Un altro genere di comunicazione
26 08 2013
L’alcol riscalda, disseta, ubriaca. L’alcol rende euforici o malinconici.
Se assunto in quantità eccessive, procura danni al fegato e impotenza, cirrosi epatica o dipendenza.
Ma non stupra.
Non c’è mai stato un caso di stupro ad opera di un cocktail o di una bottiglia di birra.
L’alcol non stupra, non lo fa nemmeno la minigonna o gli shorts. Gli stupri li compiono solo gli stupratori.
Il prefetto di Lecce non sembra pensarla così. Quindi dopo gli ultimi casi di strupro in Puglia, in particolare sulla costa salentina, ha deciso, di fermare alcolici e happy hour, d’ accordo con i gestori dei locali notturni, per “fermare l’emergenza”.
Divieto di somministrazione di superalcolici, riduzione del numero delle feste autorizzate e con un numero di partecipanti limitato.
Giuliana Perrotta, prefetto di Lecce, si era infatti scagliata giorni fa contro l’uso smodato di alcol riferendosi agli ultimi atti di violenza:
“Girano bottiglie di superalcolici da dieci litri, con violazioni, tra l’altro, della normativa fiscale. Situazioni che poi finiscono col generare episodi di violenze sessuali, presunte o meno che siano, ai danni di ragazze che vengono travolte da tutto questo“
Insomma l’alcol è il responsabile delle violenze e in quanto tale viene bandito.
Nè il prefetto, nè i giornalisti che riportano la dichiarazione spendono una sola parola per ricordare che la causa delle violenze sessuali è invece a cultura sessista in cui galleggiano le generazioni italiane, lo svilimento costante delle donne quali semplici oggetto di sguardo e di consumo del genere maschile.
Questo sì, anche nelle pubblicità degli alcolici.
Gli uomini bevono e poi stuprano. Le ragazze bevono e si fanno stuprare.
Si parla di emergenza da fronteggiare e si rinnova il proibizionismo.
Ennio Cillo, procuratore aggiunto di Lecce rivela poi un passaggio fondamentale:
“I casi di violenza sessuale sui quali stiamo indagando non sono peculiari ad un allarme specifico su Gallipoli ma piuttosto sintomo di un disfacimento dei costumi che si sta registrando dovunque”
Si tratta quindi di un’ emergenza morale, “un disfacimento dei costumi” annunciato con la disarmante semplicità di una cultura che ancora considera lo stupro reato contro la morale e non contro la persona.
Un’emergenza falsata inoltre, perchè numeri e generazioni dimostrano come la violenza sulle donne sia strutturale, connaturata al sistema di dominio patriarcale e di cultura maschile e maschilista del nostro Paese.
Si tratta quindi più che del “disfacimento dei costumi”, del consolidamento di quelli strettamente legati alla cultura maschilista che genera violenza e della continua colpevolizzazione di quelli femminili, perchè le donne o hanno la minigonna, o hanno bevuto, comunque sono colpevoli, comunque vanno difese da se stesse.Non dagli stupratori, ma dalle situazioni in cui potrebbero mettersi.
Global Voices
26 08 2013
A una sola settimana di distanza dalle proteste contro l'omofobia da parte degli sportivi ai mondiali di atletica leggera di Mosca, e dopo le dichiarazioni della tre volte campionessa Yelena Isinbayeva [it] a favore della legge antigay russa [it], è il Brasile a discutere dell'argomento attraverso lo sport.
Una foto condivisa dal giocatore del Corinthians [it], Emerson Sheik [it], ha scatenato una serie di polemiche sui social network brasiliani. Nell'immagine il numero 10 festeggia la vittoria della sua squadra baciando un amico.
"Tem que ser muito valente, para celebrar a amizade sem medo do que os preconceituosos vão dizer. Tem que ser muito livre para comemorar uma vitória assim, de cara limpa, com um amigo que te apóia sempre.
Bisogna essere molto coraggiosi per celebrare l'amicizia senza avere paura di quello che potrebbe dire la gente prevenuta. Bisogna sentirsi liberi per festeggiare in questa maniera, a viso aperto, vicino ad un amico che ti sostiene sempre."
È bastato un bacio perché che il calcio, notoriamente simbolo di virilità, diventasse sede di dibattito sull'omofobia.
Le critiche al comportamento del calciatore non si sono fatte attendere a lungo sulla rete e si sono susseguite anche fuori. Un gruppo di fanatici appartenenti alla tifoseria chiamata Camisa 12 [pt, come i link successivi eccetto ove diversamente indicato], si è presentato sul campo dove la squadra svolge gli allenamenti, richiedendo le scuse ufficiali e la ritrattazioni delle dichiarazioni di Sheik. I tifosi avevano preparato striscioni con scritte come: “qui niente invertiti“ (sic) e “questo è un posto da uomini”.
Sul loro profilo Twitter, il gruppo Camisa 12 (@Camisa12oficial) ha dichiarato:
Disapproviamo atteggiamenti isolati che denigrano l'immagine del Corinthians e dei suoi tifosi, esigiamo rispetto e fedeltà! Questo è il Corinthians!
— Camisa 12 Oficial (@Camisa12oficial) 19 agosto 2013
Come ricorda Wilson Gomes, in un ambiente come quello calcistico, l'utilizzo di una terminologia che rimandi all'omosessualità è sempre stato un mezzo per sminuire gli altri:
Faccio innanzitutto una distinzione: non è importante tanto “il caso del bacetto di Sheik” quanto “lo scandalo creatosi attorno”. Tengo sempre a mente una regola di antropologia sociale che non dimentico mai: si può capire profondamente una data cultura dagli avvenimenti per i quali si scandalizza.
Tuttavia, la rete si è riempita anche di messaggi a sostegno del calciatore.
Non c'è voluto molto per creare una riedizione della “protesta di baci“ [it], la campagna contro l'omofobia della Commissione per i Diritti Umani in Brasile, realizzata online lo scorso aprile.
La protesta è iniziata con una foto pubblicata dai fratelli Fernando e Gustavo Anitelli, membri del gruppo O Teatro Mágico.
In seguito l'idea si è sviluppata nel Blog do Rovai ed è circolata online con gli hashtag #Sheiktamojunto e #vaicurintia.
Anche altri utenti hanno iniziato a postare le proprie foto a favore della campagna:
Il blog Impedimento ha ricordato il periodo della Democrazia Corinthiana [it], considerato “il più grande movimento ideologico nella storia del calcio brasiliano”. La squadra era autogestita dai giocatori stessi, ricalcando il modello politico della democrazia.
Il bacio di Sheik ha sollevato manifestazioni e proteste che non sono in linea con la Democrazia del Corinthias, nonostante il calciatore non avesse alcuna intenzione politica con tale gesto. Non è niente di grave, ma non avevamo mai visto nessun calciatore brasiliano affrontare “questo stupido pregiudizio che esiste nel calcio”, come affermato da Sheik stesso, dopo le conseguenze del suo gesto.
La foto del bacio di Emerson Sheik è divenuto il simbolo della lotta all'omofobia, in un mondo in cui 76 Paesi considerano illegali le relazioni omosessuali, o come il blogger Fabio Chiorino l'ha definito “un piccolo bacio per l'uomo, un grande passo per il calcio brasiliano”.