AGI
11 07 2013
Un gruppo di sei donne, artisti e attivisti di Greenpeace, ha iniziato questa mattina a scalare lo Shard, il grattacielo piu' alto d'Europa, disegnato da Renzo Piano per ricordare una lama di ghiaccio.
Se le sei donne (provenienti da Polonia, Svezia, Olanda, Canada, Belgio e Gran Bretagna) raggiungeranno la cima, cercheranno di appendere un'opera d'arte che esalta le meraviglie dell'Artico. La scelta del grattacielo Shard non e' casuale, perche' domina i tre uffici londinesi della Shell, un'azienda che sta investendo miliardi per trivellare l'Artico alla ricerca del petrolio, sia in Alaska che in Russia.
Su www.savethearctic.org piu' di 3 milioni hanno gia' chiesto all'azienda di abbandonare questi piani, ma la Shell e' decisa ad andare avanti.
Le climber di Greenpeace hanno delle telecamere sugli elmetti dalle quali stanno trasmettendo in diretta immagini dell'ascesa: www.iceclimb.savethearctic.org
Se riusciranno ad appendere l'opera dedicata all'Artico, questa sara' la piu' importante installazione d'arte da quando Philippe Petit cammino' su un filo tra le Due Torri del World Trade Center, a New York, nel 1974.
"Quando raggiungeremo la cima potremo vedere tutti e tre gli uffici londinesi della Shell e loro vedranno noi e la nostra installazione artistica a 310 metri d'altezza. Ci auguriamo che la smettano di ignorare le proteste in tutto il mondo e che ci pensino due volte prima di andare a trivellare l'Artico!", ha detto Victoria Henry, 32 anni, canadese, una delle sei climber.
Shell ha investito qualcosa come 5 miliardi di dollari nel suo programma artico, ma dopo una serie di imbarazzanti incidenti - inclusa una piattaforma affondata e un incendio su una nave per le perforazioni - e' stata costretta ad abbandonare i suoi piani per la trivellazione dell'Alaska quest'estate. L'azienda ha firmato pero' un accordo con il gigante russo Gazprom per riprovarci nella Russia Artica, un'area dove la corruzione e' elevata e le regolamentazioni sono pressoche' inesistenti.
Greenpeace chiede l'istituzione di un Santuario globale nell'Artico e ha recentemente organizzato una spedizione al Polo Nord, per piantare una capsula con i nomi dei primi due milioni di persone che hanno firmato su savethearctic.org insieme ad una Bandiera per il Futuro sul fondale del Polo Nord.
la Repubblica
11 07 2013
Niente più ergastolo, ma pene più severe per i reati contro i minori e il riciclaggio.
Papa Francesco ha varato un'importante riforma della giustizia penale vaticana (in vigore dal primo settembre), che fino ad oggi era ferma - per molti aspetti - al Codice Zanardelli, adottato nel 1929 all'indomani dei Patti Lateranensi che istituirono la Città del Vaticano.
Per questo, ad esempio, Paolo Gabriele, il maggiordomo infedele di Papa Ratzinger, fu giudicato solo per il reato di furto, l'unico applicabile al suo caso nelle norme in vigore che non prevedevano l'attentato alla sicurezza dello Stato.
Giornalettismo
11 07 2013
Come se la notizia e le immagini delle esecuzioni nel braccio della morte non bastassero, il Dipartimento di giustizia criminale del Texas ha deciso di pubblicare online tutte le ultime dichiarazioni dei condannati alla pena capitale.
Le parole diffuse in Rete svelano in alcuni casi la vena poetica del prigioniero.
In altri casi contengono le scuse per il male commesso.
Oppure denunciano la crudeltà della punizione subita.
500 GIUSTIZIATI IN TEXAS – La sconcertante iniziativa arriva nel momento in cui, a giugno, nello stato meridionale degli Stati Uniti viene ucciso il 500esimo detenuto da quando – dicembre 1982 – la pratica della pena di morte è stata reintrodotta (uccisione del detenuto Charlie Brooks).
Nel 1968, infatti, le esecuzioni erano state sospese in seguito ad una decisione della Corte Suprema che le definiva “crudeli”.
Il Tex è lo stato americano maggiormente incline alle condanne capitali.
Nella classifica delle esecuzioni viene seguito dalla Virginia, 100 detenuti uccisi, e dall’Oklahoma, 105.
NEGLI USA 1.300 ESECUZIONI IN 37 ANNI – Nelle stesse ore in cui, il 26 giugno scorso, nell carcere di Huntsville con un’inziezione letale veniva giustiziata Kimberly McCarthy, Amnesty International ha ricordato che tra i condannati a morte in Texas ci sono persone che soffrono di gravi malattie mentali.
Complessivamente negli Stati Uniti dal 1976, anno in cui terminava la moratoria della Corte Suprema, sono stati uccisi più di 1.300 detenuti. Insieme ad India e Giappone, gli Usa rappresentano una delle poche democrazie liberali ad applicare ancora la pena capitale.
Dario Ferri