×

Attenzione

JUser: :_load: non è stato possibile caricare l'utente con ID: 415


Francesca Sforza, La Stampa

6 aprile 2019

"Avrei dovuto denunciare e non l’ho fatto per paura delle conseguenze, che purtroppo ci sono state. Il problema è che se chi molesta poi viene ‘tutelato’ dall’editore perché dovrebbe pentirsi di quello che ha fatto? Io ho una memoria depositata da un notaio sull’accaduto". È questo uno dei commenti lasciati a margine del questionario diffuso dalla FNSI che ha coinvolto oltre mille giornaliste.

Van Gogh, VentoMonica Pepe
16 novembre 2017

Ascolta il dialogo tra Monica Pepe e Loredana Lipperini a Fahreneti Radio3 

Come un fiume in piena che nessuno sembra più poter fermare, le campagne di denuncia delle violenze sessuali sembrano travolgere tutto, e nessun ambito della vita pubblica, culturale e politica viene risparmiato. Lo spettacolo del “personale globale” è appena cominciato, è la nuova frontiera dell’esproprio dell’umano, una nuova e più avanzata forma di capitalismo emotivo.

Napoli, fascisti aggrediscono e molestano una ragazza minorenne

  • Mercoledì, 18 Novembre 2015 15:01 ,
  • Pubblicato in DINAMO PRESS
DinamoPress
18 11 2015

Ieri sera a Napoli, alcuni noti esponenti di CasaPound hanno aggredito, ferito con un coltello e molestato sessualmente una studentessa di 17 anni. Riportiamo di seguito i comunicati di alcune realtà antifasciste napoletane.

Comunicato delle studentesse e degli studenti napoletani

Ieri sera grave aggressione al Vomero di Casa Pound nei confronti di una studentessa di 17 anni. Oggi conferenza stampa ore 13:30 a Piazza Quattro Giornate, facciamo sentire vicinanza alla ragazza! Qui sotto i fatti e le considerazioni dei suoi giovani compagni...

Ieri alle 21:30 a Via Caldieri, quartiere Vomero, si è consumata una grave aggressione ai danni di una studentessa liceale di 17 anni. Mentre tornava a casa per la strada semideserta, A. è stata fermata, con la scusa di un’indicazione, da un individuo sulla quarantina, da lei riconosciuto come appartenente all’organizzazione neofascista di Casa Pound, che già l’aveva importunata nei giorni precedenti. L’uomo stavolta l’ha afferrata, sbattuta con violenza contro il muro e poi le ha premuto un coltello contro la gola, minacciandola in vario modo, e cosa ancora peggiore, molestandola sessualmente.

La ragazza ha avuto modo di notare che subito dietro di lui c’erano altri tre individui che controllavano la strada, come se l’agguato fosse premeditato. Nonostante le fosse stato imposto di non urlare e la spinta del coltello fosse forte al punto di causare una lacerazione sulla pelle, la ragazza ha trovato la forza di gridare, attirando l’attenzione di un passante di mezza età che aveva già notato la scena. Solo i suoi forti richiami hanno messo fine all’aggressione, costringendo i quattro a dileguarsi rapidamente.

Si tratta di un’aggressione gravissima e vile, messa in atto da quattro uomini, di cui uno sicuramente adulto e armato, contro una ragazza inerme, “colpevole” solo di essere, per i capelli e l’abbigliamento, identificata come un’attivista dei collettivi studenteschi. Un’aggressione sessista, volta a traumatizzate una giovane donna. Un’aggressione riconducibile a Casa Pound, che nelle settimane passate aveva promesso – addirittura con minacce sui social network – “vendetta” contro i ragazzi dei collettivi che nel corso di un’iniziativa di pulizia della zona antistante alla succursale del Pansini, avevano “osato” stracciare degli striscioni inneggianti all’odio e al razzismo.

Come studenti e amici della ragazza pensiamo che quello che sia successo sia davvero senza precedenti. Nonostante l’organizzazione sia nota per la sua violenza – che già nel 2009 causò diverse vittime fra gli studenti napoletani, nel 2011 accoltellamenti fuori l’università “Federico II”, e nel 2013 provvedimenti di custodia cautelare per banda armata, detenzione e porto illegale di armi e materiale esplosivo –, questo atto segna un ulteriore salto di qualità nell’attacco ai suoi “avversari politici”. Un tentativo di intimidire nella maniera più schifosa possibile una ragazza e i suoi compagni, identificati come nemici soltanto perché non vogliono sentire parlare, ancora nel 2015, di fascismo, di odio verso i più deboli, di negazione di libertà e di culto della violenza.

Come studenti vogliamo dire chiaro e forte che non ci faremo intimidire, e che – a differenza dei fascisti, che agiscono nel buio, senza alcuna dignità – risponderemo pubblicamente a ogni tentativo di mettere a tacere le nostre voci critiche. Non ci faremo né fermare né rallentare dalla loro presenza, che è sempre servita ad arrestare i processi di trasformazione e di miglioramento della realtà.

Per questo convochiamo una conferenza stampa ore 13:30 a Piazza Quattro Giornate, per denunciare pubblicamente l’accaduto. Sarà presente la ragazza aggredita, i suoi familiari e compagni di scuola, le sue insegnanti, tutti i cittadini solidali. Chiediamo la massima diffusione e partecipazione!

Studentesse e studenti napoletani

VIDEO: LA DENUNCIA DELLA RAGAZZA AGGREDITA
Comunicato delle realtà antifasciste napoletane in seguito all'aggressione di una studentessa media ad opera di militanti di Casa Pound

Nella serata di ieri, una ragazza appartenente ai collettivi studenteschi è stata aggredita da 4 individui, riconducibili a Casa Pound Italia, uno dei quali armato di coltello, che ha provocato una lacerazione superficiale all'altezza del collo della giovane studentessa, successivamente molestata sessualmente.

Solo le grida e la rabbia della ragazza hanno attirato l'attenzione di un passante, facendo dileguare i quattro fascisti che la stavano aggredendo.

È inaudito che ai giorni nostri non si possa camminare tranquillamente per le strade della nostra città.

È inaudito che ad oggi,personaggi riconducibili all'estrema destra napoletana, abbiano ancora modo di predicare ideali fascisti, xenofobi e sessisti.

É inaudito che una giovane studentessa venga aggredita da 4 persone solo per la sua attività politica all'interno dei collettivi studenteschi.

Da sempre, qui a Napoli abbiamo ripudiato ideali di stampo fascista.

Da sempre abbiamo cacciato via questi personaggi dalle nostre scuole,dalle nostre strade e dai nostri quartieri.

Per questo non ci fermeremo.

Invitiamo tutte e tutti a portare la propria solidarietà alle 13:30 in piazza 4 giornate, dove si terrà la conferenza stampa per ricostruire i fatti della serata di ieri.

Il fascismo non passerà, Napoli è antifascista!

Fonte: globalproject

Giù le mani!

  • Lunedì, 26 Ottobre 2015 08:37 ,
  • Pubblicato in Il Libro
MolestieLara Ricci, Il Sole 24 Ore
26 ottobre 2015

Una donna giovane tiene stretta una cartellina con il suo curriculum e alcuni articoli. Li ha scritti come fossero gli ultimi, sperando che non lo diventino. È una giornalista degli anni Duemila, una precaria cronica. ...


Il Fatto Quotidiano
29 05 2015

Oggi è il Denim day, la giornata istituita 15 anni fa dall’associazione Peace Over Violenze in risposta alla sentenza della Cassazione che nel febbraio del 1999, in Italia assolse un uomo dallo stupro di una ragazza perché indossava un paio di jeans. E in questa giornata lanciamo la sfida di pubblicare articoli con lo stesso titolo: “Perché non ho denunciato” e cominciamo facendolo in prima persona su questo blog su IlFattoQuotidiano.it, su quello di Luisa Betti su il Manifesto, e sul blog La 27 ora sul Corriere della Sera. L’iniziativa è promossa da un gruppo di giornaliste che invitano tutte le altre, giornaliste e blogger, a fare proprio il titolo e l’immagine. E invita tutte le altre donne a raccontarsi rispondendo a: Perché non ho denunciato.

Ho subìto un’aggressione sessuale da un ragazzo. E’ accaduto molti anni fa. Era uno con cui ero uscita. Lo avevo conosciuto ad una festa e ci eravamo dati appuntamento due giorni dopo per cenare in un locale sulla spiaggia. Ma poi, la sera a tavola era stato sgradevole e inopportuno e quanto più io ero a disagio e mi dimostravo irritata, tanto più lui continuava ad assumere un comportamento invadente. Sembrava che ce l’avesse con me. Avevo trovato una scusa per andarmene. Mi ero incamminata per il sentiero che attraversava la pineta, lui mi aveva seguito e mi camminava accanto e mi aveva aggredito all’improvviso, senza dire nulla. Ero andata nel panico e mi ero sentita come fossi una statua di cera, immobile e incapace di reagire.

Poi per fortuna erano arrivate delle persone.

Mi lasciai quella brutta esperienza dietro le spalle e non ne parlai con nessuno. Mi sentivo in colpa, in imbarazzo, questo era il punto. Ero stata sprovveduta? Avevo sbagliato qualcosa? Mi giudicavo e temevo il giudizio degli altri. Avevo già subito in passato, come moltissime altre donne nel mondo, la mia dose di molestie. La prima era avvenuta a dodici anni mentre giocavo a nascondino con delle amiche e poi negli anni successivi molestatori in auto che ti affiancavano se camminavi per strada o aspettavi l’autobus, e alcuni se non rispondevi ti prendevano pure a male parole; ingiurie varie spacciate per “complimenti”, esibizionisti, molestie in posti di lavoro da parte di insospettabili, poi mi era capitato pure per due volte di essere inseguita da sconosciuti mentre ero alla guida della mia auto, eccetera, quella notte d’estate avevo vissuto solo quella peggiore e mi era andata bene.

Non era stato poi così complicato mettere tutto nel cassetto insieme al resto. In fondo c’è un allenamento che precede l’accettazione di una “normalità” della violenza che non dovrebbe essere più accettata come tale. Non cresciamo nella pervasiva giustificazione delle violenze sessiste contro le donne? Non ci impartiscono lezioni fin da quando siamo bambine per apprendere tutte le strategie onde evitare le cosiddette “attenzioni” o violenze degli uomini? Non ci consegnano gli inutili vademecum per evitare lo stupro? Dall’antico consiglio di mamme e nonne di “non accettare caramelle da uno sconosciuto” al “non andare in strade non illuminate” o “non uscire la sera da sole” o “vestirsi adeguatamente”. Istruzioni che a ben poco servono per attraversare strade buie (le violenze avvengono ovunque) o quando le violenze si consumano alla luce dell’ abat-jour, nel luogo dove sono più diffuse, in casa.

Molti anni dopo raccontai quello che accade quella notte. Durante una formazione con una terapeuta che collaborava con un centro antiviolenza e mi sentii di poterne parlare. Ero ancora arrabbiata con me stessa per non avere reagito. La terapeuta mi spiegò che le reazioni in caso di aggressione o pericolo sono attacco e fuga e se si ha la percezione di non avere nessuna delle due possibilità, l’immobilità è una possibile reazione. Fronteggiamo il pericolo con le risorse che abbiamo o pensiamo di avere e molte volte la strategia che le donne mettono in campo per fronteggiare le aggressioni sessuali è la riduzione del danno. Ovvero, cercare di portare a casa la pelle se la percezione o la situazione è quella di essere in pericolo di vita o di subire danni fisici. Ma quante volte nei tribunali la strategia di sopravvivenza messa in campo dalle donne viene scambiata per consenso o ambiguità? E quante volte viene processato lo stile di vita delle donne, le loro scelte?

Forse è per tutte queste ragioni che non ho mai denunciato. O non l’ho fatto perché probabilmente l’unica cosa che volevo veramente era che quel ragazzo sparisse. Non volevo rivederlo più così era stato e mi bastava.

La denuncia è una scelta ma dovrebbe esserlo davvero. Nessuna donna deve essere biasimata perché non denuncia violenze piuttosto ci si deve domandare perché le donne scelgono il silenzio. La strada da prendere è quella di correggere gli errori di un sistema che dovrebbe ascoltarle e difendere i loro diritti e che invece, troppe volte, le condanna per aver detto l’indicibile.

Nadia Somma

facebook