Connessione rete conflittiPaola Rudan, Connessioniprecarie
1 luglio 2017

"È tempo che i movimenti sociali si coalizzino per formare un movimento forte, che abbia idee molto chiare sull’uguaglianza, sull’economia, sulla libertà, la giustizia, e questo significa avere ideali e piattaforme separate dalla politica di partito. Solo a questo punto un movimento sociale è nella posizione di negoziare".
Judith Butler è stata in Italia, a Bologna, per promuovere la conferenza internazionale "The critical tasks of the University" e per partecipare alla Summer School "Sovereignty and Social Movements".
Roma Today
30 dicembre 2015

Per consentire il riordino dei beni comunali, l'Amministrazione Capitolina chiede di lasciare i locali di Casale Falchetti. Associazione 100celle: "Avevamo chiesto la proroga della concessione ed abbiamo continuato a pagare il canone concordato. Vogliamo sia ritirato il provvedimento di sgombero"

Natale rovinato per i tanti cittadini abituati a frequentare la Biosteria, l'orto didattico e la milonga popolare di via della Primavera 319. All'Associazione che aveva in gestione il Casale è scaduta l'assegnazione. Ed il Comune non sembra affatto intenzionato a rinnovarla. Anzi, con una lettera recapitata il 21 dicembre, si chiede di "lasciare bonariamente il bene, entro dieci giorni dalla ricezione" della raccomandata.

UN LUNGO SILENZIO - Una doccia fredda per tantissimi cittadini che da quasi due decadi, avevano trovato negli spazi di Casale Falchetti un importante luogo di aggregazione. "Noi avevamo chiesto a gennaio, cioè sei mesi prima della scadenza, se ci sarebbe stato il rinnovo. Poi eravamo tornati a chiederlo a luglio, ma non ci ha risposto nessuno" ci spiega uno degli attivisti "avevamo pensato ad un silenzio assenso, e pertanto abbiamo continuato a svolgere le nostre attività ed a pagare il canone di locazione". Ma non è bastato.

LA DELIBERA 140 - Per l'amministrazione capitolina il bene deve finire a bando, come previsto dalla delibera 140 del 2014. Non solo. L'Associazione "dovrà garantire la conservazione e la manutenzione dell'immobile, nonchè corrispondere all'Amministrazione Capitolina l'indennità d'uso che sarà comunque soggetta a nuova determinazione". Attualmente, ci spiegano gli attivisti "paghiamo un canone  mensile pari al 20% del valore di mercato, perchè svolgiamo nella struttura attività socioculturali e ricreative". Tradotto in cifre "versiamo da sei anni 650 euro al mese. A conti fatti – ragiona l'attivista – il valore pieno di mercato dovrebbe essere di 3200 euro". Un cifra enorme per le risorse dell'associazione.

LA RISPOSTA DEL CASALE - "La corresponsione dell'indennità  - si legge nelle lettera recapitata il 21 dicembre -  è condizione imprenscindibile per il mantenimento dell'uso del bene e la stessa, a partire dalla data di scadenza, dovrà essere versata al 100% del valore di mercato". Bisogna inoltre garantire la conservazione e dunque la guardiania della struttura fino al prossimo bando. Condizioni che sono state rigettate dall'Associazione autogestita 100Celle. "Non accetteremo di essere ridotti a 'guardiani' dello spazio, non accettiamo e rigettiamo la 'lettera' di sfratto" leggiamo in un volantino diffuso in queste ore.

L'ASSEMBLEA CITTADINA - "Abbiamo ottenuto dal Municipio V la solidarietà e la sottoscrizione di una memoria di giunta che stigmatizza il comportamento miope degli uffici centrali". Forti anche di questo supporto, gli attivisti ed i tanti frequentatori degli spazi offerti dal Casale, si sono dati appuntamento per un'assemblea che si svolgerà in via della Primavera 319, alle ore 18 di mercoledì 30 dicembre.

"Chiediamo che venga sospeso il provvedimento di sgombero – concludono gli attivisti del Casale – per evitare gli effetti di ricaduta negativa che questo avrebbe sul territorio". Cosa che si tradurrebbe nella fine di esperienze come la ciclofficina, il mercato contadino, il Gruppo di Acquisto partecipato da 50 soci e tantissime altre attività socio-culturali.

Fabio Grilli

Coalizione sociale

Ma, ci si chiede, esiste un'area a sinistra del Pd dove potrebbe insediarsi una nuova forza politica? Il limite di questa impostazione sta nel riportare ogni questione all'interno del funzionamento del sistema dei partiti, identificando politica e partito e banalizzando tutto intorno alla domanda se tizio o caio stia per fondare un nuovo partito. Proprio la possibilità di un'altra politica viene oggi descritta parlando di una coalizione sociale.
Stefano Rodotà, La Repubblica ...

Dinamo Press
09 02 2015

Mercoledì 11 in tutta Europa ci saranno mobilitazioni a sostegno del popolo greco e contro la dittatura della Troika, per recuperare il senso della parola democrazia. A Roma appuntamento ore 18 in piazza Indipendenza, di fronte l'ambasciata tedesca.

Leggi anche 11/02, Atene chiama, l’Europa risponde: mobilitiamoci a Roma! di AteneCalling.org e No ai ricatti. Non cediamo. Non abbiamo paura. Vinceremo di Solidarity 4 All

Mercoledì 11 febbraio il Consiglio d’Europa si riunirà per affrontare due temi: la crisi militare ucraina e la crisi economica greca. Infatti, dopo la recente decisione del board della BCE di non accettare i bond greci come garanzia su nuovi debiti, il Paese ellenico rischia il collasso economico.

Già il 5 febbraio, in diverse città greche migliaia di persone sono scese in piazza. Qualcuno ha scritto che per la prima volta manifestazioni popolari hanno sostenuto un governo, almeno in Grecia. Da quelle piazze è stato lanciato un appello a una mobilitazione europea, inizialmente chiamata per il 16 febbraio, ma poi anticipata all’11. A Parigi, Berlino, Edimburgo, Bruxelles, Lisbona, Porto, Nicosia sono già state convocate delle piazze di solidarietà. Molte altre ne verranno in queste ore.

Anche in Italia sono stati convocati dei presidi, in particolare dai partiti che ruotano intorno al progetto “l’Altra Europa per Tsipras”. In questo articolo, il motivo per cui queste formazioni politiche abbiano deciso di mobilitarsi non ci interessa e non verrà discusso.

Quello che ci interessa è spiegare perché, secondo noi, debbano essere i movimenti a scendere in piazza in quella giornata (del resto, sia a Roma che a Napoli sono state chiamate due piazze auto-organizzate). Perché i collettivi, le strutture politiche di base, i percorsi conflittuali indipendenti dovrebbero manifestare in una data che, in pratica, sostiene le richieste di un governo? Secondo noi ci sono 3 motivi.

1 – Scendere in piazza l’11 febbraio significa manifestare principalmente a favore della democrazia e contro la dittatura della Troika. Il ricatto contro il governo di SYRIZA è soltanto l’ultimo atto degli attacchi che la BCE, la UE e il FMI hanno sferrato contro l’Europa dei popoli attraverso le politiche di austerity. La Grecia è stata la principale cavia da laboratorio di misure funzionali non a risolvere la crisi, ma a produrre precarietà, sfruttamento, povertà, fame e morte. Allo stesso tempo, tra il 2010 e il 2012, la Grecia è stata teatro di mobilitazioni straordinariamente radicali e di massa. Impedire al governo della sinistra di ottenere dei risultati non serve solo a puntare una pistola alla testa di Tsipras, ma a chiudere i conti con tutti coloro che in questi anni hanno lottato contro le politiche dei Memorandum. Significa dimostrare a tutti, in Grecia e in Europa, che lo slogan “non c’è alternativa” è ormai un dato di fatto che nemmeno un governo democraticamente eletto può mettere in discussione.

Significa far passare il messaggio che i mercati finanziari rispondono solo a se stessi e che il neoliberalismo ha già cancellato la democrazia, perfino quella rappresentativa, quella che come movimenti non smetteremo mai di criticare ferocemente e di mettere continuamente in discussione.

2 – Alcune cose su SYRIZA, comunque, vanno dette. Nel movimento ognuno può porsi come meglio crede rispetto al tema della rappresentanza e del governo, non è questa la sede in cui tifare per l’antagonismo tout court o per la ricerca disperata di quanto più potere possibile.

Il punto è un altro. SYRIZA è un’esperienza politica che, almeno per il momento, non ha nulla a che spartire con il panorama dei partiti italiani. Certo, è sempre un partito, e ora anche un partito di governo. Quindi è piena di contraddizioni, di tendenze differenti, dovrà scendere a compromessi e approverà leggi che non ci piaceranno. Nessuno sostiene il contrario. Nessuno crede che Tsipras sia il nuovo messia venuto a portare in terra il comunismo o l’anarchia. Gli unici che inconsciamente lo fanno, sono proprio coloro che aspettano con ansia una carica della polizia o una dichiarazione più moderata per dire: “Hai visto? Che ti avevo detto?!”. Basterebbe parlare con i tanti anarchici che SYRIZA l’hanno votata, solo tatticamente e strumentalmente, senza alcuna fiducia nella delega e nel voto.

Ancora una volta, il punto è un altro. SYRIZA è un’esperienza politica modellata, soprattutto tra il 2010 e il 2012, dalle lotte contro l’austerity. È un partito che ha una base militante molto ristretta, ma costituita principalmente da persone che in quei movimenti ci sono state davvero, anche nei momenti più duri, e che le conseguenze delle politiche dei Memorandum le hanno subite sui propri corpi, a scuola, all’università, in famiglia, sul posto di lavoro. SYRIZA è un partito che, volente o nolente, con queste cose deve fare i conti: per i movimenti, per gli anarchici, per la sinistra extraparlamentare è quindi un’occasione, non da celebrare, ma da sfidare continuamente. Hic et nunc.

Cosa ci interessa che fine farà il partito, se diventerà moderato o se si venderà? È adesso che i movimenti devono allargare le fratture che SYRIZA sta oggettivamente producendo nella governance europea. È oggi che i movimenti anti-austerity devono riprendersi l’Europa, strapparla dalle mani delle banche. Perché se no per i movimenti non ci sarà alcun domani. Perché se no, forse, il domani sarà di Alba Dorata, Salvini e Le Pen.

3 – Ci sono volte in cui i movimenti devono tenere il punto, dimostrare la coerenza dei propri discorsi e delle proprie pratiche, mettere in campo e rendere pubblica la propria incompatibilità con ogni forma di potere. Poi ci sono momenti in cui tutte queste cose rimangono altrettanto apprezzabili, ma la materialità della condizioni di un popolo in ginocchio modifica l’ordine delle priorità. Il popolo greco ha bisogno di respirare, dopo essere stato umiliato, affamato, gasato, arrestato. Di fronte a tutto ciò, il resto è solo narcisismo.

Per tutti questi motivi l’11 febbraio bisogna far vedere alla Troika che davanti ai loro ricatti non c’è solo piazza Syntagma, ma tutte le piazze europee. Bisogna far sentire alle persone che manifesteranno ad Atene, Salonicco e nelle altre città greche, che stiamo lottando tutti insieme per una causa comune e che la solidarietà è la nostra arma.

A Roma l’appuntamento è alle 18 sotto l’Ambasciata Tedesca, in via San Martino della Battaglia 4.

Leggi anche 11/02, Atene chiama, l’Europa risponde: mobilitiamoci a Roma!

tratto da AteneCalling.org

Fare comunità è la chiave del cambiamento sociale

  • Lunedì, 08 Dicembre 2014 08:34 ,
  • Pubblicato in ZeroViolenza
Cecilia Marocco, Zeroviolenza
8 dicembre 2014

La domanda è sempre la stessa, quasi ogni realtà sociale prima o poi si pone il problema di come dare prospettiva alle lotte, di come creare partecipazione attiva tra chi idealmente sarebbe pure d'accordo ma guarda ai movimenti con malcelato pregiudizio dimostrando diffidenza e/o disillusione.

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