Tra pochi giorni, il 13 luglio, sempre la Cassazione deciderà la sorte degli ultimi dieci manifestanti sotto processo, accusati di devastazione e saccheggio. Sono i classici “rimasti col cerino acceso in mano”. I loro co-imputati sono stati assolti in appello nel 2009: agirono per legittima difesa dopo la violentissima carica di polizia in via Tolemaide, carica che il tribunale ha riconosciuto illegittima.
I dieci rischiano un secolo di carcere, ecco perché la campagna in loro sostegno si chiama “10 x 100″. Pene enormi, fino a 16 anni di galera, per aver colpito – va sempre ricordato – delle cose, non delle persone. Le forze dell’ordine, intanto, spaccavano teste e arti, avvelenavano la gente con sostanze tossiche vietate, sequestravano persone per torturarle, seminavano il terrore, uccidevano.
Comunque vada, l’anniversario del 20 e 21 luglio sarà segnato da queste sentenze. In questo momento è la Cassazione a scrivere il copione e indirizzare la memoria pubblica.
Nei giorni scorsi ci siamo chiesti quale contributo significativo avremmo potuto dare, qui su Giap, alla vigilia – nel senso originario di “veglia”, del restare vigili, del non addormentarsi – per la sentenza del 13.
Non abbiamo dovuto pensarci troppo: eccovi la registrazione finora inedita di una declamazione di Marco Philopat su Genova. Il brano proviene da una serata multiautore (con Wu Ming 2, Vasco Brondi e altri) intitolata “Anni di merda. Radiodramma degli ultimi trent’anni”, svoltasi al Locomotiv Club di Bologna il 6 novembre 2009.
Philopat non è “solo” uno scrittore, un motore di editoria “altra” e uno storico del punk e delle controculture italiane, ma anche uno dei migliori “lettori pubblici” in circolazione, un vero “animale da reading”. Qui lo accompagnano Egle Sommacal e Stefano Pilia, ovvero le chitarre dei Massimo Volume.
Questo brano è una delle cose più belle e al tempo stesso esatte scritte su Genova 2001. Buon ascolto.
