Internazionale
04 12 2014
L’organizzazione non governativa statunitense Freedom House ha pubblicato il Freedom of the net 2014, classificando 65 paesi come “liberi” (0-30 punti), parzialmente liberi (31-60) e non liberi (61-100) in base alla libertà di usare la rete.
I punteggi sono stati calcolati prendendo in considerazione tre parametri: ostacoli economici e infrastrutturali di accesso a internet; limiti alla libertà di espressione, come la presenza di blocchi e filtri per censurare contenuti sensibili; violazioni dei diritti dell’utente, attacchi fisici, arresti o abusi.
Dal rapporto emerge che la libertà degli utenti sul web è peggiorata in tutto il mondo. In un anno 41 paesi hanno proposto o approvato leggi per penalizzare la libertà di espressione online, aumentando le possibilità di controllo dei contenuti. In 19 paesi i governi hanno approvato leggi per implementare la sorveglianza sugli utenti o restringere la possibilità di usare la navigazione anonima.
I peggioramenti più significativi riguardano la Russia, la Turchia e l’Ucraina. Il governo russo ha preso diverse misure per aumentare il controllo della rete durante le olimpiadi invernali di Soči, e la crisi in Ucraina. A peggiorare la situazione in Turchia sono stati i blocchi all’uso dei social media, gli attacchi contro i siti dei giornali dell’opposizione e le minacce ai giornalisti online. In Ucraina durante le manifestazioni di Euromaidan diversi giornalisti e utenti dei social media hanno ricevuto dirette minacce dal governo per le loro attività di protesta.
Pochi paesi hanno conquistato posizioni verso una maggiore libertà su internet, e i miglioramenti riguardano soprattutto un’applicazione poco vigorosa di leggi esistenti sul controllo del web, come in India, dove è stata allentata l’applicazione di una legge restrittiva approvata nel 2013.
Questa la classifica dei primi 10 paesi identificati come “liberi” dalla Freedom House:
Islanda
Estonia
Canada
Australia
Germania
Stati Uniti
Francia
Italia
Giappone
Ungheria