Huffington Post
11 09 2015
11 settembre, attacco Torri Gemelle. "Accendi la Cnn. È nuova Pearl Harbor". L'orrore nelle mail della Casa Bianca
"Accendi la Cnn. È una nuova Pearl Harbor". È l'11/9 visto dalla Casa Bianca attraverso una serie di email arrivate negli uffici presidenziali o inviate dallo staff dell'allora presidente George W. Bush subito dopo gli attacchi alle Torri Gemelle e al Pentagono nel 2001.
La corrispondenza, proveniente dalla 'George W. Bush Presidential Library', è stata pubblicata dal New York Times, 14 anni dopo gli attentati terroristici. E in quei messaggi si può leggere tutto il terrore e l'ansia provati all'interno dall'amministrazione Bush nel giorno più tragico che l'America moderna ricordi.
"Era un giorno come gli altri - si legge sul New York Times - il presidente era fuori città e l'evento politico più importante della giornata si sarebbe dovuto tenere nell'ufficio di Karl Rove, consigliere politico del presidente. Ad un tratto dalla normale amministrazione il contenuto delle email cambia repentinamente, e subentra il panico.
"Accendi Cnn" si legge in una delle 8:56, pochi minuti dopo l'impatto di un aereo sulla prima delle Twin Tower. "Conferenza Casa Bianca cancellata", si legge in un'altra. E ancora: "Oggi è come Pearl Harbor".
Lo scambio di email con il personale dell'amministrazione, ma anche con i familiari e gli amici, è anche di carattere personale e mostra la preoccupazione di ognuno per la sorte dei propri cari.
"Sei al sicuro?", si legge in una email mandata dalla sorella di Clay Johnson, uno degli amici più stretti di Bush. "È difficile immaginare - continua - ciò che sta accadendo oggi, spero siate al sicuro". "È incredibile - risponde Johnson alla sorella - sono appena ritornato alla Casa Bianca dopo aver passato tutto il pomeriggio in un bunker".
Non solo l'angoscia della Casa Bianca dopo gli attacchi rivive alla vigilia del 14/mo anniversario. In Pennsylvania oggi si rivivono i momenti di terrore che hanno portato allo schianto del volo UA 93 della United Airlines, con a bordo 44 passeggeri.
L'aereo è stato l'unico dei quattro a non aver centrato l'obiettivo che si erano posti gli attentatori dell'11 settembre. Il quadro degli attacchi sarebbe stato completato, infatti, se l'aereo si fosse schiantato contro la Casa Bianca o il Congresso. Il volo UA 93 si è invece schiantato in un campo della Pennsylvania grazie al coraggio dei passeggeri che nel tentativo di riprendere il controllo dell'aereo hanno trovato invece la morte.
La memoria di quei coraggiosi rivivrà attraverso il Flight 93 National Memorial a Shanksville. Nel memoriale sono in mostra foto, video e oggetti che raccontano la storie del volo 93.
"Sono sul volo United 93 - dice la passeggera Linda Gronlund durante una chiamata alla sorella - ed è stato dirottato da terroristi che dicono di avere una bomba. Sembra che abbiano già dirottato un paio di aerei contro il World Trade Center e ora vogliono buttare giù anche questo". La mostra è disposta in modo cronologico ossia dal momento in cui a bordo si apprende degli attacchi e quando passeggeri e personale decidono di lottare per riprendere il controllo dell'aereo.
Gina Di Meo
l'Espresso
27 08 2015
Il tumore che ha portato alla morte di Marcy Borders, Lady Dust, la giovane donna della foto simbolo dell’11 settembre, potrebbe non essere un caso, ma solo l’ultimo episodio di una lunghissima catena.
In base alle stime diffuse dal WTC Health Care Program, il programma dell’ospedale Mount Sinai di New York dedicato specificamente ai superstiti delle Torri, sarebbero 2500 i casi di tumore certificato sviluppatisi tra i superstiti e i soccorritori dell’11 settembre.
La stima diffusa dal programma è la più prudente tra le molte che circolano e che arrivano persino a contare, almeno secondo un recente articolo del NYPost, 3700 casi certificati: 1100 tra i vigili del fuoco in servizio a Ground Zero sia l’11 settembre stesso, sia nelle settimane successive all'attentato, avrebbero sviluppato un tumore (tra di loro anche il capo del dipartimento newyorkese Tom Riley costretto a lasciare il lavoro da un rarissimo linfoma non-Hodgkin’s comparsogli nell’occhio destro); 2134 sarebbero casi sorti tra poliziotti e soccorritori e 467 quelli sorti tra residenti, lavoratori della zona e passanti.
Dati non ufficiali cui si affiancano però quelli diffusi dal dipartimento dei Vigili del Fuoco che ha un suo programma di assistenza e un suo database e che cita 863 pompieri malati e 109 morti, 44 dei quali per tumore.
La connessione tra le polveri sprigionate dall’attentato e dai crolli e lo sviluppo di malattie come cancro e leucemia è stata, seppur a malincuore, riconosciuta anche dal Governo Federale che, nel 2011, nel suo report sulle conseguenze sanitarie dell’attacco alle Torri cita: “Le indagini mediche e scientifiche dimostrano che il cancro, o almeno certi tipi di cancro, possono essere inseriti nell’elenco delle conseguenze sanitarie dell'attacco al World Trade Center”.
Il report del governo americano traccia anche un elenco delle principali sostanze sprigionate dall’esplosione degli aerei e dal crollo delle Torri: “Il fuoco- si legge nel report- è stato sprigionato dall’esplosione di 91.000 litri di carburante che ha causato la diffusione di circa 100.000 tonnellate di detriti organici, 490.000 litri di olio combustibile, 380.000 litri di gasolio per riscaldamento e carburante delle migliaia di auto parcheggiate nel sotterraneo del WTC. La colonna di fumo levatasi dalle Torri conteneva inoltre fuliggine, metalli, composti organici volatili, acido cloridrico, materiale da costruzione, cemento, vetro, amianto, silice cristallina, metalli, idrocarburi, furani, pesticidi e diossine che nelle ore successive si sono si depositati per decine di miglia attorno Lower Manhattan e a Brooklyn”.
Alla luce di questi dati, nel 2010 il congresso ha approvato lo Zadroga Act, dal nome di un poliziotto newyorkese morto di tumore, un provvedimento che mette a bilancio 4,2 miliardi di dollari per fornire cure e assistenza alle vittime sanitarie di Ground Zero.
Luciana Grosso
La Stampa
22 01 2015
Per risolvere i suoi casi più difficili, la polizia di New York ha deciso di affidarsi all’arte. Nel senso che ha chiesto agli studenti della New York Academy of Art di ricostruire i volti delle vittime non identificate di undici omicidi, basandosi sul cranio e poco altro.
New York è una città dove avvengono ancora circa 300 omicidi all’anno, e in alcuni casi i cadaveri sono irriconoscibili. Gli investigatori usano tutte le tecniche possibili per identificarli, dalle impronte digitali, alla dentatura, fino al DNA, ma alle volte le condizioni delle vittime sono tali che tutto risulta inutile. Negli ultimi 25 anni, sono stati circa 1.200 i corpi a cui non è stato possibile dare un nome, e la maggior parte di questi casi sono rimasti senza un colpevole.
Per cercare di riaprirli, il Dipartimento di Polizia si è rivolto alla New York Academy of Art. Secondo il New York Times, gli investigatori hanno chiesto agli studenti di aiutarli a risolvere undici casi tra i più difficili, cercando di ricostruire i volti. L’Accademia ha accettato, e quindi la polizia ha portato quello che aveva: i crani, spesso severamente danneggiati, e poco altro. I professori poi hanno chiesto ai loro studenti di partire da li, per cercare di rimodellare le facce nella maniera più fedele possibile ai tratti naturali dei teschi. Niente interpretazione artistica, dunque, ma massimo realismo.
Le sculture poi verranno fotografate dalla polizia e poste su un sito speciale che raccoglie tutte le denunce delle persone scomparse. L’obiettivo è che siano abbastanza fedeli agli originali, e che qualcuno le riconosca: un parente, un amico, un conoscente. Il sito poi inviterà queste persone a contattare la polizia, per dare tutte le informazioni che possiedono, nella speranza che siano utili a indentificare le vittime e riaprire i casi. Se l’esperimento funzionerà, il Dipartimento chiederà all’Accademia di firmare un accordo per diventare parte organica permanente delle sue inchieste.
Paolo Mastrolilli