Riccardo Noury, Le persone e la dignità03 07 2013
“Alla fine, ci rammarichiamo per le opportunità che non abbiamo colto, per le relazioni che abbiamo avuto paura di intraprendere, per le decisioni mancate per aver aspettato troppo a lungo”.
Questo è l’ultimo status pubblicato da Duduzile Zozo su Facebook, da cui abbiamo ripreso l’immagine del suo profilo. Risale a venerdì scorso. Domenica, alla periferia di Johannesburg, hanno ritrovato il suo cadavere, seminudo. Nella vagina, il manico di uno scopino da bagno, con cui l’avevano violentata prima di ucciderla.
Duduzile era lesbica e aveva la sfortuna di vivere in un paese, il Sudafrica, dove la lesbofobia è a livelli agghiaccianti.
La polizia, come di prassi, ha invitato chi sa qualcosa a farsi avanti. Poco prima di essere uccisa, Duduzile era andata a una festa.
“A quanto pare, noi lesbiche non possiamo andare da nessuna parte. Non possiamo essere noi stesse. Dobbiamo nasconderci, se vogliamo evitare di essere uccise. Dobbiamo stare chiuse in casa, come animali in gabbia. Qui siamo nuovamente sotto l’apartheid e stavolta sono i gay e le lesbiche a essere oppressi e schiacciati”.
Questo è il commento di Thulisle Msiza, direttrice dell’organizzazione Ekurhuleni Lgbti. È qui, nella municipalità di Ekurhuleni, che si è concentrata negli ultimi anni la violenza lesbofoba e omofoba.
Solo tre mesi fa, ad aprile, nella township di Daveyton, era stata assassinata
Patricia Mashigo. Uccisa a colpi di pietra. Non faceva mistero di essere lesbica, non accettava di rimanere chiusa in una gabbia fatta di mura domestiche.
Nonostante i tentativi del governo sudafricano di fare qualcosa contro i crimini dell’odio, la cultura che li provoca e l’impunità che li incoraggia,
la comunità Lgbti sudafricana vive nella paura. Si stima che ogni settimana 10 lesbiche vengano sottoposte all’odiosa pratica dello “stupro correttivo”.
Di Duduzile resta uno status malinconico che a posteriori ora sembra un presagio. Resta un corpo seviziato. Chi l’ha ammazzata non ha affatto aspettato troppo a lungo per decidere che una lesbica in Sudafrica non ha diritto di vivere.