ilsole24ore.com
07 02 2010
Si rafforza il diritto delle lavoratrici a percepire, a parità di condizioni, la stessa retribuzione dei colleghi maschi. In caso di condanna per comportamenti discriminatori, l'inottemperanza del datore di lavoro al decreto del giudice è punita con l'ammenda fino a 50mila euro o con l'arresto fino a sei mesi. Sono alcune novità introdotte dal decreto legislativo 5 del 25 gennaio 2010, pubblicato sulla Gazzetta ufficiale 29 del 5 febbraio. Il provvedimento dà attuazione alla direttiva 2006/54/Ce sul principio delle pari opportunità e della parità di trattamento fra uomini e donne in materia di occupazione e impiego, modificando in più parti il Codice delle pari opportunità (Dlgs 198/06).
Il nuovo testo rafforza il principio che la parità di trattamento e di opportunità fra donne e uomini deve essere assicurata in tutti i campi, compresi quelli dell'occupazione, del lavoro e della retribuzione, accompagnandolo con sanzioni più severe. In caso di condanna per comportamenti discriminatori, l'inottemperanza al decreto del giudice del lavoro non sarà più punita, dunque, in base all'articolo 650 del Codice penale, per «inosservanza del provvedimento dell'autorità», bensì con l'ammenda fino a 50mila euro o con l'arresto fino a sei mesi.
Al Codice delle pari opportunità è aggiunto l'articolo 41-bis che assicura la tutela giurisdizionale alla «vittimizzazione», ossia ai comportamenti messi in atto contro una persona che si è attivata per ottenere il rispetto del principio di parità di trattamento fra uomini e donne.
Aumentano anche le sanzioni amministrative per la violazione ai divieti di discriminazione in materia di formazione, accesso al lavoro, trattamento retributivo.
Il nuovo articolo 28 del Dlgs 198/06 vieta qualsiasi discriminazione diretta o indiretta, su qualunque aspetto o condizione delle retribuzioni per quanto riguarda uno stesso lavoro o un lavoro a cui è attribuito un valore uguale.
Al fine dell'applicazione del principio di parità in materia di occupazione e impiego è considerata discriminazione diretta tutto ciò che comporta, per ragioni riconducibili al sesso, un trattamento meno favorevole rispetto a quello di un'altra persona in situazione analoga. Si ha discriminazione indiretta, invece, quando una persona è messa in condizioni di svantaggio rispetto ad altra di sesso diverso, da norme, prassi, criteri, atti o comportamenti, apparentemente neutri.
Con l'aggiunta all'articolo 25 del Dlgs 198/06 del comma 2-bis, è definito discriminazione, ai fini della tutela in esame, ogni trattamento meno favorevole in ragione dello stato di gravidanza, nonché di maternità o paternità, anche adottive, ovvero in ragione della titolarità e dell'esercizio dei relativi diritti.
In linea con il diritto comunitario, che vieta formalità o adempimenti che costituiscano discriminazione di genere, è abrogato il comma 2 dell'articolo 30 del Dlgs 198/06 che, nel disciplinare il divieto di discriminazioni dell'accesso alle prestazioni professionali, poneva alle lavoratrici che intendessero proseguire l'attività lavorativa oltre l'età per il pensionamento di vecchiaia (60 anni), l'obbligo di comunicarlo al datore di lavoro almeno tre mesi prima della maturazione del diritto (onere già dichiarato illegittimo dalla Corte costituzionale, si veda «Il Sole 24 Ore» del 30 ottobre 2009).
Con l'entrata in vigore del Dlgs 5/2010, il 20 febbraio prossimo, le lavoratrici in possesso dei requisiti per la pensione di vecchiaia hanno semplicemente il diritto di proseguire il rapporto di lavoro fino agli stessi limiti di età previsti per gli uomini (65 anni).
Significativo anche il passaggio dal proposito di eliminare ogni distinzione di genere che potesse limitare o compromettere l'esercizio dei diritti e delle libertà fondamentali che connotava l'articolo 1 del Dlgs 198/06, all'affermazione di principio del nuovo testo: la formulazione di qualsivoglia legge, regolamento, atto amministrativo, politica o attività deve tenere presente l'obiettivo della parità di trattamento e di opportunità fra donne e uomini.
Oltre che costituirsi in giudizio contro l'esistenza di atti, patti o comportamenti discriminatori diretti o indiretti di carattere collettivo, le consigliere o i consiglieri di parità provinciali e regionali possono ricorrere innanzi al tribunale in funzione di giudice del lavoro o, per i rapporti sottoposti alla sua giurisdizione, al tribunale amministrativo regionale territorialmente competenti, su delega della persona che ha interesse, o possono intervenire nei giudizi da questa promossi.
il sole 24 ore
4 feb
di Nicoletta Cottone
Il Consiglio dei ministri ha deciso di impugnare dinanzi alla Corte Costituzionale le leggi regionali di Puglia, Campania e Basilicata che impediscono l'installazione di impianti nucleari nei loro territori. ??La decisione è stata presa su proposta del ministro dello Sviluppo economico Claudio Scajola, d'intesa con il ministro per gli Affari regionali Raffaele Fitto. «L`impugnativa delle tre leggi è necessaria per ragioni di diritto e di merito», ha sottolineato il ministro Scajola. «In punto di diritto - ha spiegato - le tre leggi intervengono autonomamente in una materia concorrente con lo Stato (produzione, trasporto e distribuzione di energia elettrica) e non riconoscono l`esclusiva competenza dello Stato in materia di tutela dell`ambiente, della sicurezza interna e della concorrenza (articolo 117 comma 2 della Costituzione)». ??Per il ministro «non impugnare le tre leggi avrebbe costituito un precedente pericoloso perché si potrebbe indurre le Regioni ad adottare altre decisioni negative sulla localizzazione di infrastrutture necessarie per il Paese».??«Nel merito - ha aggiunto poi Scajola - il ritorno al nucleare è un punto fondamentale del programma del governo Berlusconi, indispensabile per garantire la sicurezza energetica, ridurre i costi dell`energia per le famiglie e per le imprese, combattere il cambiamento climatico riducendo le emissioni di gas serra secondo gli impegni presi in ambito europeo».??Scajola ha poi ricordato che al prossimo Consiglio dei ministri del 10 febbraio ci sarà l`approvazione definitiva del decreto legislativo recante tra l`altro misure sulla definizione dei criteri per la localizzazione delle centrali nucleari.
4 FEBBRAIO 2010
http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Italia/2010/02/nucleare-impugnate-leggi-regionali-puglia-campania-basilicata.shtml?uuid=98e1f724-1172-11df-b2d8-92dd20be9017&DocRulesView=Libero
il sole 24 ore
20 GENNAIO 2010
Una donna americana su cinque guadagna più del proprio partner. Una percentuale che quarant'anni fa era ben più ridotta. La differenza salariale non era una questione di livello culturale: nel 1970 il 20% delle donne aveva un'istruzione superiore al proprio partner eppure solo il 4% guadagnava di più, nel 2007 la percentuale delle donne "più colte" è salita al 28% mentre le donne che hanno uno stipendio più alto dei mariti sono arrivate al 22 per cento. Tutto merito dell'incremento dei salari femminili negli ultimi quarant'anni: +44% contro un dato maschile del 6 per cento. Eppure il gap salariale resta: negli States una donna in media guadagna il 71% del salario annuo di un uomo (era il 52% nel 1970). E in Italia? Uno studio dell'università Bocconi ha segnalato una differenza salariale fra uomini e donne del 22,8 per cento. Un gap che, secondo alcune stime, arriva a un totale di circa 360mila euro nell'arco della vita lavorativa.?(Mo.D.)?
il sole 24 ore.it
17 12 09
Contrariamente a quanto avvenuto in Germania e Stati Uniti, dove il tasso di disoccupazione è calato, in Italia la situazione del mercato del lavoro peggiora. A ottobre infatti il tasso di disoccupazione ha raggiunto l'8,2%. È il dato peggiore da aprile 2004. Lo rileva l'Istat che ha rivisto al rialzo il dato diffuso nelle scorse settimane (8%). I disoccupati nel mese erano quindi 2.039.000. L'occupazione è diminuita nel terzo trimestre di 508.000 unità rispetto allo stesso periodo del 2008 (-2,2%), mentre ha perso 120.000 unità rispetto al secondo trimestre del 2009. l'Istat precisa che è il calo peggiore dal '92, anno di inizio delle serie storiche, e che 386.000 posti sono stati persi nell'industria. ??I posti di lavoro persi per la crisi tra il 2008 e il 2009 , secondo il Centro studi di Confindustria, ammontano a 470mila, di cui 128mila nel 2008 e 342mila quest'anno. Nei Nuovi Scenari Economici di viale dell'Astronomia, oltre alle previsioni sul Pil si stima che ci siano altri 195mila posti a rischio tra il 2010 e il 2011, nel caso in cui «il 70% del calo delle unità di lavoro in Cig si traducesse in lavoratori riassorbiti». Gli economisti del Centro studi Confindustria stimano il tasso di disoccupazione all'8,7% nel 2010 e al 9% nel 2011. Il 2009 si chiuderà con un tasso di disoccupazione al 7,6%.??A livello territoriale, si accentua il restringimento della base occupazionale nel Nord (-2,3 per cento, pari a -274.000 unità in confronto al terzo trimestre 2008), prosegue il calo nel Mezzogiorno (-3,0 per cento, pari a -196.000 unità), mentre nel Centro la riduzione del numero degli occupati è più contenuta (-0,8 per cento, pari a -38.000 unità). Il risultato trova ragione sia nella relativa maggiore crescita tendenziale degli occupati stranieri in questa ripartizione, sia nel sostegno fornito dal settore terziario, in particolare dai servizi alle famiglie e da taluni comparti a elevata intensità di lavoro (alberghi e ristoranti, servizi di pulizia, di viglilanza e attività professionali autonome). ??La notevole riduzione tendenziale dell'occupazione nell'industria in senso stretto (-6,1 per cento, pari a -307.000 unità) riguarda sia i dipendenti sia gli autonomi, soprattutto nelle regioni settentrionali. Le costruzioni accentuano la tendenza discendente emersa lo scorso trimestre, con un calo degli occupati del 4 per cento (pari a -79.000 unità), diffuso nell'insieme del territorio nazionale. Il terziario segnala una nuova riduzione tendenziale dell'occupazione (-0,6 per cento, pari a -97.000 unità), a sintesi del continuo calo degli autonomi e della sostanziale stabilità dei dipendenti. ??Infine, l'Istat segnala che il calo riguarda in particolare i dipendenti a termine (-220.000 unità) ma anche i collaboratori coordinati e continuativi e occasionali (-42.000 unità), gli autonomi (-136.000 unità), soprattutto quelli con un'attività artigianale o commerciale; dall'altro, una riduzione dei dipendenti a tempo indeterminato (-110.000 unità), concentrata nelle imprese di più ridotta dimensione. In base alla tipologia di orario, il calo dell'occupazione riflette l'accentuata riduzione degli occupati a tempo pieno (-449.000 unità) e, in misura più ridotta, la flessione di quelli a tempo parziale (-59.000 unità).
17 DICEMBRE 2009
http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Economia%20e%20Lavoro/2009/12/ottobre-disoccupazione-istat-italia.shtml?uuid=b7d3d106-eaef-11de-b63e-4a67e8f0bce3&DocRulesView=Libero
il sole 24 ore
15 12 09
«Il mondo dello sport, ma anche altri mondi che amo citare come quello della ricerca e del volontariato, testimoniano la ricchezza e i valori della società italiana che si mostra ancora una volta più forte e coesa dell'immagine che ne dà la politica, così segnata da esasperato conflitto». Lo ha sottolineato il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, nel suo discorso alla premiazione degli atleti italiani che hanno vinto il campionato del mondo 2009 nelle discipline olimpiche.??Di Pietro parla alla Camera. Il Pdl esce. È iniziato con qualche attimo di ritardo l'intervento di Antonio Di Pietro alla Camera nel dibattito seguito all'informativa del ministro dell'Interno sull'aggressione subita dal premier a Milano. Questo perché una buona parte dei deputati del Pdl ha deciso di abbandonare l'aula. Il leader Idv ha aspettato un po' prima di prendere la parola: «Voglio rispettare chi ha deciso di non ascoltare, non vorrei rovinargli le orecchie con le mie parole», ha detto. ??«Non l'Italia dei Valori ma il comportamento di governo e maggioranza istigano l'odio». ?E' la risposta di Antonio Di Pietro a Fabrizio Cicchitto nel corso del dibattito in Aula alla Camera sull'aggressione subita dal premier domenica scorsa a Milano. «Noi non facciamo opposizione in odio a Berlusconi - ha detto l'ex pm - ma per amore del paese. Noi da 15 anni a questa parte diciamo che i provvedimenti presi dal governo umiliano le coscienze, mortificano le istituzioni, che il modello di questo governo che toglie ai poveri per dare ai furbi e che favorisce i criminali fomenta l'odio. E' questa disparità di trattamento che crea disperazione, questo arma la mano. L'istigazione è provocata dai comportamenti della maggioranza e del governo che piega il Parlamento per fare leggi a uso e consumo proprio». ?«Se davvero volete rispettare il dettato del presidente della Repubblica - ha detto Di Pietro - allora cominciate nei prossimi giorni a non portare in aula provvedimenti che servono a far sfuggire dalla giustizia chi invece dovrebbe rispondere alla giustizia, leggi come il processo breve o il lodo Alfano bis. Non si può accettare di violare la legge e la Costituzione in nome di una maggioranza ricevuta dal voto». ??«Noi - ha avvertito Di Pietro - non ci lasceremo mortificare dalla vostra arroganza, non accetteremo in nome di una pacificazione sociale che voi possiate continuare a fare leggi come vi pare e piace, a dividere il paese tra persone che volete favorire e altri che volete mandare all'inferno. Faremo l'opposizione in modo chiaro e determinato e non si spacci per violenza quello che è la nostra opposizione che è eserciio democratico delle nostre funzioni. Respingiamo il tentativo squallido di criminalizzazione che fate per far passare in cavalleria tutto quello che fate nell'interesse della lobby piduista che si è impossessata della democrazia nel nostro paese».
15 DICEMBRE 2009
http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Italia/2009/12/berlusconi-napolitano-dipietro.shtml?uuid=15339466-e966-11de-83ca-dded05d39bb8&DocRulesView=Libero