Abbatto i muri05 01 2013
Bambini. Scuola materna. La maestra rimprovera il piccolo Gabriele perché è entrato nel bagno delle “donne”. Le “donne” sarebbero le bambine.
I bagni della scuola sono separati esattamente in due metà da un minuscolo recinto divisorio. Decorativo, perché puoi toglierlo e rimetterlo.
Di là le femmine e di qua i maschi. Le porticine sono senza chiave perché altrimenti si rischia che i bimbi possano restare chiusi dentro. Due ante alla far west, molto carine.
Sei bagni in tutto, tre di là e tre di qua. L’ingresso è unico. Ripeto: l’ingresso è unico.
“Gabriele” – fa la maestra – “non puoi andare nel bagno delle donne”. Una bambina alta un palmo ride. Il bimbo è un po’ perplesso.
“Gabriele… promettimi di non entrare mai più, capito?, mai più nel bagno delle donne!”. Lui fa di si con la testa e se ne va.
Dopo un pochino un altro bimbo esce dal bagno e arriva in classe con i pantaloni abbassati. E a guardarlo fa tenerezza, così imbarazzato, tra lo sghignazzo generale, e la bimba che nomina il “pipino”, ché quando a casa smetteranno di dare nomignoli idioti agli organi sessuali sarebbe cosa buona e giusta, con la maestra che si precipita a coprirlo perché se già rischiò un infarto per un mero errore di angolo retto e attraversamento della cancellata figuriamoci se non muore per cotanto affronto, e il bimbo, smarrito, con un grave senso di colpa stampato sulla faccia, si limita a balbettare: ”Non ho capito dove devo andare…”
NB: Marina è un personaggio di pura invenzione. Ogni riferimento a fatti, cose e persone è puramente casuale. Nel suo about dice “Vorrei parlare di violenze nella coppia, nelle relazioni, e tentare di riflettere insieme a voi su una cosa che troppo spesso vedo trattare in modo assai banale.”