10 ottobre 2011
Ormai bisogna andare a cercare il refrain di una canzoncina di parecchi anni fa (“Oltre alle gambe c’è di più” ) per intavolare un degno botta e risposta alle scivolate, ormai troppe, della politica italiana che, grazie ad alcuni rappresentanti istituzionali, sta demolendo a colpi d’ascia anni di conquiste, studio, lavoro, lotte, ricerche, dipingendo la donna italiana come una povera imbecille senza né arte né parte che per emergere nella società è costretta a vendere l’unico bene che possiede, ovvero la parte bassa del suo corpo (quella alta non sa di averla).
Una cultura arretrata e maschilista, in realtà mai sepolta ma solo sopita, che come un revival, caro sia alla destra che alla sinistra, sta invadendo il cervello italiano creando uno spazio di assenza di diritti e di riconoscimenti pericoloso per le donne che si ritrovano non solo svilite come persone, ma facile bersaglio di ingiustizie, abusi, maltrattamenti, violenze sessuali, psicologiche, economiche, fino anche all’omicidio.