In genere
24 12 2012
Tempo di regali, sappiamo che le nostre lettrici sono delle donne consapevoli e faranno le loro scelte in maniera ragionata: ma come fare con amici e parenti per evitare che la vostra bambina riceva un mocio in miniatura, magari rosa o vostro figlio un fucile di plastica più grande di lui?
Ecco alcune riflessioni che potete mandare via mail, pubblicare sul vostro profilo di facebook o citare in casuali conversazioni telefoniche, e sperare che passi il messaggio.
Pink Stinks (il rosa puzza) è una campagna inglese contro i giocattoli stereotipati che propongono un unico modello alle bambine, il loro slogan è "ci sono tanti modi di essere bambina", Harrords ha raccolto il loro invito e, dall'anno scorso, non divide più il negozio in rosa e blu maschi e femmine e cerca di promuovere giocattoli non stereotipati. Sul loro sito tanto materiale e cose interessanti da leggere.
Una mamma blogger recupera una bella favola di Rodari su una bambola ribelle per parlare delle contraddizioni che prova ad esaudire i desideri di sua figlia nella letterina a Babbo Natale.
Il blog Educazione Genere Infanzia propone un'interessante carrellata sulle rifleissioni e le campagne di comunicazione contro gli stereotipi di genere, allegano questo opuscolo, molto divertente, per genitori (ma vale anche per zie e zii) a cura dell'Associazione Comunicattive
Noi vi consigliamo due libri: Nina e i diritti delle donne di Cecilia D'Elia (ed. Sinnos) e La parità a piccoli passi di Carina Luart (ed. Motta Junior) e buone feste!
La Stampa
21 12 2012
Si chiama "gendercide", significa che se nasci femmina non hai diritto di vivere: accade ogni giorno e sta squilibrando la popolazione dei due colossi asiatici
Nell’imminenza di una nascita epocale, vera o mitica che sia, vale la pena ricordare - l’argomento non è nuovo ma purtroppo è sempre attuale - le migliaia di bambine mai nate in Cina e India. Paesi assai differenti tra loro per molti aspetti ma simili per la pratica di quello che la precisa terminologia inglese chiama “gendercide”, la soppressione miratz di un genere, quello femminile. In Cina accade per l’assai contestata politica del figlio unico, che è ora sempre più spesso contestata e derogata ma continua a imporre aborti e sterilizzaizoni forzate e ha messo radici in un paese già precedemente ostile alle figlie femmine. Alla ricerca dell’amatissimo erede maschio le bambine che nel frattempo hanno l’improvvida idea di essere concepite vengono abortite, anche al settimo od ottavo mese della gravidanza, o nei casi peggiori date alla luce e abbandonate in fasce o tenute nascoste e - accade anche questo - vendute ai trafficanti. Il risultato è un rapporto medio di 120 maschi ogni 100 femmine (ma in otto province il rapporto è 160 a 100) con, a oggi, 37 milioni di maschi soprannumerari rispetto alle femmine: uno squilibrio che innesca a sua volta fenomeni di sfruttamento e abuso perché sono i paesi asiatici più arretrati e poveri a questo punto a fornire ai cinesi prostitute o docili “spose bambine”.
In India, dove la tradizionale formula di benedizione e augurio hindu in occasione delle nozze recita: “Che tu possa essere madre di un centinaio di figli maschi” e le femmine sono da sempre una scelta di serie B, a minacciarne l’esistenza è, anche, il temibile istituto della dote, che nessuna legge fin qui è riuscita a debellare e che prevede l’esporso di somme esorbitanti – fino a cinque volte il reddito familiare annuale - da parte dei genitori della futura sposa. L’ecografia sempre più diffusa, ha un po’ ridotto il numero degli abbandoni sostituito da un pari numero di aborti, ma la dote è anche all’origine di molti “incidenti domestici” in cui incorrono giovani spose. Quando la dote è finita, il marito e i parenti cospargono di kerosene la poveretta e le danno fuoco facendo passare il tutto per una disgrazia e ricominciano il giro. Ma nell’ancora immensa zona oscura delle aree rurali può accadere anche che una bambina sia lasciata morire di fame, che sia venduta o che sia incriminata come strega. Sarebbero almeno 50
milioni le donne/bambine/ragazze “perse” nel giro di tre generazioni. Se ne parla qui.