Cronache di ordinario razzismo
13 10 2014
La calda estate 2014 che ha portato all’elezione del nuovo Presidente della Figc, Carlo Tavecchio, dopo le dimissioni di Abete, in seguito alla prematura eliminazione della nazionale azzurra dai mondiali brasiliani, si è trascinata dietro di sé una lunga scia di polemiche. Avevamo già parlato della frase razzista di Tavecchio (vedi qui), quando, non ancora eletto ai vertici, si era espresso così sui calciatori stranieri presenti nel campionato italiano: “Le questioni riguardanti l’accoglienza sono una cosa, quelle del gioco un’altra. L’Inghilterra individua dei soggetti che entrano solo se hanno la professionalità per farli giocare, noi diciamo che ‘Opti Poba’(nome inventato da Tavecchio, ndr) è venuto qua, che prima mangiava le banane e adesso gioca titolare nella Lazio (squadra presa a caso) e va bene così. In Inghilterra va mostrato il curriculum ed il pedigree, qui…”.
In molti hanno preso le sue difese, definendola semplicisticamente una “battuta infelice”. E dopo una forte campagna mediatica condotta a colpi di hashtag e tweet contro il razzismo delle banane, Tavecchio viene deferito, nonostante le ripetute scuse e i tentativi di “chiarire il senso” della sua dichiarazione. Arbitri, calciatori e alcune società di Serie A e B decidono di voltargli le spalle, ma alla fine, inspiegabilmente lo eleggono.
Se un’affermazione è razzista, resta inammissibile, e come tale, andrebbe punita, tanto più se a pronunciarla è il presidente di una tra le federazioni calcistiche più importanti del mondo. Eppure, un mese dopo, il 26 agosto, il procuratore federale Stefano Palazzi dispone l’archiviazione del procedimento aperto nei suoi confronti: “Il Procuratore Federale, esaminati gli articoli di stampa, gli esposti presentati, i filmati acquisiti e la documentazione trasmessa dalla Figc alla Fifa e alla Uefa, ha disposto l’archiviazione del procedimento avente ad oggetto: “Frasi pronunciate dal presidente della Lega Nazionale Dilettanti durante l’Assemblea del 25 luglio 2014 ed in altre interviste ad organi di stampa”, perché non sono emersi fatti di rilievo disciplinare a carico del neo presidente della Figc Carlo Tavecchio sia sotto il profilo oggettivo sia sotto il profilo soggettivo”. Ma, a dispetto dei tanti, resta ancora aperta l’inchiesta Uefa, che tuttavia sembra non preoccupare né Tavecchio né i vertici Figc.
Il 7 ottobre arriva, come una doccia fredda, la tanto attesa decisione dell’Uefa: sei mesi di sospensione-inibizione dalle commissioni Uefa e Tavecchio non potrà essere presente al congresso a marzo 2015, e ‘per punizione’ dovrà organizzare un convegno per sensibilizzare contro le “discriminazioni razziali”. Ma, al contempo potrà continuare a rappresentare la Federcalcio. La Figc in un comunicato minimizza tutto e, per evitare un lungo contenzioso con l’Uefa, Tavecchio dichiara: “Le sentenze non si commentano, si rispettano, ma non cambia nulla riguardo alla mia posizione in Figc”. Si chiude così, quindi, una vicenda che ha monopolizzato l’intera estate del calcio italiano e non solo. Pensiamo al futuro, dicono dalla Figc. Ma risulta piuttosto complicato pensare al futuro, quando il presente è macchiato da un fatto così deplorevole. Anche volendo, è difficile passarci sopra, facendo finta di nulla.Si resta increduli perché risulta complicato capire come sia possibile che l’uomo più potente del calcio italiano possa rimanere al suo posto, dopo quanto è successo.
Articolo Tre
03 07 2014
Hanno entusiasmato durante i Mondiali di calcio, ma il loro gol più bello arriva adesso, quando l'avventura brasiliana è ormai terminata. I giocatori della Nazionale algerina hanno infatti deciso di devolvere il premio ricevuto per essere passati agli ottavi della World Cup ai bambini palestinesi di Gaza.
«Ne hanno più bisogno loro di noi», ha spiegato con semplicità Islam Slimani, attaccante e simbolo della squadra nordafricana, sulla sua pagina di Facebook, la notte scorsa. Così il bonus, 9 milioni di dollari, servirà per aiutare i piccoli della Striscia, chiusa dall'embargo israeliano e , proprio in questi giorni, bombardata dall'aviazione israeliana in risposta ai razzi sparati da Hamas. Il rapimento e l'uccisione dei tre ragazzi ebrei e il rapimento e l'esecuzione, per rappresaglia, di un adolescente arabo a Gerusalemme, hanno fatto salire la tensione alle stelle nella regione e in particolare a Gaza, da sempre il suo punto più critico.
Nella Striscia, controllata da Hamas, vivono intrappolati dall'assedio israeliano oltre un milione e mezzo di abitanti, per lo più minori, con una carenza cronica – come denunciano le organizzazioni umanitarie internazionali – di elettricità, generi di prima necessità, medicine.
A farne le spese sono per lo più i bambini.
È di una settimana fa la notizia del piccolo Ali Abd al-Latif al-Awour, di 7 anni, morto dopo tre giorni di agonia per le ferite riportate in un raid israeliano che aveva come obiettivo un miliziano islamista.
Su questo sfondo, il gesto di generosità degli algerini ha immediatamente galvanizzato il mondo arabo, e non solo. Dai social network ai giornali sauditi è un coro di complimenti, elogi, ammirazione. «Hanno dimostrato che l'arabità esiste ancora», chiosa la principale testata di Riad. Su twitter e facebook piace e dà speranza il senso civico di Slimani e dei suoi compagni, i quali mostrano un' immagine dei calciatori ben diversa dagli stereotipi del gossip e dei guadagni milionari.
L'Algeria è uscita a testa alta dai Mondiali, capitolando di fronte alla Germania solo ai tempi supplementari e al termine di una partita combattuta e sempre in bilico.
Le «Volpi del deserto», come vengono chiamate popolarmente, sono state accolte da eroi in patria. Hanno dimostrato determinazione, bel gioco, forza, energia, organizzazione. Ed ora ricordano al mondo che, oltre ai sogni del calcio, ci sono sofferenze, guerre, tragedie che non possono finire nell'oblio.