di
Lorenzo Coccoli31 gennaio 2012
“In che città mi recherò?
Chi sarà quell’uomo pio
che in viso ormai mi guarderà?
Sono il matricida!”
(Euripide, Elettra, vv.1194-1197)

L’unica esperienza realmente
universale e necessaria, al di qua e al di là di ogni contingenza storica e sociale, l’unica che forse
accomuni tutti gli esseri umani senza esclusioni è quella di
nascere, figlia o figlio, da una donna. Per noi
uomini questo dato assume poi un senso assolutamente particolare, perché significa venire alla luce da qualcuno di un
genere diverso dal nostro: “la prima situazione
relazionale è dunque molto diversa per il maschio e per la femmina. E per questo costruiscono la loro relazione con l’altro in modo molto differente” (1).