Il Mattino
13 12 13
Un'imponente operazione antimafia è in corso in provincia di Trapani da parte di Polizia, Carabinieri, Guardia di finanza e Direzione investigativa antimafia (Dia). I provvedimenti di arresto, emessi dal gip di Palermo, riguardano esponenti di spicco del clan di Matteo Messina Denaro, considerato numero uno di Cosa nostra.
In manette la sorella del boss. Sono complessivamente 30 gli arresti effettuati. In carcere, tra gli altri, sono finiti la sorella del boss, Patrizia, il cugino Francesco 'Cicciò Guttadauro e il nipote Mario Matteo.
Gli arresti. Le ordinanze di custodia cautelare, emesse dal Gip su richiesta della Procura distrettuale antimafia di Palermo, riguardano in particolare le famiglie mafiose di Castelvetrano e Campobello di Mazara.
Le accuse nei confronti degli indagati sono, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso, scambio elettorale politico-mafioso, intestazione fittizia di beni ed estorsione.
Secondo gli inquirenti e gli investigatori, gli indagati esercitavano da anni un controllo capillare e con modalità riconducibili a Cosa Nostra sulle attività economiche ed imprenditoriali della provincia di Trapani, con ingenti interessi nel settore dell'edilizia.
Sequestri per 5 milioni di euro. Disposto anche il sequestro preventivo di complessi aziendali riconducibili al latitante intestati a prestanome, costituiti da società operanti nel settore dell'edilizia, per un valore complessivo di circa 5 milioni di euro.
Il Fatto Quotidiano
28 11 2013
Una mia cara amica, giorni fa, mi avverte: “C’è gente che ti vuole bene, non dimenticarlo”. La mia cara amica si chiama Annamaria Piccione, è una scrittrice siciliana, autrice di libri per ragazzi, è tutor di un grande progetto organizzato dalla Bimed (Biennale delle arti e delle scienze del Mediterraneo). Il progetto è stato intitolato “Staffetta della scrittura creativa”, in poche parole si tratta di un romanzo a diecimila mani, sono coinvolte molte scuole d’Italia, ogni capitolo è affidato a una classe di studenti. Alcuni autori partecipano regalando un incipit, ho cominciato anch’io, già lo scorso anno. I miei incipit sono la mia poetica, quella della marginalità, lo avete capito – immagino – oramai.
Sono sempre in dubbio, tuttavia, stancherò i lettori prima o poi? Non è questo il punto, adesso. Il mio incipit arriva a questi uomini, frequentano l’istituto “Edmondo De Amicis”, vivono nella casa circondariale di Enna. Sono reclusi. E’ a loro che si riferisce la mia amica Annamaria quando mi confida sorridendo: “C’è gente che ti vuole bene”. Per poi aggiungere: in una casa di Enna, una casa speciale. L’incipit introduceva alla storia di Mario, era una storia di droga, miseria, amore, solitudine.
Mario finiva in carcere, dopo una rapina. Era il mio incipit. Il capitolo che toccava agli uomini della casa di Enna era l’ottavo mi pare, non vorrei sbagliarmi. Ognuno di loro si guardava allo specchio, mi dice oggi Ida Ardica, la loro insegnante. Ida Ardica, neanche a dirlo, ha fatto scelte radicali nella vita, la sua è una gioiosa vocazione. Così loro mi aspettano – mi dice Ida, mi conferma Annamaria – e promettono entrambe: “ Ti aspettano perché ti vogliono bene, perché li hai raccontati, come se fossi una di loro”.
E abbiamo sorriso con tenerezza al pensiero e un po’ ci siamo commosse quando con Ida si è parlato di quel capitolo, del momento in cui gli uomini della casa di Enna avrebbero dovuto raccontare del tradimento di Mario, per opera di alcuni compagni, e tutti loro si sono rifiutati persino di scrivere di un tradimento. Non siamo infami, hanno riferito a Ida, noi Mario non lo tradiamo. E c’è voluta una delicata trattativa per convincerli che quel tradimento sarebbe finito nella finzione, soltanto nella finzione. Per loro non lo era. Ida mi ha detto che ognuno di quegli uomini era Mario.
Il loro capitolo ha qualcosa di prodigioso. Il loro talento, la loro capacità di guardare al dolore del mondo, come possono solo gli scrittori, ha qualcosa di prodigioso. Ci sono luoghi di solitudini inaudite, nella costrizione ad esempio. Però è davvero molto strano che nei luoghi di solitudini inaudite si nutra prepotentemente il senso del nostro procedere. Andrò a trovarli, e vi racconterò ancora di loro.
Veronica Tomassini
Mezzocielo
27 11 2013
Non so se ci siano città italiane che abbiano dedicato una strada a gruppi di donne lavoratrici. Probabilmente no, e certamente non in Sicilia. Ma anche qui, si cambia pagina. Il 22 novembre, con una cerimonia partecipata da tutta la cittadinanza, il Sindaco di Milazzo ha dato un nuovo nome a tre strade cittadine, intestandole alla memoria di due segretari della Camera del Lavoro, Giuseppe Currò e Tindaro La Rosa, e “alle gelsominaie”.
Molte e molti oggi non sanno nulla della loro esistenza: erano migliaia di donne del milazzese, oltre 2000, che raccoglievano i fiori di gelsomino, da cui si estraeva la sostanza per la fabbricazione di profumi. Al di là della poesia dei delicati bianchi fiori, il lavoro era pesantissimo, malsano e quasi non pagato: si svolgeva al finire della notte, per raccogliere il profumo dei fiori più intenso, si lavorava con i piedi negli acquitrini, spesso con al fianco i propri bambini, si riceveva una paga irrisoria: 25 lire al kg; e per fare un kg di fori si dovevano lavorare sei-sette ore! Era il 1946, e un Kg di pane, a prezzo politico, costava più di 200 lire.
In quell’anno, sotto la spinta della Camera del Lavoro, le donne cominciarono ad organizzarsi, imparando le parole: diritti, sindacato, scioperi. Attraverso lotte successive – memorabili scioperi sia nel 1946 sia nel 1952 – il compenso della raccolta di un kg di gelsomini passò negli anni dalle iniziali 25 Lire, a 50, 80, 90 lire, fino a 1.050 lire nel 1975. Si erano ottenuti negli anni anche tutta una serie di ausilii per il lavoro, forniti dalle aziende, soprattutto stivali e non sembri poco. Ma col tempo la coltivazione del gelsomino si restrinse, le imprese produttrici diminuirono, fino a scomparire. Erano comparsi sul mercato di profumi i prodotti fissatori sintetici che ridussero, fino ad eliminare, l’uso del vero fiore. Resta però il ricordo del processo di consapevolezza, capacità di organizzazione e volontà di emanciparsi di migliaia di donne milazzesi (siciliane!). Alle quali qualche giorno fa il Comune di Milazzo ha meritoriamente dedicato una strada. Plaudiamo anche noi.
Sua moglie lo ripete in continuazione. Ma chi te lo fa fare? Fabio Guantlalà è un ginecologo. Lavora all'ospedale Cannizzaro di Catania. Dopo uno sbarco di migranti in Sicilia, due anni fa, ha accolto diverse donne in gravidanza. ...
Globalist
25 10 2013
Sono circa 800 i migranti soccorsi nel Canale di Sicilia in diverse operazioni.
Circa 400 sono stati soccorsi da due navi della Marina militare impegnate nell'operazione Mare Nostrum. Due motovedette della Guardia costiera salpate da Lampedusa hanno preso a bordo 250 migranti che erano su un barcone in difficoltà a 25 miglia dall'isola.
Un pattugliatore d'altura della Guardia Costiera ha soccorso 95 eritrei a 103 miglia a sud-est di Lampedusa; un mercantile battente bandiera panamense, dirottato nella zona dalla sala operativa del Comando generale delle Capitanerie di porto, infine, ha soccorso e preso a bordo 80 migranti che erano su un barcone in difficoltà a 110 miglia a sud dell'isola.
Di questi, 201 sono stati trasportati a Lampedusa, nel centro di prima accoglienza (Cpa) che ora è nuovamente stracolmo: a fronte di una tolleranza massima di 300 persone, infatti, dopo il trasferimento di questa notte, vi sono 718 persone.
I migranti che hanno raggiunto l'isola nella notte sono prevalentemente siriani, di cui 53 bambini e 39 donne, alcune incinta. Da Lampedusa sono previsti entro oggi i primi trasferimenti verso altre strutture di accoglienza. Dovrebbero partire 85 profughi con un volo speciale predisposto dal ministero dell'Interno e 21 con il traghetto di linea.
Migrante disperso in mare - Un migrante che si trovava a bordo di una delle imbarcazioni soccorse è caduto in acqua durante le operazioni di salvataggio e al momento risulta disperso.