Io infiltrato dentro La Mecca

Faccio il fotografo e sono musulmano, o almeno così risulta la mia identità. Due buone ragioni per osare e sfidare ciò che è tassativamente vietato: fotografare la Sacra Moschea della Mecca. Se è difficile svolgere il mio lavoro in Arabia saudita, è pressocchè impossibile nel luogo più sacro dell'Islam. La polizia religiosa tollera al massimo i selfie con i cellulari, tentazione a cui pochi pellegrini riescono a resistere. Ma è inflessibile se si tratta di apparecchiature professionali. [...] Ci vuole una buona dose di coraggio, e anche un pò di incoscienza, per sfidare il proibito. Anche la convinzione di farlo per una buona causa: nel caso, mi sembrava importante raffigurare la meta finale di un viaggio che milioni di persone affrontano ogni anno per devozione.
Ziyah Gafic, l'Espresso ...

Molenbeek, Jihad nel cuore dell'Europa

  • Lunedì, 09 Marzo 2015 18:42 ,
  • Pubblicato in L'Articolo
Gabriella Greison, Il Fatto Quotidiano
9 marzo 2015

Li chiamano wanna-be jihadist (aspiranti combattenti della Jihad) o anche foreign fighters, si tratta di giovani europei che lasciano il loro paese, la loro famiglia, per partire verso la Siria, verso l'Iraq. Come vengono reclutati, da dove passano, come avviene la conversione all'Islam, tutte informazioni che girano in rete. Il Paese, seppur piccolo, con maggior numero di combattenti in partenza è il Belgio. Al secondo posto c`è la Francia. ...

isisSlavoj Zizek, Diritti Globali
23 febbraio 2015

L’ascesa dell’islamofascismo è la reazione al fallimento delle rivoluzioni arabe e alla scomparsa dei laici: solo l’alleanza tra liberalismo e sinistra radicale può salvare i paesi musulmani dalla deriva fondamentalista. Le recenti vicissitudini del fondamentalismo islamico confermano la vecchia intuizione di Walter Benjamin, e cioè che "ogni ascesa del fascismo testimonia di una rivoluzione fallita": l’ascesa del fascismo rappresenta il fallimento della sinistra, ma al contempo testimonia di un potenziale rivoluzionario, un malcontento che la sinistra non è stata in grado di mobilitare.

A Sarajevo, ogni volta, ti accorgi che tutte le cose essenziali di questo mondo sono state condizionate dalla guerra o meglio dalle circostanze della guerra: l'usura ha distrutto qualche cosa di più profondo delle semplici parti rinnovabili dell'essere. Ti accorgi subito dello sconvolgimento dell'economia generale, la miseria generale che ti investe con una zaffata di lamentazioni, della politica; ma soprattutto lo scompiglio della vita stessa degli individui, l'imbarazzo, l'incertezza, l'inquietudine universali.
Domenico Quirico, La Stampa ...

Grossman: "ma il nostro premier fa propaganda"

"Ritengo che la libertà di espressione sia un diritto supremo di tutti coloro che vivono in una società democratica, finché ciò non comporta l'incitamento alla violenza e all'attacco di altri uomini. Ma ciò non significa che dobbiamo per forza usare sempre ogni diritto che abbiamo". [...] "A volte", spiega, "tutta la saggezza sta nella comprensione che la complessità di vivere in una società multiculturale ci obbliga alla moderazione e a una certa misura di prudenza, quando dobbiamo a fare uso del diritto alla libertà di espressione".
Fabio Scuto, La Repubblica ...

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