×

Attenzione

JUser: :_load: non è stato possibile caricare l'utente con ID: 415

JUser: :_load: non è stato possibile caricare l'utente con ID: 407

Pop Off
06 08 2014

L’8 Agosto a Milazzo festa per i primi vent’anni dell’Associazione Antimafie Rita Atria. Venti anni di commemorazione e sostegno alle lotta per la verità e la giustizia

Appariva una mattina come tante altre. Il sole riscaldava le città e le campagne, i dorati riflessi danzavano sulle onde e baciavano le vette dei monti. Ma quel 26 luglio cadeva in un momento drammatico: l’Italia era sotto shock, da pochissimi giorni era stato assassinato Paolo Borsellino, considerato simbolo dell’antimafia insieme a Giovanni Falcone, assassinato nel maggio precedente. Una cappa terribile opprimeva gli animi e la vita sociale e civile. Un peso immenso che divenne troppo grande quel 26 luglio per una ragazza a Roma. Una ragazza molto più grande di tanti adulti che l’avevano circondata e che attraversano quotidianamente le strade e le piazze d’Italia. Quella ragazza era Rita Atria, una delle tantissime alunne che quell’anno affrontarono l’esame di maturità. Ma che aveva qualcosa di speciale. Figlia di una famiglia legata alle cosche mafiose, dopo aver visto assassinare il padre e il fratello decise di collaborare con la magistratura. Divenne la “picciridda” di Paolo Borsellino, una “picciridda” dal cuore grande e dal coraggio immenso. Dopo l’assassinio di Borsellino scrisse sul suo diario “Prima di combattere la mafia devi farti un auto-esame di coscienza e poi, dopo aver sconfitto la mafia dentro di te, puoi combattere la mafia che c’è nel giro dei tuoi amici, la mafia siamo noi e il nostro modo sbagliato di comportarsi. Borsellino sei morto per ciò in cui credevi, ma io senza di te sono morta”. E il 26 luglio 1992 si tolse la vita lanciandosi dal settimo piano del palazzo dove viveva in segreto.

Due anni dopo nacque l’Associazione Antimafie Rita Atria. Erano mesi difficili, l’anno successivo agli attentati mafiosi in varie città nel “continente”, il Movimento Sociale Italiano per la prima volta era al governo. 3 mesi prima dell’attentato a Falcone nel 1992 erano morti Sandro Marcucci e Silvio Lorenzini in un incidente aereo la cui dinamica non è mai stata chiarita (http://www.ritaatria.it/LeStorie/Dimenticati/SandroMarcucci.aspx).

Un incidente che si ricollega alla strage di Ustica e alle nebbie mai dipanate sulla verità di quel tragico evento. Nella storia dell’Associazione Antimafie Rita Atria le vite di Rita Atria, di Sandro e di Silvio si incontrano. E ne incontrano tantissime altre. L’anno in cui si suicidò, Rita era impegnata nell’esame di maturità e scelse il tema sulla strage di Capaci. Scrisse (http://www.ritaatria.it/Testimoni/RitaAtria/IlTema.aspx ) “L’unica speranza è non arrendersi mai” perché “L’unico sistema per eliminare tale piaga è rendere coscienti i ragazzi che vivono tra la mafia che al di fuori c’è un altro mondo fatto di cose semplici, ma belle, di purezza, un mondo dove sei trattato per ciò che sei, non perché sei figlio di questa o di quella persona, o perché hai pagato un pizzo per farti fare quel favore. Forse un mondo onesto non esisterà mai, ma chi ci impedisce di sognare. Forse se ognuno di noi prova a cambiare, forse ce la faremo”.

Parole intense, vibranti e commoventi di chi la mafia l’ha avuta in casa e ha avuto il coraggio di ribellarsi. E’ diventato il testamento morale di Rita, quel testamento che l’associazione sorta nel 1994 in suo nome ha cercato in questi vent’anni di portare avanti. Senza mai chinare il capo, senza mai arrendersi, denunciando, lottando, impegnandosi in prima fila. Con “la voglia di stare con i perdenti” fedeli alle parole di Sandro Marcucci che “con la nostra storia e con il nostro impegno e non con le parole e i nostri principi bisogna avvicinarsi agli altri” come disse Nadia Furnari, colonna dell’associazione ed uno dei venti che più impetuosamente diffondono il “fresco profumo di libertà” di chi crede in un’antimafia verace, di lotta, che non si siede nei salotti ma quotidianamente imperla la propria fronte nell’impegno in primissima fila, nel numero 3 della rivista Casablanca nel luglio 2006 (http://www.ritaatria.it/LeStorie/Donne/LeSiciliane/NadiaFurnari.aspx). Tantissimi i compagni e le compagne di viaggio in questi anni, dai movimenti LGBTQI a varie associazioni che s’impegnano contro le mafie, senza dimenticare i movimenti pacifisti, antifascisti e antirazzisti, l’informazione libera. Ripercorrere tutte le tappe di questi vent’anni sarebbe impossibile.

La mole di denunce, attività, manifestazioni coinvolge la Sicilia e Roma, l’Abruzzo e la Puglia. Denunce contro le mafie, per chiedere giustizia per Sandro Marcucci, Silvio Lorenzini, Mario Dettori (anche lui legato alla strage di Ustica, il 27 giugno 1980 di servizio al radar di Poggio Ballone, http://www.ritaatria.it/LeStorie/IncidentieStragi/StragediUstica/Quellemortipercaso/MarioDettori.aspx ), Emanuele Scieri (http://www.ritaatria.it/LeStorie/Dimenticati/EmanueleScieri.aspx, partito da Siracusa il 21 luglio 1999 per fare il servizio militare nei parà della caserma “Gamerra” di Pisa della “Folgore” e tornato a casa un mese dopo chiuso in una bara), Anna Maria Scarfò (http://www.ritaatria.it/LeStorie/Donne/LeCalabresi/AnnaMariaScarf%C3%B2.aspx, una ragazza coraggiosa che ha sfidato la brutalità disumana di chi ha violentato lei per anni tentando poi di fare altrettanto con la sorellina e l’omertà di chi la circondava), Maria Concetta Cacciola (http://www.ritaatria.it/LeStorie/Donne/LeCalabresi/MariaConcettaCacciola.aspx , che si era ribellata alla ‘ndrangheta e aveva avuto il coraggio di denunciare).

Impegni in prima fila in tantissimi movimenti. Come quello contro il Muos, il mega sistema satellitare che gli USA vogliono installare dentro una Riserva Naturale a Niscemi. Un impegno che si è realizzato nel denunciare i rischi di quest’installazione, nei ricorsi al TAR contro le autorizzazioni e la “revoca della revoca” da parte della Regione Sicilia (in un primo momento aveva revocato le autorizzazioni a lei spettanti per poi decidere di revocare tale revoca) e nelle manifestazioni. Il 9 Agosto prossimo ci sarà una nuova manifestazione (http://www.nomuos.info), convocata anche dopo il respingimento sia alla Camera che al Senato di due mozioni che chiedevano il “blocco totale e immediato del MUOS”. E la vigilia di questa nuova manifestazione è segnata dal divieto di dimora contro 29 attivisti No Muos (http://popoffquotidiano.it/2014/07/31/gli-attivisti-nomuos-denunciati-sono-pronti-a-tornare-a-niscemi/ ). L’Associazione Antimafie Rita Atria denuncia in “uno di questi atti” un “non troppo velato avviso” (http://www.ritaatria.it/ArchivioNews/tabid/159/EntryId/692/Comunicato-Stampa-quelle-29-misure-cautelari-e-il-non-troppo-velato-avviso-allassociazione-e-alla-sua-referente-per-il-NO-al-MUOS.aspx) contro la sua presenza e attivismo nel movimento No Muos, ribadendo di essere orgogliosamente accanto “a tutti i movimenti che dicono NO ai progetti di morte e di distruzione e SI all’autodeterminazione dei popoli e SI al diritto alla VITA!” come “NO MUOS”, “No-TAV”; “No-DAL MOLIN”; “NO-RADAR Sardegna”; “NO-DISCARICHE”; “NO-PONTE”; “NO-TRIV”. Movimenti che oggi rappresentano la “storia della Resistenza italiana” in un Paese “solerte nel reprime chi invece dovrebbe essere insignito della medaglia al valore civile per il tentativo di fermare a mani nude uno strumento di morte”, un “Paese di burattinai”. Nadia Furnari denuncia che “se esistono i burattinai è perché il mercato dei burattini è florido. Se tutto questo può accadere è perché ha vinto la rassegnazione e l’ignoranza. Hanno distrutto la speranza … e mentre la distruggevano e la continuano a distruggere… c’è chi sta alla finestra a guardare riprendendo la scena con il proprio I-Phone…” ricordando anche un intenso brano di Mario Ciancarella (che denuncia da anni di essere stato radiato dall’Aeronautica militare con l’unica colpa di aver voluto cercare giustizia per i morti di Ustica e le morti successive di cui si è già scritto): “Potrebbe sembrarci lontano ed insignificante quello che scrissero con tanta serena dignità e forza – senza nascondere nè le paure, nè la amarezza, umanissime – i tanti condannati a morte della Resistenza, di ogni ceto sociale e di ogni livello culturale.

Ma può essere utile pensare che, se ogni goccia compie con fedeltà il suo percorso, è indubbio che le gocce finiranno per incontrarsi e diverranno sorgente e poi ruscello e poi fiume ed infine mare. Tutto questo non è poesia ma la Legge fondamentale della Vita, immutabile. Dove essa viene tradita tutto diviene arido ed infecondo. Questa semplice certezza è stata la pelle ed il sangue di ciascuno di noi. La sofferenza e la consapevolezza di “aver perso” non possono mutare il giudizio finale: “E’ impossibile pentirsi”.

Il 6 febbraio (http://www.ritaatria.it/Home/tabid/55/EntryId/638/LAssociazione-Antimafie-Rita-Atria-rimanda-politicamente-al-mittente-l-avviso-a-Nadia-Furnari.aspx) di quest’anno l’Associazione aveva già reso noto che Nadia Furnari era stata tra coloro che avevano ricevuto un avviso di garanzia “per essersi, in concorso con altri, “introdotta arbitrariamente in un luogo ove l’accesso è vietato nell’interesse militare dello Stato e, nello specifico, all’interno della base statunitense “naval radio Transmitter facility (NRTF) d contrada Ulmo a Niscemi (CL), fatti accaduti in contrada Ulmo a Niscemi(CL) in data 09/08/2013″.

L’Associazione, oltre ad aver espresso sostegno e solidarietà a Nadia e agli altri attivisti colpiti da tale provvedimento, ha “rimandato politicamente al mittente” l’avviso perché “se si parla di “intrusione abusiva” questa va contestata a chi, abusivamente, si è introdotto, fin dagli anni 90 all’interno di una riserva naturale, la “sughereta” di Niscemi, violentandola e stuprandola con la costruzione di una base militare prima e con l’installazione del MUOS poi; una riserva naturale di interesse Comunitario (SIC) la cui tutela è garantita dalla Costituzione Repubblicana italiana e dallo Statuto speciale della Regione Siciliana; Costituzione e Statuto che sono diventate carta straccia davanti alle evidenti complicità istituzionali nazionali e regionali”, sottolineando che l’avviso “assume un connotato intimidatorio” davanti al quale l’Associazione non intende “indietreggiare di un millimetro”.

Il prossimo 8 Agosto l’Associazione Antimafie Rita Atria festeggerà i suoi primi vent’anni di “memoria attiva” (l’immagine dell’evento è stata realizzata da Mauro Biani mentre il logo è di Silvestro Nicolaci) a Milazzo, nella suggestiva cornica del castello della città. La giornata sarà dedicata a Simona Scibila, una generosissima attivista dell’associazione scomparsa prematuramente nel febbraio scorso, a Salvatore Coppola (editore siciliano http://www.coppolaeditore.com/ , scomparso nei mesi scorsi per un aneurisma cerebrale che in poche settimane l’ha strappato alla vita, e compagno di viaggio dell’Associazione per tanti anni) e ai tantissimi compagni di viaggio di questi venti lunghi anni di attività. Ma non sarà una commemorazione retorica e con lo sguardo verso il passato, non ci sarà alcun reducismo o celebrazione. Perché il vero ventennale che sarà protagonista della giornata non sarà quello già trascorso ma quello che verrà. Con i No Muos, con chi lotta contro le mafie, con le R-Esistenze vive in quest’Italia sempre meno democratica, con i movimenti antifascisti (in un Paese dove, come anche l’Associazione ha denunciato molte volte, i fascismi si stanno nuovamente diffondendo in molti luoghi) e antirazzisti, contro l’omo-lesbo-trans-fobia e ogni intolleranza, per la verità per ogni vittima di ingiustizia e oppressione.

Alessio Di Florio

L’espresso
29 07 2014


Nel mondo degli stage gratuiti, dei contratti precari, dei co. co. co. e delle finte partite Iva, non si era ancora visto un “tirocinio” per sagrestano, per di più pagato da un ente pubblico. Adesso questo poco invidiabile primato lo ha conquistato la Regione Sicilia con il suo “Piano Giovani”, un progetto da venti milioni di euro con cui l'ente territoriale prova a favorire l'ingresso nel mondo del lavoro degli under 35.

“Il progetto ha la finalità di rafforzare le opportunità di transizione scuola-lavoro, disoccupazione-lavoro, inattività-lavoro e contenimento del disagio della non occupazione giovanile in Sicilia”, si legge nel bando che illustra il progetto siciliano lanciato dalla giunta di Rosario Crocetta, “e quindi di realizzare interventi di formazione on the job, sotto forma di tirocinio di formazione ed orientamento, nonché di inserimento/reinserimento, che prevedono l’assegnazione di facilitazioni economiche per i percorsi di formazione avviati”.

Dove la Regione abbia però visto la “formazione e l'orientamento” nei tirocini che le aziende propongono è tutto da capire. Il progetto funziona infatti così: attraverso un sito, i vari datori di lavoro inseriscono delle richieste per avere dei tirocinanti, specificando il lavoro che dovrebbero svolgere, la località dell'impresa e il titolo di studio richiesto. I giovani interessati provvedono poi a segnalare il proprio interesse e vengono eventualmente ricontattati.

Ma iscrivendosi al sito in questione si scopre che tra i tanti annunci c'è davvero di tutto: tirocini per cameriere, per commessi, per addetti alla ricarica dei distributori automatici, per operai di ogni tipo e genere. Decine e decine di lavori che di norma non richiederebbero alcun tirocinio, per di più pagato dal pubblico.

Dagli annunci per manovalanza non specializzata si arriva poi a richieste palesemente contro la legge: continui riferimenti alla “bella presenza” e richiesta di lavoratori di un determinato sesso (quindi discriminatori). E, come spesso accade, il passo dallo scandalo alla farsa è breve: ecco allora gli annunci per “guardapecore”, per “addetti ai bovini”, per non chiarissimi “scavatori manuali” (tirocinanti che devono scavare con le mani?), badanti, “donne tuttofare” o addirittura “comici”, ma con esperienza. E per fortuna che di tirocinio si trattava.

Quanto valgono i tirocini. Come già detto in precedenza, lo stanziamento complessivo della Regione per questo progetto è di circa 20 milioni di euro, pari a duemila tirocini attivati per sei mesi l'uno. Ogni tirocinante otterrà dalla Regione 500 euro lordi al mese, mentre l'impresa che lo “ospita” ne ottiene 250 al mese.

Un vero e proprio affare per i datori di lavoro insomma, che non solo ottengono manodopera, per loro, a costo zero, ma vengono addirittura pagati per questo. Le stesse aziende possono inoltre accedere a una serie di agevolazioni in caso di assunzione dei propri tirocinanti: assunzioni che però non sono affatto obbligatorie e che, c'è da scommetterci, per la maggior parte dei giovani resteranno solo un miraggio.

Il precedente. L'iniziativa, che ha subito dovuto affrontare non pochi problemi a causa di procedure burocratiche farraginose e alla scarsa preparazione degli uffici preposti al rilascio dei documenti, riporta alla mente un caso simile già denunciato dall'Espresso. Parliamo del progetto “Sardegna Tirocini” , finanziato dall'altra grande Isola italiana. In quel caso avevamo parlato di “tirocini da schiavi” per proposte di lavoro in tutto e per tutto simili a quelle proposte in Sicilia. Con una sola differenza: in Sardegna non era previsto che la regione arrivasse addirittura a pagare il datore di lavoro.

Quel digiuno contro la mafia

  • Venerdì, 18 Luglio 2014 08:38 ,
  • Pubblicato in Flash news

il Venerdì - la Repubblica
18 07 2014

Palermo è incorniciata dalle immagini, come un pavone dalla ruota. Ti puoi rompere la testa in quintali di carte giudiziarie, stabilire collegamenti tra decine di inchieste, riunire nomi e circostanze, decriptare misteri simili alle tavolette d'Egitto. Alla fine affonderai sempre nella nebbia.

L'Italia sbadiglierà esausta, e non ci capirà più nulla. In fondo al tunnel, quel che resta di Palermo sono immagini. Dirette come colpi di pistola.

L'autostrada di Capaci in pezzi, via D'Amelio distrutta, il sorriso dell'ignoto Provenzano nell'attimo della cattura, Riina che ride dietro le sbarre, il carisma hollywoodiano del pentito Tommaso Buscetta, l'istantanea che cattura i sorrisi di Falcone e Borsellino, gli sbirri della Catturandi che dopo l'arresto di un latitante esultano con il mephisto in testa, le lenzuola bianche ai balconi della città, a segnare la ribellione della Sicilia dopo le stragi del '92.

Da oggi, vigilia del 19 luglio, anniversario del massacro di via D'Amelio, dove caddero il procuratore Paolo Borsellino e i cinque agenti della scorta, Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina, la città ha una immagine in più.

Dolente come il nome che porta: le donne del digiuno. Primi piani di donne. Su sfondo nero. Volti segnati. In mostra da oggi a Palazzo Uno, a Palermo, fino al 23 agosto. ...

Pozzallo, in manette quattro scafisti

  • Giovedì, 17 Luglio 2014 08:44 ,
  • Pubblicato in Flash news
Cronache del Garantista
17 07 2014

A Pozzallo la polizia di Ragusa ha fermato quattro presunti scafisti di due gommoni e di una barca in legno: si tratta di due tunisini, un eritreo e un somalo che avrebbero guidato le imbarcazioni a partire dalla stessa spiaggia al soldo di un'unica cabina di regia criminale. ...

Migranti, 30 asfissiati sul barcone

  • Lunedì, 30 Giugno 2014 10:31 ,
  • Pubblicato in Flash news

Il Mattino
30 06 2014

Questa volta sarebbero morti per asfissia. Per loro ugualmente non c'è stato nulla da fare. La nuova tragedia dell'immigrazione, nella notte di ieri. Ancora una volta nelle acque del Canale di Sicilia. ...

facebook