariche più alte, come quelle di direttore o caporedattore, infatti, sono ricoperte da penne maschili quasi nel doppio dei casi rispetto alle colleghe donne. A rivelarlo è una ricerca dell’Osservatorio di Pavia media research dal titolo “Professione giornalista – Un’indagine comparativa sui percorsi di carriera delle giornaliste e dei giornalisti italiani”, a cura di Monia Azzalini. Nella ricerca, condotta intervistando 76 “penne”, 50 donne e 26 uomini, si mettono a confronto, divisi per genere, i percorsi, le aspettative e i problemi incontrati nel corso della carriera.
Oltre il triplo delle donne rispetto agli uomini riconosce di aver subito discriminazioni dovute al genere. Interessante però notare le motivazioni degli unici tre giornalisti maschi che si sono detti discriminati: due lo sono stati per aver chiesto il congedo di paternità. L’altro, invece, ha ammesso: “Diciamo che in qualche situazione ho avuto un’arma in meno di un certo tipo di colleghe”.
“Abbiamo esaminato le rubriche di commento perché predicono la leadership e la leadership di pensiero ai più alti livelli in tutti i campi”, spiegano le autrici di un altro studio, condotto negli Stati Uniti nel 2011 da The Byline blog (Il blog della firma), che per 11 settimane ha setacciato 7000 articoli di opinione delle più importanti testate statunitensi, dal New York Times all’Huffington Post, passando per i giornali delle università più prestigiose. Il risultato? Su 1410 articoli di interesse generale (economia, politica, sanità, istruzione), le donne ne hanno scritti solo 261. Le firme femminili trovano un po’ più spazio sul web, ma sono comunque relegate ai temi delle 4 “f”: food, fashion, furniture, family (cibo, moda, arredamento, famiglia).