La 27 Ora
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Un portale Web al femminile per parlare di politica, moda, attualità, economia. Una piazza virtuale che si trasforma in luogo d’incontro fisico per donne e uomini decisi a spezzare la spirale della sottomissione e del ricatto.
L’idea base di Woice, il progetto lanciato in Turchia dalla piacentina Elena Braghieri, è che il primo passo contro la violenza domestica sia trovare una voce per condividere la propria esperienza, denunciare una condizione comune a troppe donne, della quale non si parla per vergogna, paura, senso di colpa. Raccontarsi per riconoscere nelle altre la propria solitudine e imparare a rispettarsi.
La piattaforma nasce in Turchia, il Paese dove il 12 marzo 2012 è stata firmata la “Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica”, comunemente chiamata Convenzione di Istanbul: il primo strumento internazionale vincolante che abbia creato un quadro giuridico completo per proteggere le donne da qualsiasi forma di abuso.
L’accordo, che definisce la violenza sulle donne una forma di discriminazione e violazione dei diritti umani, è stato ratificato finora da sei Paesi, tra i quali l’Italia.
La scelta del gigante musulmano alle porte d’Europa per la firma della Convenzione ha sottolineato le contraddizioni di un Paese dove, denunciano le Nazioni Unite, nel 2011 il 39% delle donne ha subito abusi fisici e psicologici.
L’anno successivo il governo islamico moderato di Recep Tayyip Erdogan ha approvato una legge contro le violenze domestiche che però ha mantenuto intatta la tradizionale identificazione tra la donna e il suo ruolo nella famiglia, difficile da scardinare soprattutto nelle aree rurali ma radicata anche nella dinamica Istanbul.
È contro quella cultura che non riconosce la donna come soggetto portatore di diritti che dobbiamo alzare la voce.
Maria Serena Natale
Il Fatto Quotidiano
07 11 2013
La pubblicità è l’anima del commercio. Ed è vero anche quando si tratta di vendere servizi particolari come quelli offerti dalle prostitute. Così, nelle ampie zone grigie della Rete, negli ultimi anni sono nati e continuano a crescere siti specializzati in annunci erotici.
A90club.com, dbakeca.com, itescort.com, pizzonero.com, torchemada.com sono solo alcuni esempi tra le decine di siti che propongono questo tipo di servizio. Su ogni sito ci sono tra cento e mille annunci, ciascuno con foto più o meno ‘ginecologiche’, descrizioni del tipo di prestazione offerta e numero di telefono della prostituta. Ce ne sono per tutte le tasche e per tutti i gusti, si va dai 30 euro fino a oltre i 500 per un singolo rapporto e sono ovunque, in ogni cittadina dello stivale, senza eccezioni. Ma cosa si cela dietro a questi siti, che spesso sembrano dei veri e propri bordelli virtuali? Quale giro d’affari? Non si rischia di cadere nel favoreggiamento?
Mario (il nome è di fantasia) è un giovane imprenditore, gestisce siti internet per lavoro, nella sua carriera ne ha già aperti e fatti crescere diversi, alcuni anche a contenuto erotico. La sua ultima creatura in questo settore è www.itescort.com fresco di lancio.
Mario ha accettato di parlarci in forma anonima e di rispondere alle domande che gli abbiamo posto: “Si guadagna molto – conferma – ogni ragazza paga circa 100 euro al mese per pubblicare l’annuncio, a regime con un sito di escort si possono guadagnare anche più di 50 mila euro al mese”. Ed è tutto sommerso. Soldi di cui il fisco italiano non vedrà mai nemmeno l’ombra: “Il gioco è semplice – spiega – Il dominio è intestato ad un prestanome in un paese straniero, magari in Romania, dove le tasse sono molto basse. Tutti i pagamenti avvengono su un conto virtuale aperto all’estero , uno di quelli che si possono ricaricare con carta di credito e il gioco è fatto”. In questo modo il vero proprietario italiano, quello che ha in mano le chiavi del sito, non fa altro che incassare i ricchi assegni e gestire la pubblicazione degli annunci, comodamente seduto sulla poltrona di casa.
Lo spostamento sulla piattaforma straniera rende difficilmente individuabile il reale amministratore, in questo modo si elimina anche il rischio di venire coinvolti in indagini per sfruttamento o favoreggiamento della prostituzione: “La Cassazione ha stabilito che la semplice pubblicazione di annunci non costituisce favoreggiamento – spiega ancora Mario -. Io ci sto molto attento, non offro nessun servizio aggiuntivo e non ho rapporti diretti con le ragazze che si pubblicizzano. Altri hanno varcato questo confine, magari facendo da intermediari tra il cliente e la prostituta, ma sono stati processati e qualcuno è anche finito in galera”.
In Italia ci sono un centinaio di questi siti, la maggior parte funzionano proprio secondo il meccanismo spiegato da Mario. Si stima un giro d’affari, per i siti, prossimo ai 50 milioni di euro l’anno. Non male, soprattutto se si pensa che quello dei siti di annunci è un piccolo indotto di un gigantesco settore che sfugge completamente al controllo dello Stato.
Alessandro Madron