Giornalettismo
10 07 2013
Fra la popolazione dai 30 ai 34 anni le giovani con laurea sono il 24,2% contro il 15,5% dei maschi. Quasi nove punti che contano assai poco. Il divario tra uomini e donne e le differenze retributive, dice il Rapporto del consorzio interuniversitario AlmaLaurea sulla condizione occupazionale dei laureati italiani, segnala quanto ancora le donne, in questo caso tra quelle piu’ istruite, siano penalizzate nel mercato del lavoro.
Non solo: le laureate con figli lavorano e guadagnano meno rispetto alle colleghe senza figli.
IL RITARDO CULTURALE DEL PAESE – ”E’ il segnale del persistere di un ritardo culturale e civile del Paese – commenta Andrea Cammelli, direttore di AlmaLaurea – E’ una situazione che contribuisce anche a svalutare gli investimenti nell’istruzione universitaria femminile”.
Tra i laureati specialistici biennali, gia’ ad un anno dalla laurea le differenze fra uomini e donne, in termini occupazionali, risultano significative (7,5 punti percentuali: lavorano 55,5 donne e 63 uomini su cento). Le donne sono meno favorite non solo perche’ presentano un tasso di occupazione decisamente piu’ basso, ma anche perche’ si dichiarano piu’ frequentemente alla ricerca di un lavoro: 32% contro il 24% rilevato per gli uomini.
A un anno dalla laurea gli uomini possono contare piu’ delle colleghe su un lavoro stabile (le quote sono 39 e 30%) e guadagnano il 32% in piu’ delle loro colleghe (1.220 euro contro 924 euro mensili netti). A cinque anni dalla laurea le differenze di genere si confermano significative e pari a 6 punti percentuali: lavorano 83 donne e 89 uomini su cento.
Il lavoro stabile e’ prerogativa tutta maschile: puo’ contare su un posto sicuro, infatti, l’80% degli occupati e il 66% delle occupate. Cio’ dipende anche dallo sbocco prevalente nell’ambito dell’istruzione per le laureate.
LA VERGOGNA DELLA MANCATA EMANCIPAZIONE - Tra uno e cinque anni dal conseguimento del titolo, le differenze di genere rispetto al guadagno, lungi dal ridursi, aumentano ulteriormente: il divario cresce al 30% (1.646 contro 1.266 euro).
Le differenze di genere raggiungono i 17 punti tra quanti hanno figli (il tasso di occupazione e’ pari all’89% tra gli uomini, contro il 72% delle laureate), mentre scendono fino a 7 punti, sempre a favore degli uomini, tra quanti non hanno prole (tasso di occupazione pari 61 contro 54%, rispettivamente).
Anche nel confronto tra laureate, chi ha figli risulta penalizzata: a cinque anni dal titolo lavora l’81% delle laureate senza prole e 69 di quelle con figli (differenziale di 12 punti percentuali). Il differenziale retributivo e’ del 14% a favore delle laureate senza figli (1.247 euro contro 1.090 euro).
La percentuale vale per tutte le categorie sociali: fra i 24 e i 55 anni le donne lavoratrici con figli sono il 55%.
”Forti sono le responsabilita’ in termini di politiche a sostegno della famiglia e della madre-lavoratrice, soprattutto si evidenzia con forza lo scarto occupazionale esistente tra le laureate, a seconda della presenza o meno di figli”, rileva Cammelli. Perche’ ”se da un lato in termini di salute e istruzione la parita’ tra i generi si puo’ dire raggiunta, in termini di partecipazione politica ed economica la strada da percorrere e’ ancora molto lunga”.
Amnesty International
10 07 2013
Amnesty International ha chiesto l'apertura di un'indagine urgente e indipendente sull'uccisione di almeno 51 persone, avvenuta l'8 luglio 2013 al Cairo, di fronte alla sede della Guardia repubblicana.
"Occorre un'indagine indipendente e imparziale, che abbia la fiducia di tutte le parti. Le autorità egiziane, in passato, hanno dimostrato assai poco di essere in grado di fornire verità e giustizia per le violazioni dei diritti umani" - ha commentato Hassiba Hadj Sahraoui, vicedirettrice del Programma Medio Oriente e Africa del Nord di Amnesty International.
"In passato, le inchieste interne all'istituzione militare hanno assolto l'esercito da ogni violazione dei diritti umani e le autorità hanno cestinato le conclusioni delle commissioni d'inchiesta da loro stesse istituite, rifiutando di renderle pubbliche. I pubblici ministeri stanno investendo maggior tempo a incriminare chi critica le autorità invece di indagare sulle violazioni dei diritti umani commesse dalla polizia e dalle forze armate" - ha aggiunto Sahraoui.
"Indagini efficaci sono fondamentali per impedire alle autorità di compiere ulteriori violazioni dei diritti umani. Il capo della Guardia repubblicana è lo stesso che ordinò la repressione del dicembre 2011 di fronte alla sede del governo" - ha commentato Sahraoui.
"In un'atmosfera polarizzata e pregna di sfiducia, dev'essere fatto ogni sforzo per garantire che le indagini annunciate dalle autorità siano indipendenti, imparziali e approfondite e siano giudicate come tali. Decenni d'impunità hanno eroso lo stato di diritto in Egitto. Indagini efficaci e trasparenti, in grado di fornire giustizia alle vittime e ai loro familiari, potrebbero essere lo strumento per restituire fiducia e fare un passo avanti verso la riconciliazione nazionale. Qualunque forma l'indagine assumerà, dovrà essere in linea con gli standard internazionali, che prevedono tra l'altro il potere di chiamare l'esercito o altre autorità a fornire prove sulla loro condotta" - ha concluso Sahraoui.