Atlas
28 03 2013
di Serena Grassia
Josephine è una bambola di pezza a grandezza naturale, protagonista di un progetto dell’organizzazione Them Wifies, basata a Newcastle, in Inghilterra, sull’educazione sessuale per le donne con disabilità mentali.
Nato nel 2004, Josephine ha come obiettivo quello di insegnare alle disabili la consapevolezza del proprio corpo per vivere una sessualità sana. Un rapporto del 2012 dell’organizzazione inglese Mencap, “Behind closed doors’ carried”, infatti, ha evidenziato che le donne con ritardi mentali sono più esposte ad abusi sessuali e violenze e più delle altre tendono a non denunciare alla polizia, soprattutto perché spesso non hanno cognizione dell’accaduto.
“Le persone con disabilità gravi tendono a bloccarsi quando si rivolge loro una domanda diretta, la trovano accusatoria o intimidatoria, e si rifugiano nel silenzio”, spiega Jackie Hudson, facilitatrice del progetto. “Abbiamo notato che dialogando con Josephine, toccandola, interagendo con lei, le donne riescono a entrare in contatto con le proprie emozioni più profonde, imparano a raccontarle e ne parlano più facilmente”. Era il 1975 quando l’Unione degli handicappati contro la segregazione in Inghilterra pubblicò un rapporto che spiegava che il problema dei disabili non era tanto il danno cerebrale quanto il fallimento della società nel prendere in considerazione le loro particolari esigenze.
Trentasette anni dopo, la questione è ancora dibattuta in Inghilterra come nel resto del mondo. Audrey Simpson, direttore generale dell’Associazione di pianificazione familiare inglese, ricorda di aver tenuto un corso in una classe di donne ritardate, convinte che la menopausa fosse una conseguenza della disabilità. “E’ una dimostrazione del fatto che non si è ancora fatto abbastanza per la salute sessuale di queste donne”, spiega all’International Herald Tribune, che al progetto Josephine ha dedicato un lungo articolo.
Molte donne muoiono o si ammalano per malattie a trasmissione sessuale o per le infezioni al collo dell’utero, per cattive diagnosi legate anche a una difficoltà nella descrizione del proprio malessere, spiega la dottoressa Simpson e Mencap conferma che le donne con disabilità muoiono in media 16 anni prima. Nelle sessioni di terapia con Josephine, le partecipanti imparano a utilizzare protezioni per evitare malattie sessuali e capiscono quali comportamenti assumere in determinate circostanze, anche per difendersi. La formazione è necessaria anche a far capire ai genitori di un disabile che i loro figli hanno la stessa emotività e gli stessi desideri di chi non ha problemi mentali, aggiunge Claire Morgan, leader del progetto.
Spesso i genitori o i parenti stretti infatti tendono a proteggere eccessivamente i figli, anche da eventuali relazioni intime, senza sapere che così facendo li rendono più soli e più vulnerabili alla violenza. Il successo dei seminari di Newcastle ha spinto Wifies a istituire laboratori anche a Londra e a Glasgow, per donne adulte e per adolescenti, e in questi giorni partirà anche il progetto “Jack”, la versione maschile di Josephine. Negli ultimi tempi Newcastle ha subito una serie di pesanti tagli ai finanziamenti, ma Josephine ha ottenuto fondi grazie alle donazioni di fondazioni ed enti di beneficienza. “Le donne di questa ultima classe sono trenta e quello che hanno imparato per loro è una novità”, spiega Hudson, “Adesso vogliamo che Josephine diventi una tappa obbligatoria nel percorso di formazione dei disabili, e non solo a Newcastle”.
GiULiA
28 03 2013
Una vedova
di 83 anni di New York, è al centro della battaglia alla Corte
Suprema per i matrimoni gay.
Edith Windsor, una vedova
di 83 anni di New York, è al centro della battaglia alla Corte
Suprema per i matrimoni gay. La Windsor ha deciso di fare ricorso
contro il Defence of Marriage Act, che proibisce al governo federale
di riconoscere diritti e benefici alle coppie gay legalmente sposate negli stati dove è permesso, dopo la morte della sua compagna di 40
anni, Thea Spyer, con la quale nel 2007 a Toronto si era unita in
matrimonio poi riconosciuto dalla stato di New York.
Alla morte della moglie, la Windsor è stata costretta a pagare 363mila dollari di tasse di successione per l'appartamento che avevano acquistato insieme e la casa al mare, perché la legge non le riconosceva i benefici in materia per le coppie sposate. "Se Thea fosse stata Theo non avrei dovuto pagare", ha detto in una recente intervista la donna che ha deciso di fare ricorso contro quella che considera il segno tangibile, quello finanziario, di una discriminazione più profonda.
"È una terribile ingiustizia e io non mi aspettavo un trattamento del genere dal mio paese e credo che sia un errore che deve essere corretto", ha detto ancora la Windsor che è nata nel 1929 a Filadelfia. Sposatasi subito dopo il college, in poco tempo capì il suo vero orientamento sessuale, divorziò e si trasferì a New York dove in seguito iniziò a lavorare nel settore allora pioneristico, soprattutto per una donna, dell'informatica. Nel 1963 in un bar del Greenwich Village, chiamato Portofino, incontrò Thea - che era psicologa e violinista - che divenne la compagna di tutta la sua vita.